Monday, January 28, 2008

Baba Budan and His Flying Foxes


Gente, animo.
Mi pare che mi toccherà incominciare a fare domanda all'AIRE per farmi votare dalla Spagna. Forse un po' d'aire ci vorrebbe anche per voi, cari abitanti residenti del nostro belpaese. Ma la vedo lungi dall'arrivare.

Oggi sono stato di nuovo a lavorare a casa di uno del gruppo. Portiamo avanti il lavoro del trimestral che è una bellezza. O almeno, sembra. Dopo ore davanti al calcolatore, uno poi si convince.
Il suo piso è a Goya. Che bel posto, che bel quartiere. Il prossimo anno cercheremo qualcosa in quella zona. Goya, Lista, Avenida de America, vedremo. Sicuramente un po' più a nord, per avvicinarsi alla zona più attiva e industrializzata di Madrid. Brulica di gente, Goya, ma non di folle impazzite. Sembra brulicante, ma tranquillo. Esiste?

Ho cominciato a prendere un po' l'autobus. Ho trovato che forse mi accorcia un po' il tragitto per andare alla scuola. Quindi prendo un po' di metro e un po' di autobus. Tanto è lo stesso abbonamento. E la stessa semplicità. Poi almeno si vede un po' la città por arriba invece che sempre dal disotto, come topos.

Ieri Andrea, che di solito ci delizia con una buona torta di mele, ha fatto un buon dolce alla banana. Soffice ma compatto, Dolce ma non stucchevole. Ovviamente è sparito nel giro di una giornata. Da qui la massima: la banana dura meno della mela.

Le verdure in casa sono finite. domani c'è bisogno di fare un po' di spese. Non si può vivere di sola Cacio e Pepe. Se pur buona.

Vogliamo andare a vedere Caramel. Ma ancora non abbiamo colto l'occasione. Per vedere This Is England stiamo aspettando che la nostra amica Ase trovi il giorno giusto. Poi ci sarebbe The Band's Visit e There Will Be Blood (il nuovo di Paul Thomas Anderson). A breve dovrebbe uscire anche l'attesissimo (almeno da me) Blueberry Nights, l'ultimo di Wong Kar-Wai. Con Jude Law e Norah Jones. Vedere, vedere. E che dire di The Other Boleyn Girl? Natalie Portman e Scarlett Johansson in un solo film. Ma andiamo, non posso andare al cinema 3 volte al giorno.

Abbiamo visto The Darjeeling Limited che qui si chiama Viaje a Darjeeling. Ultimo sforzo dell'altro Anderson (Wes). Im-perdibile il corto prefilm con la onnipresente (è sulla copertina di qualsiasi rivista al momento) Natalie Portman. Il film: tenero, colorato, caldo e gentile. Oltre che pazzo e stordito, come al solito. La faccia di Owen Wilson vale sempre tutti gli euro del biglietto. Una volta apparso Bill Murray vien voglia di ripagare.

A domani.

Saturday, January 26, 2008

Retrato


Forse ce la posso fare ad aggiornare Verboxes una volta al giorno. Ma ancora non lo so. Sono passati solo tre giorni.
E poi tutte le quelle parole non significano niente. Sarebbe meglio se formassero una storia.
Ma la formano. Il fatto è che non è facile individuarne il filo rosso.
Altri aiuti alla soluzione del mistero:
1. le parole non sono rosse o nere per un motivo. Si tratta di un'assegnazione casuale.
2. a volte due o tre parole adiacenti sono adiacenti per un motivo.
3. altre volte, no. O meglio, non per un motivo predeterminato.
4. i titoli di ogni articolo sono sempre titoli di canzoni o di album. Google servirà pure a qualcosa.
5. l'assassino è il portiere.

Ma come state voi tutti? Fatevi sentire ogni tanto. Senti chi parla.
Si avvicina la fine del trimestre e ieri abbiamo finalmente consegnato il lavoro finale per la classe di Fundamentos. Si trattava di una versione ridotta di un manuale di identità corporativa. Io e il mio gruppo abbiamo fatto quello di una libreria caffetteria chiamata Hoy Libro. Credo che il lavoro non sia venuto poi troppo male. Comunque è stato interessante. Inventare una marca dal nulla e costruire un castello di carte fino ad avere una impresa credibile non è stato facile. Quando parlo di impresa credibile mi riferisco ovviamente all'identità e all'immagine dell'impresa, ovvero agli aspetto di cui ci occupiamo. Se poi, economicamente parlando, una impresa del genere avrebbe potuto funzionare, beh... quella è tutt'altra storia. L'importante è stato sviluppare un concetto coerente, che si rispecchi poi in tutti gli aspetti dell'identità di marca. Dal biglietto da visita alla decorazione degli interni, alle tazze usate nella caffetteria, al tipo di funrgoncino usato per la promozione per le strade della città.

Detto questo, ancora dobbiamo lavorare e terminare il vero lavoro finale del trimestre. Ieri mi sono trovato con i compagni del gruppo. Siamo quattro. Ci siamo visti a casa di uno di loro. Pomeriggio produttivo. Buoni propositi e qualche risultato, dopo molte chiacchierate teoriche per acclarare il concetto e il tipo di estetica che volevamo conseguire in questo lavoro. Sembra che la lunga concettualizzazione però sia servita abbastanza. Abbiamo solide basi su cui lavorare nei prossimi giorni. Fino al prossimo giovedì, per la precisione. Il venerdì, la consegna.

Vi lascio, almeno fino a domani, con il ritratto folle elaborato per il corso di Photoshop. Buon divertimento.

Thursday, January 24, 2008

verboxes

I'm back. Shall we call it a long christmas holiday?
I just wish to tell you about my new blog: Verboxes. What is it? A new embodiment of my diary. Every day a box of words. Words chosen to represent my day here in the world. Or everyone's day.
Take a look at it.
Any comments?

Rieccomi. Dopo "qualche" giorno di assenza.
Riappaio per segnalare un nuovo intento: popolare di dati un blog tutti i giorni. Si tratta di Verboxes. Tutto chiaro? No.
Verboxes è la nuova forma del mio diario. Ogni giorno una scatola di parole. Le parole di quel giorno. Qui a Madrid. Là, nel mondo. Quando avete un momento, dateci un occhio.
Pareri?

Hola. Acabo de volver a mi pobre blog. Las vacaciones de Navidad, los deberes, los trabajos de fin de trimestre. Demasiadas cosas a la vez. Ahora casi todo está acabado. Solo nos queda el trimestral. Lo entregaremos el viernes de la semana que viene. Si nada raro pasa antes.
Hoy solo querría presentaros mi nuevo blog. Se llama Verboxes. ¿Y que es eso? Se trata de mi nueva forma de diario. Una caja de palabras cada día. Una caja de palabras para contar mis días y los de los demás. Echadle una ojeada.
¿Opiniones?

Sunday, December 23, 2007

Smuggling Cake

dopo un comodo volo con la vueling, siamo arrivati.
siamo in Italia. scrivo due righe mentre shanti apparecchia la tavola con mia mamma per la prima di una lunga serie di cene e pranzi che si susseguiranno nei prossimi giorni. mangiare, mangiare, senza fiato.
primo pasto italiano? self service dell'aeroporto Galileo Galilei di Pisa. spaghetti al pomodoro, onestissimi, fettina di petto di tacchino, gustosa.
ieri sera, con manie di pulizia e spazzolamento, abbiamo fatto un dolce di mele con le ultime 6 mele e una pera. povera frutta dimenticata in un angolo della nostra cucina. ho provato la forma con il buco al centro, che bello. e che buon sapore.
improvvisare ricette dolciarie, da sempre un gran passatempo.
ovviamente in due che eravamo rimasti (andrea e pablo avevano già abbandonato la nave da alcuni giorni), il dolce ha fatto la fine del tupperware ed è stato a sua insaputa inoltrato al suolo italico di contrabbando.
quando mai avremo tempo di mangiarlo? visti i ritmi natalizio-culinari, la vedo difficile.

a presto, anzi a tra poco (se siete da queste parti).

Friday, December 21, 2007

centodue volte cizuti


con questo festeggio il 102esimo post su questo blog. non sono tantissimi, non sono pochissimi. sono un certo numero. un numero di cui andare fieri. oppure no.
con qualche pausa. qualche lungo lasso di tempo lasciato alla riflessione silenziosa.
beh, andiamo avanti.
non posso che scrivere un'altra nota di segnalazione per uno dei miei recenti descubrimientos. si tratta di un altro video che si immette nella linea tracciata da altre due precedenti segnalazioni su queste pagine: quello degli Ok Go e quello dell'ultimo post (delle Bat For Lashes). la linea è quella della semplicità, dell'ironia e dei mezzi scarsi.
questa volta si tratta di una banda a me già ultranota (e forse la migliore proposta in campo metallo degli ultimi 10 anni). gli svedesi Meshuggah. e il loro metallo matematico.
non avevo però mai visto questo video che ho incontrato per caso qualche giorno fa su youtube. si tratta di un pezzo che si trova in uno dei primi album del gruppo: New Millenium Cyanide Christ. a voi il collegamento e la parola.
a chi non piace il genere, beh, apprezzerete l'idea.

a domani.

ps. la prossima domenica partiamo alla volta del Belpaese. il soggiorno natalizio-findellannino. auguri.

Wednesday, December 19, 2007

murcielago por pestañas


che posso fare se non rompere il silenzio e dirottarvi ad ascoltare una nuova scoperta musicale (nuova scoperta mia, non del mondo, si intende). ci sono arrivato attraverso una rivista di New York che ho comprato per la prima volta qualche giorno fa. mi sto interessando sempre di più al disegno editoriale, che trovo attrattente per la grande dose di struttura, equilibro e precisione che serve a concepirlo realizzarlo e farne un opera al tempo comunicativa, utile ed estetica. un po' come l'architettura. entonces, ho pensato che era il caso di dare un occhio a riviste nuove e vecchie, con occhi nuovi. ho trovato il numero 9 di Death + Taxes. sì, è questo il nome della rivista. è tratto da una frase di Benjamin Franklin che va più o meno così: "In this world nothing can be said to be certain, except death and taxes". nome strano per una rivista di musica, quantunque attrattivo. stimolante.
beh, dentro, ho trovato la recensione di un debutto, quello di Natasha Khan, ragazza inglese che assieme ad altre 4 compagne si fa chiamare: Bat For Lashes. altro bel nomignolo, trovo. che potevo fare se non precipitarmi ad acquisire l'album e guardarmi il video su youtube. il primo è ancora abbastanza denso per riassumerlo in 3 parole. del secondo e di Natasha in generale, invece metterei giú questo:
bjork dei primi album, in quanto a voce e stramberie,
film dell'orrore dei primi anni '80,
vestiti fatti in casa con ghigni alla belle epoque, l'hippie e tanto altro,
pochi mezzi e tante idee.

vi rimando al video: What's a Girl to Do.
a presto.

Thursday, December 13, 2007

tutto d'un fiato


maratona di 10 ore di lezione con lo stesso professore. accade oggi. in quel di Tracor. stiamo crollando dalla felicità e dal sonno.
adesso mancano 20 minuti alle 7 di sera. che bello, ci mancano ancora quasi 2 ore di svago. tuttavia, riconsiderando, sono partito stamani alle 8 di mattina e finiremo alle 20e30. sono soddisfazioni.
oggi lezione di Photoshop e Indesign. sto (stiamo) scoprendo un mogollón di cose interessanti che si possono fare con questi due programmini.
stamattina gran rassegna su pennelli, motivi e stili in Photoshop. un mondo intiero.
stasera stili di testo e di paragrafo in Indesign. un giubilo. appena appena pesado, ma di grande utilità.
stamani ho cambiato percorso nel metro. l'usuale era bloccato: c'era un qualche problema tra la stazione di Pacifico e quella di Sainz de Baranda. come fare? pues, esplorare nuovi territori. e cadeva ben a fagiuolo, visto che la settimana scorsa...
sono sulla banchina nella mia solita stazione di partenza sulla linea azzurra (detta anche 1, ma i colori si ricordano di piú). ascolto l'album The Dead Eye dei The Haunted (micidiale, per chi ci piace il metallo). guardo la gente che come me attende con cara dormida. vedo un tipo sulla banchina opposta che indossa una accecante felpa verdissima. le scarpe anche hanno strisce verdi: lo stesso verde. peró son bianche, proprio come il piumino che porta sotto il braccio (credo di essere l'unico a tenere il giaccone in metropolitana; si schianta, ma a me me da igual). dove cavolo ha trovato la maglia e le scarpe con lo stesso tono di verde? arriva il mio treno. lo cavalco fino alla stazione seguente, dove cambio come al solito per la linea grigia e infine arrivo in Avenida de America, dove prendo la linea marrone. monto sul treno della marrone e chi ti vedo, bello seduto come un capo azteco (abbiate pazienza, sono stanco)? il tipo dai capelli lunghi in bianco-verde. almeno che non sia il suo gemello (pensiero che non amo intrattenere per le inferenze logiche che trarrebbe con sé), questo è lo stesso pavo. come cavolo è arrivato fino a qui, se andava nella direzione opposta alla mia quando siamo partiti?
oggi l'ho capito. e funziona.
non che abbia trovato posto a sedere sulla linea marrone...
rientra Indesign.

a presto compañeros.

ps. bisogna apprifittare quando si ha una tastiera spagnola per le mani.

ps. premere qui, per auscultare The Flood (The Haunted).

Wednesday, December 12, 2007

atrévete


nonscrivomai. d'accordo, non importa.
buongiorno.
sono qui di nuovo a scuola. stamattina sono arrivato presto quindi ho un po' di tempo per comunicare con il mondo esterno prima che le 5 ore di lezioni comincino.
al momento siamo impegnati su almeno tre diversi fronti.
Fundamentos - siamo divisi in 4 gruppi. ciascun gruppo pensa a una nuova impresa. la definisce e poi la porta a uno degli altri gruppi che fungerà da agenzia di design. agenzia che quindi dovrà prima proporre un nome per la neonata impresa. passaggio di verifica/scelta/decisione con il cliente. poi elaborazione di un marchio. altro passaggio di scelta. quindi elaborazione di varii elementi per una campagna pubblicitaria, dai piú basici (biglietta da visita, brochure, carta intestata) ai piú complessi e raffinati (i più vari, dipendendo dal tipo di impresa). scadenza: fine gennaio.
Artes Graficas - (la materia per cui abbiamo fatto il libretto menzionato nel post precedente) dobbiamo progettare (individualmente) un libro/catalogo per una tipografia/stamperia che illustri tutte le possibilià offerte dalle arti grafiche (tipi di carta, tipografie, colori, satinati, lucidi, smalti, forati, rilievi, etc) utilizzando per questo il tema, lo stile, le immagini e i testi che vogliamo. bello no? scadenza: 12 gennaio.
Trimestrale - per il progetto di fine trimestre abbiamo ricevuto il compito di produrre alcuni elementi pubblicitari (brochure, catalogo, cartellina, poster, etc) per la scuola medesima, ovvero Tracor. il progetto non ci entusiasma. ma va fatto e presentato nel modo piú ufficiale possibile davanti a un cosiddetto tribunale verso i primi di febbraio.

Artes Graficas è appena iniziato. il prof dice che la mattinata sarà interamente devoluta allo sviluppo del nostro ongoing project. rimandiamo la parte di teoria che ci manca per concludere il corso alla prossima lezione. oggi solo fomento del trabajo.

ps. ho cominciato a guardare la serie Rome (sono ormai quasi alla fine della prima stagione di 10 episodi) e ammetto che la carica d'innovazione, follia e meticolosa riproduzione dell'atmosfera dell'antica Roma sono impressionanti. l'immagine in alto è il mio omaggio. fatto incoscientemente prima che iniziassi a vedere la serie per il corso di Creatividad.

Wednesday, December 05, 2007

eliminazione

oggi a Tracor è giorno di cancellazione rituale dei dischi duri. tutti i vostri dati, grandi e piccoli, vitali o stupidi (perlopiú stupidi) saranno eliminati per sempre. quindi, se avete lasciato qualcosa in attesa di vosotros sulle brave scrivanie virtuali dei vostri mac o pc, affrettatevi a copiare il tutto sulle vostre chiavette USB. qui, da domani, si riparte con tabula rasa.
grandi cartelli sono stati attaccati a tutti i muri. parole di minaccia e di scherno per tutti coloro che non seguano l'ordine universale dell'archivio informatico ben confezionato e catalogato.
sopravviveremo.
e poi, tengo tutto sul disco duro portatile. niente lasciare roba in giro. almeno rispetto a questo. il resto, beh.

due giorni fa abbiamo consegnato e presentato i nostri lavori su Kandinsky, Mondrian e Duchamp. un libretto di circa trenta pagine sulle teorie artistiche dei tre. è stato un lavoro piacevole e innovativo. per il concetto, non per la soluzione. accluderó il collegamento al documento piú avanti. adesso proprio non ho modo di metterlo in rete.

scappo,
baci.

Sunday, November 25, 2007

dos musicos estadounidenses


finalmente il buon stefano ha risolto l'enigma dell'immagine dello scorso post. notate che non avrei più scritto fino a quando non fosse stata trovata la soluzione. o almeno questo è ciò che vi racconto adesso che torno a scrivere e sono stato inattivo per tutto questo tempo. cosa non si farebbe per non ammettere le proprie responsabilità di corrispondente svogliato.
ebbene, scrivo a quest'ora del primissimo mattino per contarvi gli ultimi sviluppi del maicol a madrid.
sono stato, due sere fa (mi pare), a un concerto. quello di Devendra Banhart e il suo simpatico gruppo di amici che, come dice lui stesso, hanno un monton di altri intricati interessi in altre band e il fatto di suonare con lui è un caso, nonché la cosa meno importante che fanno. beh, questo almeno lo dice Devendra. puzza di bruciato lontano un miglio. il concerto è stato piacevole. molto più rock di quello che ci saremmo aspettati e un po' virato sul gusto latino, vista la locazione. ma non è strano che un po' tutte le band dal vivo sembrino più rock di quello che sono? o sarebbe strano il contrario? dicevo, Devendra ha questo vantaggio dalla sua parte: parla spagnolo, avendo vissuto i primi anni della sua vita in Venezuela, e parla ovviamente inglese, essendo nato da genitori americani e risiendendo in California. per questo ha la fortuna e l'occasione di rivolgersi a due audience di rilevanza non indifferente, coprendo gran parte dell'orbe terraqueo. alternando pezzi in spagnolo a pezzi in inglese e mescolando con una certa natural semplicità.
il locale del concerto (il Joy Eslava in Calle Arenal) era oltretutto abbastanza contenuto per dimensioni e l'effetto è stato di buona vicinanza e intimità. unico neo, il fumo di mille persone che fumano all'unisono. di questo avrei fatto volentieri a meno. bisognerà aspettare ancora un po'. pazienza.
all'uscita, in fila per i cappotti al guardaroba, ci giriamo e ce lo troviamo a fianco. tutta la band resta a chiacchera con il pubblico fuori del locale, in grande scioltezza.

altra segnalazione e poi mi cheto (forse riappaio più tardi, con più lucidità), ascoltarsi l'album Release the Stars di Rufus Wainwright. personaggio molto, molto interessante. gran voce, bei testi.

punti di partenza:
Rufus Wainwright - Going to a Town
Devendra Banhart - Summertime

ps. la foto di Devendra presa col telefonino ha qualità nulla. lo so.

Thursday, November 15, 2007

S-2008


ho l'impressione, ma sicuramente sarà soltanto un'impressione, che il piano strategico di scrivere qualche riga ogni giorno durante l'intervallo delle lezioni non abbia funzionato. disastro su tutta la linea. tant'è che non ho scritto nemmeno durante il finesettimana. in compenso di cose ne stiamo facendo parecchie (il "noi" sta per gli studenti del corso). impariamo ogni giorno a muoverci con maggiore libertá nel poliedrico intorno del disegno grafico.
la scorsa settimana sono cominciate sia le lezioni di Illustrator che quelle di Photoshop. questa settimana, anzi oggi, è partito anche il corso di Indesign. praticamente viviamo in un mondo stra-dominato dalla Adobe, nostra signora e padrona. quasi tutti gli strumenti che utilizziamo le appartengono (financo molte tipografie). beh, diciamo che in teoria le appartengono; in pratica il vecchio mulo assicura un sicuro flusso di dati tra il bendidio progettato dal colosso Adobe e i nostri piccoli calcolatori casalinghi. basta, ho deciso che se gli spagnoli e i francesi possono avere la faccia tosta di dire "ordinatore", chi siamo noi per restare indietro senza il nostro bel rimpiazzo linguistico autarchico? oltretutto la parola calcolatore mi ricorda sempre il Ricci, mio prof favorito di tutti i tempi, e una serie di altri personaggi che non si sono mai rassegnati (uno di questi, se non ricordo male, è il nostro primo profe di matematica al liceo, il Pieri - e adesso che mi sovviene anche un altro professore che ho ammirato grandemente: il Bellissima del corso di Informatica all'uni).
ebbene il mio nuovo calcolatore è giunto ieri dopo un lungo (non tanto come tempo ma come traversie) viaggio dall'Irlanda (dove credo risiede il massimo centro di smistamento Apple in Europa) fino a Madrid, passando per l'Italia. ierisera, al ritorno dal lavoro di gruppo (mi pare d'essere uno studente giapponese con i club pomeridiani) ho aperto la scatola con rara lentezza e precisione. il 17 pollici che ne è uscito dà decisamente del filo da torcere a un bel po' di macchine sul mercato. se non a tutte. lo schermo in alta definizione è un giubilo per la vista.
sono rimasto positivamente colpito dalla presenza di Tiger preinstallato (sempre meglio avere uno stabilissimo sistema operativo sul quale ricadere in caso di grane) e allo stesso tempo del luccicante DVD contenente il nuovo gran felino a chiazze. per il momento non l'ho ancora installato. procederó, forse, questa sera. il fatto è che funzionando cosí bene già cosí, uno non sente una grande spinta all'aggiornamento. è anche vero che Leopard possiede alcune caratterisitche che, una volta entrate in circolo nel cervello, si fa fatica a dimenticasene. una fra tutte, la macchina del tempo: il backup fatto semplice ed efficace. come non provarlo adesso?

beh, scusate la monomania. succede. giá con questo corso di disegno non abbiamo (sempre noi studenti) più una vita sociale. se poi si aggiunge un nuovo giocattolo elettronico la situazione si fa complessa.

lunedí prossimo finiamo il corso di Creatividad con la presentazione dei lavori di gruppo per la campagna pubblicitaria di Medicos Sin Fronteras. con la fine di questo corso, già noteremo dei benefici sul nostro carico di lavoro settimanale, che andrà a ridursi in maniera tangibile. vedremo quale classe rimpiazzerá quella di creativitá. forse qualcosa di ancora peggiore?

questo venerdí sera ci vediamo con Asenet (insegnante di inglese al Berlitz, della quale avrei dovuto essere collega: ho detto di come non lavoreró a Berlitz?). andremo al nostro pub irlandese favorito, che, ho scoperto, fa anche delle buonissime patate fritte (simili all'insuperabile modello Brace).

per il finesettimana ancora nessun piano preciso, aldilá di:
- intrattenere un paio di amici di Andrea (la nostra coinquilina) che dovrebbero venire a trovarla dalla Francia (o almeno credo, non sono mai troppo informato... niente di nuovo)
- inventarsi/disegnare l'intero set di lettere maiuscole (o minuscole, a scelta) di una tipografia; ultimo lavoro richiestoci dal buon Juan, il prof di Fundamentos. ho già iniziato a fare un po' di ricerca. nei prossimi giorni passeró ai bozzetti a mano e infine al calcolatore. il risultato dovrebbe essere, in teoria, una tipografia che ci rispecchi. ed a compimento del tutto dovremo scrivere il nostro nome e cognome con il nuovo font.
a ver.

adesso vado a lavoricchiare un po'. le mie compagne di gruppo sono tornate dal pranzo. oggi ho mangiato qui, nel cortile interno della scuola, con alcuni compagni... comincia a fare freddino. se appena Lorenzo se ne va, si battono i denti. (ho scoperto solo oggi che in spagnolo, almeno nel vocabolario delle nonne, il sole di chiama anche Lorenzo... a voi il giudizio).

baci.

ps. ricchi premi (o miglior regalino natalizio) a chi indovina il luogo della foto.

Friday, November 02, 2007

Kafka on the Shore - 8/10


lo so. lo so. non ne parliamo. sono stato inattivo per un sacco di tempo. come capirete, con l'arrivo del corso di design c'è stato bisogno di un periodo di riassestamento. gli impegni si sono fatti più numerosi. le ore spese davanti a un iMac nell'aula della scuola si sono avvicendate una dopo l'altra, senza proverbiale soluzione di continuità. ergo, non ho potuto più scrivere ogni giorno con la solita prontezza e sicumera. ho provato, un paio di volte a mettermi davanti a la pagina bianca del blog, ma niente risultati.

cosa comporta questo? beh, innanzitutto un maggior numero di eventi, cose e cosette che non ho potuto buttare pixel neri su pixel bianchi. poi un necessario ripensamento dei miei tempi organizzativi. al fin, ho escogitato il seguente piano d'azione: visto che ogni giorno (o quasi) sarò davanti a un computer connesso velocemente alla rete, potrei scrivere due o tre righe lampo durante il descanso (la ricreazione, l'intervallo, the recess, comunque vogliate chiamarli, sono quei 30 minuti che ci danno ogni giorno verso le 11 della mattina). vi sembra un piano ragionevole.
certo, rispettarlo, poi, sarà tutt'altro paio di maniche.

cutting to the chase. il corso (come serie di lezioni, non come nativo della Corsica) è iniziato il giorno 24 di ottobre. siamo arrivati, ci hanno fatto firmare il registro delle presenze (dobbiamo farlo ogni mattina altrimenti non ci contano le presenze e alla fine non ci danno il diploma). siamo stati ad aspettare mentre ci scambiavamo qualche parola e molte occhiate tipo: chi sei? dove siamo capitati? chi siamo? dov'è il bagno? oggi il cielo è così terso che da Madrid, se metti i piedi su una sedia, si vede il mare. insomma, occhiate d'ogni tipo.

i coordinatori, insegnanti, magnati, presidenti, presentatori, rappresentanti della scuola sono arrivati. ci hanno fatti sedere in un'aula. si dia inizio alla presentazione del master. il capo (credo sia il presidente o un titolo similare, insomma il mostro di fine livello) ci ha introdotti alle meraviglie di Tracor (così si chiama la scuola, tra parentesi hanno un logo orribile; tutti i medici fumano). ha snocciolato un rosario di informazioni sul da farsi e sul da dirsi. ha presentato i vari collaboratori che stavano in riga al suo fianco (non che fosse una scena militaresca, dico in riga perché era obiettivamente più una riga che una fila e, in questi casi si dice riga, o no?). infine ha detto: ma perché non facciamo un bel gioco così che vi possiate presentare anche voi e conoscere un poco.
che zuzzurellone.
il gioco, manco a dirlo, era di passarsi la parola l'un altro dicendo prima il nome di tutti quelli che si erano presentati prima di te e poi il tuo e un paio di cose su di te. ovviamente la prima persona avrebbe avuto solo da dire il proprio nome. ma l'ultima?
ero quasi alla fine della successione di presentazione, ma a quel punto i nomi prima del mio erano stati ripetuti così tante volte che ricordarli non era poi molto difficile.
finito il gioco, captate alcune info chiave dei miei futuri compagni, provenienti da un po' tutta la Spagna, ci sono stati alcuni convenevoli introduttivi anche del direttore (il tipo con cui feci il colloquio d'ammisione a suo tempo, tale Luis). infine siamo rimasti soli con il professore che ci avrebbe fatto lezione per la prima mattinata. lezione di Fundamentos del Diseño. il prof si chiama Juan. ha un'agenzia creativa. sembra non male. abbiamo parlato del disegno grafico in generale, cercandone una sua definizione. lezione interessante. ci ha anche dato subito un compito per la lezione successiva (ovvero quella di martedì scorso, due giorni fa). si trattava di fare un graffito (ma in italiano si dice graffiti anche al plurale? mi sorge il dubbio). imitarne i caratteri stilistici, le ragioni, l'intento, l'opportunità. insomma studiarsi il mondo dei graffiti e trarne un qualcosa di personale. chiaramente questo ha comportato guardarmi Style Wars, documentario sulla scena newyorkese del 1982 e cominciare a vedere Bomb the System (2002) per poi abbandonarlo con noia dopo 20 minuti, un drammone veramente troppo prevedibile.
il risultato è un disegno che non posso mostrarvi, visto che se l'è poi preso il prof; e non ne ho una copia. comunque si trattava di una scritta CIZUTI in stile graffitaro con qualche personaggio decorativo tutto intorno.

il giorno successivo, giovedì 25, abbiamo avuto lezione di informatica del tipo: questo è un disco fisso, questa una scheda grafica, per passare da windows a mac tenere premuto il tasto ALT all'accensione. et similia. il prof era Oscar: il factotum informatico della scuola. il suo nome verrà pronunciato invano più di sei volte prima della fine dell'anno. praticamente un ubiquo solutore di problemi. un Mr Wolf geeky-style.
come già detto, lavoriamo su iMac, uno per ciascuno. tutti con sia XP che OS X. ma solitamente dobbiamo usare OS X. cosa che non mi dispiace affatto. a proposito, da qualche parte nel mondo stanno assemblando il mio prossimo MacBook. restiamo in attesa della venuta del signor corriere che me lo consegnerà suonando generosamente alla porta spagnola del mio condominio.

il venerdì seguente è stata la volta della classe di Creatividad. praticamente impariamo a far parte di un duo creativo (art director e copy writer). per il 19 dobbiamo fare un'intera campagna per Medici Senza Frontiere. ma non vi pare un po' affrettato? lavoreremo in gruppi di 3. ciascun gruppo dovra prima scegliersi un nome e progettare il relativo logosimbolo.

il mio gruppo. lavoro in compagnia di Isabel (25, Madrid) e Beatriz (48, Madrid). ci siamo, da poco, dati il nome di "spiral creativos" (tutto minuscolo). inutile dire che il nostro simbolo è una... ? esatto.
domattina (venerdì) facciamo ponte. ma vado a scuola comunque. è aperta e ci possiamo trovare con il gruppo per continuare il lavoro sul logo e cominciare un po' quello sulla campagna.

ieri notte mi sono svegliato a causa della luce accesa e di rumori provenienti dal bagno. ho realizzato che shanti aveva già da un po' iniziato il suo processo di preparazione mattutina in vista della giornata lavorativa. ho pensato: come passa il tempo quando si dorme. saranno quasi le 7. shanti di solito parte alle 7 del mattino. guardo l'orologio sul cellulare: sono le 3 e un quarto. esco riluttante dal letto e mando il cuore in gola a shanti che, intenta a versare cereali in una tazza, non pensava di vedermi apparire all'improvviso. le dico, cazzo fai in cucina? vieni a letto, sono le 3 e un quarto.
ora, dico, ma si può?
dice che aveva sognato che era l'ora di alzarsi.
non avendo visto alcun locale di pizza hut in giro per madrid ero giunto ad un'affrettata conclusione sulla base di un semplice e comune processo d'induzione: a madrid non ci sono pizza hut. come testimonia google maps, mi sbagliavo. ce ne sono un fottio.
ieri sera abbiamo pensato di verificare. siamo andati alla filiale più vicina a casa nostra. appena arrivati sono tornate alla mente le immagini del punto pizza hut nella periferia di Bangkok. un buco con un bancone e funzioni di solo take away.
quello che ci siamo trovati davanti era principalmente un take away, ma con alcuni tavoli per i clienti più affezionati. l'ambiente è forse un po' più fatiscente del buco tailandese. ordiniamo. gli addetti sono, manco a dirlo, tutti sudamericani; come sovente in questo tipo di lavori a Madrid. ci danno posate di plastica e bicchieri di plastica. un tagliere (di plastica) sopporta la nostra pizza con mais, olive nere e pepperoni. nessun errore ortografico: shanti pensa in italiano e leggendo pepperoni sul menù crede di mangiarsi un po' di verdi peperoni. invece, grazie a cristoforo colombo, bontà sua, qualcuno nel mondo ha deciso che pepperoni vuol dire salamino e quindi ci tocca l'informe maiale insaccato a sottili rondelle sulla pizza oliosa di pizza hut.
note positive? dentro il locale c'è la radio sintonizzata su una partita con soliti cronisti iberici che urlano per 34 secondi ogni goal, quasi-goal, palo, traversa, fallo, controllo di palla azzardato, etc.
ah, il telefono delle ordinazioni casalinghe squilla di continuo in ultrasuoni molesti.
ci torneremo.

i contatti di questo blog sono aumentati sensibilmenti in questi giorni di mia assenza. forse dovrei continuare a non scrivere? in particolare ho avuto un centinaio di visite da Wembley (London). ci dev'essere un errore. senza considerare altri posti impensabili (uno di questi è Sapporo, Japan). mi chiedo e domando chi mai sia questa gente. bene così.
baci a tutti indistintamente.

ps. constato la vittoria del Prisoner of Azkaban. beh, che dobbiamo fare. accettiamo la votazione. in effetti il libro non era male: prima apertura sull'oscuro universo che ci avrebbe atteso nei seguenti capitoli. grazie a tutti per l'espressione del vostro voto; spero che non abbiate votato due volte...
pps. il fumo in Spagna non e' ancora passato di moda. stranezze.

ppps. visto che l'ho praticamente finito e ho bisogno di un po' di beta-testing, qualcuno mi da un parere sul seguente sito: http://www.icafferitrovati.it/. grazie.

oggi ho scritto ascoltando:
The Strokes - 2007 - First Impressions of Earth
Albert Hammond Jr. - 2006 - Yours to Keep

Friday, October 19, 2007

acqua e farina: milleusi


l'ultimo passaggio di burocrazia da espletare, prima di cominciare a lavorare, era andare ad una misteriosa oficina (uno dei tanti falsi amici, in castigliano oficina vuol dire "ufficio" e taller vuol dire "officina", e non tailleur, ma questa è un'altra storia) chiamata Hacienda. e che sarà mai? e poi per farci cosa? per richiedere degli adesivi. boh. e con questi adesivi che ci faccio? gli dai al tuo datore di lavoro. il mistero s'infittisce.

dicono che servano a fini fiscali.

sono basito.

comunque l'Hacienda si trova vicino al metro Guzman el Bueno, che come nome trovo sia tutto un programma. scopro su wikipedia che el Bueno fu il primo Señor de Sanlúcar (1297-1309)... la portata di tale assunto credo sia chiara a tutti e suscita in me un chiaro e spontaneo: e 'sti cazzi?

mi reco alla detta stazione accompagnando per parte del suo tragitto shanti, che se ne va al lavoro. ci separiamo a Nuevos Ministerios, dopo un edificante viaggio in Cercanias (una via di mezzo tra treno e metropolitana che può far risparmiare minuti preziosi all'uomo e alla donna di corsa). arrivato al mio Guzman, mi oriento a colpi di sestante e di carta di Madrid; forse a dire il vero più con la seconda che con il primo; anzi il primo non l'ho usato per niente. quando, dopo pochi minuti, adocchio il grande edificio dell'Hacienda noto un grande via-vai. mi sa che un sacco di gente ha comprato l'album e ora fatica a trovare le figurine mancanti. speriamo bene.

all'entrata c'è addirittura il metal detector. roba seria. il cellulare che ho in tasca non suona.

al banco informazioni basta sospirare la parola pegatinas (adesivi) e ti danno un numero d'attesa e una direzione: su per le scale, zona A.

salgo. raggiungo la zona A, che, incredibile dictu, è la prima che mi si para davanti. mi siedo, visto che ho davanti a me almeno 20 numeri. leggendo qualche pagina di libro l'attesa scorre veloce e mi ritrovo col 192 vincente in mano. raggiungo la mujer al bancone numero 9. chiedo le etiquetas (parola più ufficiale, mi par di capire). lei vuole il mio NIE originale, il DNI (la carta d'identità) e un "modolo che è da ripienare". benissimo.

mi chiede con fare conspiratorio: è la prima volta, suppongo?

beh, sì. (è male?)

bene, bene. allora sì, riempi questo e riportamelo, senza riprendere il numero.

(e vorrei vedere!)

quando torno col foglio in bocca, tutto fila liscio. mi stampa una paginata di etichette con il mio nome, la residenza e un lungo codice a barre. ora sono proprio nel sistema, penso. sono fregato.

rimetto le auricolari (qualcuno ha criticato il mio uso della parola "cuffie"; sembra che faccia la doccia o vada in piscina, pare; suppongo suoni abbastanza Sony anni '80, mentre auricolari fa tanto Aiwa anni '90) e torno alla stazione del Bueno. da lì un paio di fermate e sono alla mia scuola (quella per cui insegnerò) per lasciare gli adesivi.

quando arrivo parlo con la segretaria e anche la direttrice mi vede e mi saluta. dice che ci vedremo la prossima settimana per firmare il contratto; e di lasciare 2 figurine. capisco, le altre ce le hanno già. il solito culo.

(note to self: chiedere agli spagnoli come si dice ce-lo/mi-ma nella loro varietà linguistica regionale.)

dopo il successo burocratico decido di tornare all'ovile. imbocco l'Avenida del Principe de Vergara (lunghissima) e mi faccio praticamente dal metro Colombia a casa tutto a piedi. che, vi assicuro, sembrava un'idea simpatica d'acchito ma fa tanto male poi.

lungo la strada ho trovato un negozio dal nome: I'Bagel. non oso pronunciarlo. non saprei che lingua adottare. entro come nell'oasi del miraggio e un po' titubante chiedo 2 bagel al sesamo da portar via. le ragazze, dietro un bancone tipo self-service (mille ragazze; zero clienti), mi guardano come se avessi chiesto Mirra o un cofanetto celebrativo di MacGyver. arriva addirittura il capo con l'aria di colui che ne sa una più del Colonnello Kentucky. ripeto la richiesta. mi fa cento domande neanche parlassi russo e mi attacca un pippone sul fatto che di bagel ne esistono due tipi, uno piccolo come un doughnut e uno grande, detto anche britannico o americano. quale voglio? quello grande. certo, uno come te, grande come sei. sparisce in cucina. riappare un secondo dopo chiedendo se mi vanno bene congelate. no, se le volevo congelate andavo al carrefour. ri-sparisce. torna con un sacchetto di carta già chiuso. lo dà alla cassiera, che mi dice: sai, ci sono solo quelle piccole, però almeno sono al sesamo. va bene, va bene. pago 2 euro e fuggo. tutta 'sta storia per 2 euro di bagel ex-surgelate.

alcune (rare) volte nella vita uno vorrebbe proprio essere paracadutato a new york. no questions asked.

Wednesday, October 17, 2007

il paradosso dell'arciere


oggi ho fatto un giro tra le recensioni di hardware per trovare giudizi sul macbook pro 17 pollici. direi che non sembra avere grandi difetti. mi sto solo chiedendo se sia un po' grande e difficilmente trasportabile. boh, sarà comunque sempre più piccolo di certi acer o toshiba con schermi immensi che chiamare laptop sembra un po' strano. vorrei vedere chi se li mette in grembo quei cosi. forse appoggiati su due caprette (possibilmente vive e con pizzo da metallaro).

ho avuto anche tempo di trovarmi uno script per il conto alla rovescia e modificarlo quel tanto che bastava per aggiungerlo al blog. così entriamo definitivamente in clima avvento.

riassumendo, non ho avuto grandi avventure quest'oggi. sarà che non ho praticamente messo piede fuori della porta (sì, vallo a raccontare a Proust, direte voi). non sono nemmeno stato a comprare il pane; quello integrale tipo sandwich con semillas bastava per tutti gli usi.

shanti domani non ha classi mattutine e ha quindi risolutamente deciso di mettersi a dormire alle 10 di sera, cioè ora. ma vi pare possibile? non mi resta che:

a. leggere un libro; Kafka on the Shore mi sta piacendo piano piano un po' di più. it's a grower.

b. continuare a scrivere sciocchezze su queste pagine.

c. vedere un altro episodio di MacGyver, oddio NO! ma perché MacGyver ci piaceva quando uscì? è praticamente inguardabile, specialmente se consumato in lingua originale: Mac ha un accento americano dei più odiosi; tutti i popoli del mondo sembrano parlare (anche tra di loro) in inglese con gli accenti più inverosimili; sembra sempre girato in California o Texas, che sia il deserto del Gobi, la giungla birmana o il centro di Budapest; il trucco e i costumi sono da festa delle medie in maschera. lasciamo perdere le trame, per carità. vi invito a vederne anche un solo episodio, sempre che riusciate ad arrivare in fondo. apre decisamente nuove prospettive sul brutto.

d. giocare un po' a Ultima VII The Black Gate. ecco, buona idea. facciamo due passi con l'avatar. una chiacchierata con qualche NPC e due tiri con l'arco.

a proposito di Non Playing Characters. una cosa vorrei capire, ma chi lo legge questo blog? e soprattutto, ma possibile che, escluso rare eccezioni, a commentare siano sempre gli stessi 2 o 3? boh, io il sasso nello stagno ve l'ho lanciato. vedete un po' voi, quanti schizzi vi arrivano.

aicsevor alla otnoc

ci siamo.
il leopardo delle nevi è alle porte del villaggio.
dopo mesi, anzi anni di attesa, il 26 ottobre sarà disponibile il nuovo MAC OS X 10.5 Leopard.
è quindi anche arrivato il momento di passare al lato oscuro in modo definitivo. prima l'avvicinamento a piccoli passi con il baccello suonante e l'utilizzo di iTunes, ma perché, qualcuno usa ancora qualche altro programma per ascoltare la musica? se lo fate, non mi interessa. ora l'attacco finale.
dicono, si narra, si racconta che dal 26 di ottobre in poi anche gli iMac e i portatili dovrebbe lasciare i magazzini già equipaggiati con Leopard. let us see how the events unfold. sicuramente ci saranno nuove comunicazioni una volta raggiunta la data fatidica.
per adesso vi lascio con questo rebus visuale, ci sono già tutti gli elementi per risolvere il caso. l'assassino è il guardacaccia.

ps. piace il nuovo stile del blog? ero stanco dello sfondo bianco. il nero rende tutti più snelli e fa risaltare le foto.
pps. datemi il vostro parere sul sondaggio potteriano. secondo me la risposta è ovvia; ma qual è?

Sunday, October 14, 2007

Titolo Sagace


no, perché poi questa settimana (quella che è ormai quasi finita) ho fatto anche l'addestramento. basta con tutto questo training. diciamo addestramento, così la gente pensa che abbia fatto non so quale scorribanda militaresca in calzoni corti e pezzola tricolore.
i tipi di berlitz mi hanno chiamato, venerdì scorso. ve l'avevo contato? non ricordo. mi chiamarono proprio mentre eravamo all'aeroporto a prelevare la mamma di shanti per il finesettimana di visitazione madrilegna. dissero, anzi disse (passiamo al singolare, visto che al telefono era solo Eva, non 300 persone in vivavoce) che l'addestramento sarebbe stato di mattina, dalle 10 alle 14.30. benissimo, dissi io. almeno si comincia. si parte. si fa qualcosa.
com'è andato? non male. c'erano altri quattro insegnanti a condividere il mio destino. ho detto altri quattro, ma avrei dovuto usare il femminile, perché, ovviamente, sono tutte donne. userò le iniziali. non esageriamo con l'infrazione della riservatezza (sì, oggi ho deciso che gli anglismi sono temporaneamente al bando).
A., padre spagnolo, madre americana. nata in New Mexico. vive in North Carolina. quando non è in Spagna, per visitare i parenti o farsi un anno e forse più di soggiorno, insegnando inglese a gente che non lo parla. ha un accento più simpatico quando parla spagnolo.
M.K., genitori irlandesi (credo ambedue) ma sempre vissuta in Connecticut (sfilano immagini urbane prese direttamente da Gilmore Girls). alla prima esperienza, o quasi, d'insegnamento. molto ossequiosa, molto educata.
G., irlandese. ha già insegnato in Spagna per un anno e, giuro, si nota pochissimo. se almeno evitasse di usare parole del metalinguaggio quando insegna... (cfr. Practice, Presentation, Noun, Role-Play etc). il suo accento irlandese non è impossibile da capire. sollievo.
A., spagnola con nome egiziano. unica altra non-anglosassone del gruppo, oltre me. alla prima esperienza. ha vissuto 5 anni in Irlanda. strani sprazzi di accento molto irlandese. con qualche tocco di spagnoleria. occasione di praticare il mio spagnolo negletto.
molte delle cose che abbiamo fatto durante il corso erano un po' una rivisitazione, in brutta copia, del mio TEFL. comunque sono servite. almeno sono ri-entrato un poco nel clima. ho ripreso confidenza col mezzo vocale. ho ripensato ad alcuni errori comuni, ho ricordato un bel po' di tecniche trascurate e cadute nel dimenticatoio. There's always room for improvement.
solo quattro giorni di addestramento, grazie al venerdì di festa nazionale. qui nel paese della tortilla si celebrava la Hispanidad, mi dicono. cortei di migliaia e migliaia di latino-americani in strada per dimostrare che gli spagnoli gli hanno invasi, ma loro sono contenti. gratitudine. forse. richiesta di uguaglianza, diritti, rispetto e considerazione; più probabilmente.
venerdì sera siamo usciti con le mie compagne di corso. prima a cena in un ristorante sedicente africano (la decorazione era piacevole, hanno quelle sedie che escono da sotto il tavolo al tirarle, che invenzioni!, colori di terra, ocra, statuette, maschere, boh; il cibo era tanto africano quanto il papa odierno; ma poi io che ne so; del cibo africano dico, non del papa). fase mangereccia accompagnata solo da A. (la spagnola) e una sua amica, sempre di Madrid. poi, ritrovo con le altre. prima una, poi l'altra, poi tutte + un'amica/coinquilina di M.K., tale Boh, anch'essa americana, che lavora come stagista all'ambasciata medesima - caffé e fotocopie, in feluca.
il sabato, come da buone tradizioni tradite, è serata di cinema. prima di incontrarci con Marco e Betta (e due loro amiche spagnole) siamo stati a vedere Eastern Promises, l'ultimo film di David Cronenberg.
ho una sola domanda? ma Cronenberg dov'è andato a finire? qualcuno l'ha fatto a pezzi e gettato nel Tamigi? ho l'impressione che dovrò fare alcuni passi indietro e guardarmi A History of Violence (che credo di essermi perso, o di aver visto e dimenticato subito dopo). rivedere magari anche Spider, se conto la prima visione ad occhi chiusi fatta qualche anno fa, credo a casa del Jack.devo capire come prendere questa piega cronenberghiana. dove ci vuole portare? e sopratutto, perché?
d'accordo, c'è una buona Naomi Watts (un po' sotto-sfruttata, credo), quel guascone di Vincent Cassell a cui ormai fanno fare tutto fuorché il francese; e una bella prova di Viggo Mortensen in veste mafia russa. non dico, tutti abbastanza convincenti. è che la storia... la storia non so. un po' mi manca. un po' mi sembra stantia. un po' mi lascia indifferente. la mafia russa a Londra. boh. speravo in qualcosa di più.
non so che pensare. farò ricerca.
ps. bene. e anche Harry Potter VII è finito. possiamo solo rileggerlo, a tempo debito. nel frattempo è pasato davanti ai miei occhiali impolverati anche jPod, l'ultimo libro di Douglas Coupland. ha fatto la sua porca figura. consigliato a chi era piaciuto Microserfs.
adesso è il momento di scegliere il nuovo libro. cosa mi consigliate?
Dubliners - James Joyce
Crime and Punishment - Fyodor Dostoevsky
Great Expectations - Charles Dickens
Kafka on the Shore - Haruki Murakami
votate votate votate. altro che Partito Democratico (nome un po' generico, eh? come se facessi un risotto e lo chiamassi: Risotto Cotto; non c'è che dire, pelle d'oca).
pps. lo sapete vero che tanto un libro per stasera l'ho già scelto? tanto per rimanere in tema PD.

Wednesday, October 10, 2007

The Bornemisza Ultimatum

si, la scorsa domenica siamo stati al museo thyssen-bornemisza. a parte il nome impronunciabile di questo simpatico barone vi voglio rendere partecipi del mio straniamento a leggere l'incipit della sua biografia su wikipedia, e cito:
"Baron Hans Heinrich von Thyssen-Bornemisza de Kászon (2 April 192126 April 2002), a noted industrialist and art collector, was a Dutch-born Swiss citizen with a Hungarian title, a legal resident of Monaco for tax purposes, with a declared second residency in the United Kingdom, but in actuality a long-time resident of Spain. His fifth and last wife, Carmen "Tita" Cervera, is a former Miss Spain."
allora, vediamo se ho capito bene, questo tipo è uno svizzero che nasce in olanda con in testa un titolo ungherese ma per evadere il fisco (il fisco svizzero, non quello italiano, che lo evade chiunque) prende una residenza a monaco di facciata, una residenza in inghilterra per diletto ma passa la sua vita in spagna dove finisce al fianco di un'ex indossatrice svanita che si chiamerebbe carmen ma si fa chiamare tita.
ora, mi chiedo, ma che ci sono andato a fare?
e sopratutto, ma può un museo nato sotto tali alti auspici, continuare a farsi pagare 6 euro ogni volta che uno c'entra? certo che può. ed il perché è finalmente evidente.
una volta passata la biglietteria, comincia subito la sofferenza. sulla parete destra del grande atrio pre-museo si stagliano una serie di 4 ritratti di dimensioni considerevole, tipo una volta e mezzo la grandezza naturale. i primi due sono del re e della regina. abbastanza brutti e per niente flattering. con quello sfondo multicolore tipo maglietta decolorata con la candeggina. leggendo le didascalie scopriamo che li ha fatti un tale artista nei primi anni '90.
già un po' perplessi, ci avviciniamo agli altri due. il barone e la baronessa. lui in doppiopetto scuro, raggiante e industriale, sospeso nel medesimo sfondo multicolore. lei in un costume bianchissimo da fata con finte ali da fata e sorriso da barbie scaduta. ai suoi piedi, un barboncino, anche bianco. stesso pittore, 1989. Oh. My. God.
passiamo il blocco del controllo biglietti. saliamo le scale fino al secondo piano, per cominciare la visita dai dipinti e le tavole più antiche, Quattro e Cinquecento, italiano, tedesco, olandese. e poi a salire nei secoli, fino al XVIII. qua e là, strani pezzi di artsti minori che sembrano scimmiottare celebri artisti maggiori. qualche pezzo mai visto di artisti grandissimi, che, in alcuni casi sorprende (guarda che bello, non l'avevo mai visto da nessuna parte), in altri lascia un po' freddi (forse se non l'avevo mai visto c'era una ragione, ma poi, sarà davvero suo?).
scendiamo le scale e continuiamo con l'impressionismo. c'è qualche bel quadro. e un bel po' di roba raccattata. di nuovo alcune copie di grandi, fatte da piccoli.
siamo un po' stanchi, ma non per colpa della collezione, più che altro per colpa dei passi avanti e indietro, dello stare in piedi, del mal di testa da ingestione di troppo materiale visivo tutto assieme. torniamo al piano terra. e passiamo dal gift shop. come ovvio, hanno messo quadri su qualsiasi cosa. e la gente se ne abbuffa. chi non vorrebbe le cioccolate con l'incarto a base di rinascimento? come non bere il té nei quadri di Kandinsky? arte per tutti i gusti.
forse il motto giusto per questo thyssen. non si può essere sempre snob. anche il contribuente di Monaco con la fata col cane da pedata deve poter selezionare il meglio dell'arte per noialtri mortali.

Thursday, October 04, 2007

impronte su tavoli nuovi


c'è una certa bellezza nell'andare sul blog di Grillo, seguire il link a un filmato tratto dal tg1 e meravigliarsi non tanto perché la notizia offerta dal telegiornale in pratica non è una notizia (nessuna sorpresa), ma perché lo sfondo e la decorazione dello studio sono cambiati. c'è tutto un bel tono di blu.
piacevole accorgersi quanto lontani si è da una cosa tanto brutta e inutile quanto il 98% del giornalismo italiano.
giornata abbastanza produttiva per l'impegno casalingo. bagno e camera splendono adesso di fresco e di nuovo.
ho piazzato in camera una scrivania di legno molto scuro e una sedia comodissima. tutto un altro scrivere. l'ho montata stamani, poco dopo l'arrivo degli uomini ikea. ho assemblato anche la cassettiera. stesso legno di base (nero) con cassetti bianchi. finalmente un po' di buona vecchia catalogazione ottocentesca. gli apparati elettronici qua. le penne, la carta, la cancelleria, là.
quanto potrà durare?
le lampadine ricoperte di materiale gommoso che si trovano dagli svedesi saranno anche molto più eco-compatibili di quelle normali a incandescenza. ma non fanno un cavolo di luce. per apprezzarne la delicata potenza bisogna attendere il buio più pesto.
tempo di preparare qualcosa di edibile. niente anticipazioni. non so proprio cosa fare. anzi credo che Andrea abbia fatto spaghetti. tanto vale provare.

Wednesday, October 03, 2007

bricolage


tutto fatto. banca convinta. ci faranno il conto da residenti. d'altronde, cosa dovevamo fare, più di ciò che abbiamo già fatto.
è venuto fuori inoltre che se facciamo un bonifico (una transferencia) attraverso internet spendiamo 2 euro per qualsiasi cifra. se invece lo facciamo passando direttamente dalla banca e, oddio non sia mai, facendogli sprecare carta ed energia, spendiamo il 4 per mille della somma trasferita. certo, se me l'avesse detto prima, avrei evitato di spendere un monton l'ultima volta che sono andato in banca e mi sarei fatto spiegare per filo e per segno come farlo via internet. ma va beh. adesso so come si fa. la prossima volta ce ne guardiamo bene.
sembra inoltre che, una volta domiciliata sul conto la busta paga di shanti (e forse la mia, se infine mi danno 'sto benedetto lavoro) avremo degli ulteriori sgravi sulle spese per le operazioni. bene bene. vedremo.
adesso si riparte alla volta dell'IKEA, terra di perritos calientes alla svedese e assurde borse gialle e blu che non capisco mai come si maneggiano (non sembra anche a voi che la roba stia sempre sul punto di cadere?). ci dev'essere una via della borsa IKEA. di cui io non so niente.
ci servono ancora alcune scatole per racchiudere il bordello di roba e ropa che la casa alberga senza saperne il perché (ne lei, ne noi). poi una scrivania (mica uno può scrivere sempre seduto più alto della superficie su cui posa il computer). una spatola (fare i dolci non è mai lo stesso, senza una spatola di gomma gommosa). alcuni cuscini, grucce, luci, insomma un fracco di altri oggetti (in)utillimi. cercheremo di tenere i carrelli vuoti e gli occhi bene aperti. le tentazioni svedesi son dure e costanti. come ti giri, ti acchiappano.

Tuesday, October 02, 2007

suonare in metropolitana, d'accordo, ma la fisarmonica non la posso soffrire


siamo riusciti a fare l'empadronamiento. siamo ufficialmente residenti. siamo stati all'ayuntamiento della zona (in un bel palazzo tutto vetri modernissimo) e ne siamo usciti dopo al massimo 10 minuti con i certificati fatti. sono molto efficienti.
poi, già che c'eravamo, abbiamo anche fatto un salto alla seguridad social. e anche lì, dopo un'attesa un po' più lunga, ma comunque ragionevole, mi hanno dato un bel numerino di affiliazione (shanti ce l'aveva già).
tutto fatto, quindi. manca soltanto da regolare la faccenda medicale. domani andiamo a cercare l'ambulatorio più vicino e vediamo quanto ci vuole a registrarsi.
speriamo che con i documenti adesso in nostro possesso la nostra cara amica della Barclays Bank ci faccia il favore di riconoscerci come residenti.
another day, another dollar. nuova perlustrazione nelle numerose sedi di StarB a Madrid; buona scusa per conoscere altre aeree della città. ci siamo dati appuntamento alle 5 per un caffé a Starbucks. stavolta in Calle de Genova, 4. un bel po' di spazio e abbondanti poltrone. inoltre è vicinissimo alla fermata della metro (Alonso Martinez). esci dalla metro e ti trovi in bocca un muffin. comodo. lo staff, per di più, sembrava particolarmente affiatato e amichevole. sarà stato il momento di stanca. pochi clienti, molte ciaccole.
adesso devo aspettare che shanti vada (e torni) da yoga per mangiare qualcosa. prima però c'è bisogno di inventarsi qualcosa. il tonno suona bene. la solita pasta. comfort food per eccellenza. oddio, anche una pasta al forno con broccoli e bechamelle non può fallire. basta decidere fra burro sì e burro no. arduo.
il prossimo fine settimana viene a trovarci Jennifer (yes, Shanti's mum). stiamo programmando le possibili escursioni nella vita madrilegna. credo che ci faremo entrare anche una visita al cinema. ancora indecisi sulla pelicula da scegliere. forse il Mighty Heart di Michael Winterbottom. non so perché, ma nella mia mente promette bene. qualcuno l'ha visto? (e andate a recuperarvi anche il suo Nine Songs: intrigante).
perdetevi invece, se non l'avete ancora visto, The Reaping (qui in Spagna: La Cosecha), filmuccio che minaccia spaventi-cuore-in-gola, ma strappa solo sbadigli. ancora con le dieci piaghe d'Egitto. stavolta però le manda Satana (addirittura) per tramite di una bella setta che ha idee nuove nuove: sacrificare bambini e dar luce all'anticristo. peccato per Hilary Swank, santomasina investigatrice di miracoli, che sembra arrivata scivolando dalla montagna del sapone. delusione e noia ai livelli di Contact (non aggiungo altro).
ps. in bocca al lupo al Meo che ormai deve affrontare solo 6 esami. crazy, innit?