Tuesday, September 26, 2006

scatti ginevrini

Rosti, a me
Alberi a Ginevra di Pioggia
Composizione con Nonni Neri e Nipote Rossa
Satya e Greg, Mulholland Drive
Overlook Hotel
Sorridere
Shanti e Andrea, in posa
Prodotto di Interi
The Gilmore Girls

con piacere torno a queste pagine.
per portarvi alcune illustrazioni del recente finesettimana lungo a Ginevra.
ovviamente non saranno esaustive.
solo alcuni scatti.
per il titolo, sostate per piu' di due secondi sulle foto.
direi che ho preso una piega lynchana.

baci,
michael

Sunday, September 17, 2006

pioggia settembrina



festa di ieri sera per noi finita alle 2 del mattino, mangiato troppi formaggi, bevuto pochissimo vino bianco: bruciore di stomaco.
bruciore persiste anche al mattino. colazione ore 10 e 40. croissant con burro e marmellata. baguette con cosa? formaggio. impossibile resistere.
portiamo alla stazione di ginevra un'amica di satya, tanya, genitori siriani ma nata in francia. simpatica.
approfittiamo per passeggiare in citta'. ma piove. lentamente, ma regolarmente. sul lago le gocce rimbalzano.
sostiamo in un caffe', nei pressi della vielle ville. torta al rabarbaro. te' con latte.
bruciore continua, sordo ma presente.
farmacia. bevuto un bicchiere di vino bianco. vino bianco? prendi queste, tre al giorno.
camminiamo. troviamo altra sala da te', piu' carina, piu' piccola. scaffali di confetture e vasetti di pomodori secchi, salse varie. bottiglie di sidro. crema di cioccolato.
prendo un te' verde. e mando giu' una pilloletta.
funziona.
crostoni con melanzane, pollo affumicato e parmigiano.
piacevole atmosfera. lingue diverse dai tavoli vicini.
usciamo e torniamo verso la stazione. per incontrare andrea, amica di shanti, e il suo ragazzo. li anticipiamo all'interno di una birreria. buonissima birra bianca fatta da loro.
arrivano. chiacchiere per un po'. in attesa del loro treno.
saluti. promesse di incontri e visite future.
parcheggio. guido un'audi a3 nera noleggiata da jennifer, la mamma di shanti. divertente.
siamo di nuovo a casa di satya.
fra poco pizza con famiglia deleplanque al gia' ricordato O Sole Mio.
niente formaggi?

baci sulle guance.
michael

Saturday, September 16, 2006

il giorno della festa







oggi non piove. l'importante e' bere tanto te'. e mangiare molti formaggi.
siamo a casa di Satya al momento (cfr. documentazione fotografica). mettere le mani su un qualsiasi computer connesso a una qualsiasi rete. obiettivo raggiunto.

ieri abbiamo collaborato alla preparazione della stanza per il party, una specie di palazzetto al di sopra dell'asilo, con palco, cucine, backstage, etc.
tavoli, tavoli, ancora tavoli, apparecchiatura. decorazioni. ma soprattutto sedie. duecento persone sono duecento persone.
la sera la band ha fatto il sound check. che e' durato chissa' fino a quando. noi verso mezzanotte e 30 siamo andati al letto. dopo aver consumato parte delle 10 pizze prese per tutto il gruppo presso un'originalissima pizzeria chiamata O' Sole Mio. beh.

oggi forse incursione al di la' del confine per un giro a Ginevra. le gilmour girls devono andare dal parucchiere. credo che approfittero' e mi faro' un taglio stiloso. con colpi di sole. mal di testa per 3 giorni.
poi passeggiata fra gli orologi.

per stasera sia io che shanti abbiamo un abito scuro (nero, grigio, testa di moro, blu scuro). tutti colori nuziali.

a piu' tardi,
michael

Thursday, September 14, 2006

partenza


Tra un'ora parte il volo firenze-ginevra. Sta piovendo a firenze. Pioverà a ginevra? Shanti ascolta robe sull'ipod. Questo aeroporto è una noia. Non c'è niente. Nemmeno una yogurteria, un poligono di tiro, un misero calcio balilla. Questo è l'ultimo volo della sera. A occhio, siamo 4 gatti ad andare a ginevra. Forse non tutti vanno alla terza festa di matrimonio di una francese-americana e di uno svizzero-francese. Mah, l'importante è andare a cercare orologi e mangiare cioccolato ad nauseam. Poi vedremo.
Certo avessi una tastiera qwerty a portata di mano... Trovo comunque straordinario che uno possa scrivere un messaggio sul telefonino e 2 minuti dopo la stessa cosa è scritta sul blog. Magia nera.
Now the only question still unanswered is the following: will there be more pretty girls in geneva than in florence? We'll soon find out, for the sake of the nation.
Kisses,
michael

Wednesday, September 13, 2006

what the hell do Portuguese christians have to do with this story? (Koorogi, di Aoyama Shinji)

The story of a beautiful Japanese woman (who always wears high heels) and her blind, old, maybe retarded husband/boyfriend. The blind man never speaks, eats with his face directly in the plate, drooling all over the place as she watches and smiles. He sniffs her like a dog while she enjoys watching his empty eyes. He moans when he hugs trees. She tortures him by having their garden tree cut.
I hurt you, you hurt me and we can't live without each other. The film was as painful as their relationship.

kisses, Shanti

Monday, September 11, 2006

money trees (Nuovomondo, di Emanuele Crialese)



Simplicity brings out the greatest truths. Or how a poor Sicilian family leaves everything behind for the New World and clashes with the harsh Immigration policies of the beginning of the 19th century. Nuovomondo is an ode to all immigrants, to all travellers who leave behind what they know for a fuzzy dream where everything turns out to be upsidedown and devoid of meaning and logic. A reminder that not so long ago, us Europeans from the old world were the worst class of immigrants. And though we left our countries once, we cannot welcome people here today.

baci,
Shanti

bigos western (Summer Love, di Piotr Uklanski)


Sono tornati i cappelloni. Questa volta hanno il mullet e parlano americano con uno strano accento. Ah già sono polacchi.
La prima domanda che viene da porsi è: ma dove cavolo l'hanno trovato il deserto in Polonia?
Domanda che persino la ragazza polacca (a volte si dice il caso) che sedeva accanto a me si stava facendo. E se non sa rispondere lei...
Piotr Uklanski, artista poliedrico, per il suo debutto registico ha deciso di rispolverare un vecchio cavallo di battaglia americano, seguendo pero' l'esperienza italiana, per presentarci il far west almeno a sua insaputa. Cowboy sporchi e sanquinanti, ubriachi e deficienti. Uno sceriffo che si finge cieco (e invece e' polacco) e poi si rivela un'incapace. Un cacciatore di taglie per caso, che non e' all'altezza. Una barista che sfoggia un balconcino esagerato e si lancia in monologhi strizzacoglioni. E una masnada di idioti che girano in cerchio, a cavallo tra i monti, seguendo tracce che non ci sono, e sparandosi tra loro.
Insomma, un giallo. Senza il maggiordomo a far da capro espiatorio.
Si ride abbastanza. Si ghigna. Si prova stupore. Si ammirano inquadrature surreali. Si plaude all'impiego di Val Kilmer: cadavere deriso e bistrattato, trascinato e abbandonato sotto il sole, per tutto il film. Fino a 3/4 si aspetta un flashback, si spera che Val parli (polacco), si immagina chissa' quale colpo di scena. Ma niente, niente accade. Ed e' bellissimo cosi'.
Giudizio: un po' lungo, ma giocoso, sporco e cattivo.

Sunday, September 10, 2006

cultura di natura (Mabei shang de fating, di Liu Jie)


Andare a Venezia solo per vedere il cinema asiatico. Non posso che confermare questa risoluzione per la prossima volta. Ammesso che ci sia una prossima volta.
Non credevamo nemmeno di andare a vederlo questo film di Liu Jie. Non sapendone niente ed essendo la mattina alle 11. Ma come spesso succede, certi grandi film uno e' destinato a vederli per sbaglio.
E' il caso di questa delicata storia ambientata nei recessi montuosi della Cina. Sui monti, in paesini di pochi abitanti, la giustizia, come ogni altra cosa, arriva soltanto a dorso di cavallo. Il giudice Feng assieme alla collega sull'orlo della pensione e un giovane funzionario fresco di università si recano a celebrare alcune cause in 3 di questi piccoli villagi dai nomi curiosi (ognuno una parte del gallo: Testa di Gallo, Culo di Gallo, etc.).
Il film si gioca tutto nel rapporto tra i tre rappresentanti dello stato e tra essi e la popolazione locale, che segue regole tradizionali ispirate agli antenati e alle parole del Buddha. Sta tutto lì, nel mediare con saggezza tra tradizioni millenarie per la vita di ogni giorno (gli animali, il raccolto, la famiglia) e le leggi dello stato cinese, che si presentano sulla groppa di un cavallo in un'emblema rosso e oro. Alla fine, quelli che applicano la legge sono sempre uomini; bevono, amano, mangiano patate, cantano vecchie canzoni popolari.
Gran bei paesaggi; gran bello spirito; grandi respiri e un dolce e forte di emozioni imperiture. Applausi per l'esordio alla regia di Liu Jie, finora il nostro favorito. Peccato non sia in concorso. Altro che The Fountain.

tre fotine per The Fountain




Una sola volta ci siamo abbandonati all'attesa degli attori/registi alla passerella. E' stato per la prima di The Fountain. Questo e' il risultato. Pregasi considerare che ho soltanto l'obiettivo di base che al massimo arriva a un'ottantina di millimetri: non esattamente buono per le distanze o i ritratti.

enjoy,
michael


ps. da notare l'espressione di Darren Aronofsky ("Se non apro bocca, forse passo per furbo").

Saturday, September 09, 2006

Lynch ci sta prendendo per COniGLIONI (INLAND EMPIRE, di David Lynch)


Bionde ma anche more. Vecchie che indovinano il passato. Il trio di conigli a misura d'uomo. Le scale, i corridoi, girato l'angolo, le abat-jour. Donne che urlano, barboni e puttane. Il film dentro una storia di film che si girano ad Hollywood, in Polonia, qualcuno racconta storie di bambine perdute. Giostrai parlano polacco, vanno a barbecue scoscesi, ma americani. Tradimenti, rincoglionimenti, ammazzamenti, tante scene con un cacciavite in mano, buona la prima, la seconda e anche la terza, tanto mischio tutto, sai, giro in digitale. M'hanno detto che il dettaglio e' un'inquadratura con cui bisogna esser parchi, e allora esagero. Trucco o non trucco. Espongo pori infiammati, capelli ramati. Sentieri di scale con donne che ri-urlano, ma quali donne? L'attore di prima chi era? Dagli un pass che lo mettiamo in un paio di scene. L'agguato nel corridoio, in un bagno, perso dietro una porta e un vetro, brucio lingerie per diletto. Tutti fumano. Tutti applaudono.
Viva i coniglioni. Nell'ombra si accende una luce profonda, che nero, che nero, c'è niente di vero.

ladri di crocchette (Tachiguishi Retsuden, di Oshii Mamoru)


Ma che idea, portare sulle schermo le storie dei grandi maestri dello scrocco di cibo dai fast food. Fast food giapponesi, si intende. Dal dopoguerra fino agli anni '70. Un filmaccio tra il documentario e l'esegesi bibliografico-culinaria che lascia stupiti (o stupidi) fin dalle prime inquadrature. Si parte con un cielo cupo di guerra: bombe e nuvoloni (bomboloni?). In un bianco e nero fotografato e poi rielaborato in CG. Poi, quando credevamo fosse un film sulla seconda guerra mondiale, una folgorazione: il volto, ancora in b&n, di un vecchio giappo, secco e lungo, dai capelli grigi lunghissimi e svolazzanti al vento. Chi e' questo tipo? Null'altro che il primo dei maestri scrocconi. Lo vediamo entrare in un piccolo ristorante con una serie di controcampi. E il bello e' che la figura del maestro e' come una sagoma di cartone. Cosi' come ogni altra cosa in scena: tutto bidimensionale. Il ristoratore urlante; il cane bianco che abbaia alla luna; il bancone del ristorante. Sembra Flatlandia portato sullo schermo. Molto strano.
Al di la' di queste innovazioni tecniche (importate dal Canada) il film e' una sorta di finto documentario che prende in giro la ricerca scientifica, mette in ridicolo il sistema delle fonti e delle citazioni, se la ride di autorevoli esperti inventati. Condanna, insomma, quella masnada di specializzati che fanno di minuzie enormi questioni di vita o morte, metodo o caos. Al contempo, pero', Oshii riesce a portare sullo schermo uno scorcio storico della cultura giapponese che raramente si vede. Bello sforzo satirico-stilistico, forse un po' lungo e a tratti stagnante, ma forse anche giustificabile nello slancio parodistico.

Bac,
Mic

Friday, September 08, 2006

un materasso nel mare (Hei Yanquan, di Tsai Ming-liang)


Composizione, colore, luci e ombre. Quadri fissi, senza movimenti di macchina. Il movimento e' soltanto interno all'inquadratura. Grandi cornici della durata media di un minuto, attraversate da azioni e reazioni dei protagonisti, in un silenzio dominante. Silenzio rotto soltanto da rumori ambientali, pochissime linee di dialogo e tutta una serie di segni al di sotto della soglia verbale: mugolii, gemiti di piacere, sbuffi, schiaffi, sospiri e gemiti di dolore. Un campionario vasto e difficilmente noioso di espressioni umane e naturali che si inscrivono nel silenzio con notevole grazia.
Quadri di un'esposizione tutt'altro che statica malgrado l'assenza di movimenti di macchina, tutt'altro che zitta nonostante l'assenza di dialogo.
Piani fissi che invitano alla contemplazione del quotidiano: gesti e versi sapori e dissapori, solitudini e congiungimenti.
Indimenticabile la tensione sessuale che cresce lineare e palpabile fino ad esplodere/dissolversi/schiantarsi con una scena di sesso (letteralmente) soffocante e all'ultimo fiato.

Wednesday, September 06, 2006

bolle di sapone (The Fountain, di Darren Aronofsky)


3 quadri temporali, o forse soltanto 3 dimensioni di una stessa stanza mentale. Quella di un uomo che ha perso una donna. Radici di un dolore che attraversa lo schermo. Dolore che avvicina e distanzia il tempo del narrare; dolore che ingloba e si fa esplodere, costruisce e nullifica i piani di realtà.
Visioni di un passato che si fa futuro nella morte. Per morte, con morte ed in morte. Visioni talvolta suadenti, altre volte raggelanti di un dibattito tra maschile e femminile: tra annullamento e creazione. Un duello su un baratro senza fondo, da una parte. Magnifica accettazione del flusso che nel tutto vive, dall'altra.
Grandi giochi stilistici poi non ce ne sono. Meraviglie visive, alcune. Minestrine in costume, da sorbire con garbo, un paio. Lucrezio nella posizione del loto; in salsa messicana.

baci,
Michael

ps. ieri sveglia a un'ore indecente. oggi:prima, nuovo film d'animazione di Oshii Mamuro, poi, le tre ore di Lynch. Siamo in completo nero per la premiazione. Vaporetti d'afa ovunque.

Tuesday, September 05, 2006

al padre avanzava una storia (Gendo Senki, di Miyazaki Goro)


Metti in un sacco: 4 o 5 personaggi di Miyazaki Hayao vecchi tempi (almeno pre-Sen to Chihiro no Kamikakushi), brandelli narrativi di Ursula K. Le Guin e dello stesso Hayao, i paesaggi di una Scozia all'epoca romana, la colonna sonora di Braveheart e i costumi di Rob Roy della valle del vento, ed ecco qua, hai fatto Gedo Senki.
Accozzaglia di caratteri ben animati su fondali piatti piatti che strappa le stesse lacrime della peggior Buffy prime serie.
Nei primi 5 minuti Goro mette così tanta carne al fuoco che in confronto il Giacomelli la gestisce.* Un regno che va in malora, misteriosi equilibri che si spezzano, contadini che abbandonano città (sic), pestilenze ma invece no, carestie, siccità e una geografia fantastica così ambiziosa che al confronto Tolkien ha fatto alla carlona. O, almeno, negli intenti. Perché a 15 minuti dall'inizio tutto quel popo', che di preparato c'era, va bellamente a ramengo. E resta un Malefix voldemortiano che non vuol morire, contro un pischello con una spada sempre da sguainare.
Goro, ridai le chiavi al babbo. E quando hai finito di cazzeggiare chiudi tutto e spengi la luce che lo Studio Ghibli di corrente consuma una cea.

alla prossima,
Michael


*Noto in letteratura come persona che tanta carne sulla brace la gestisce male.

Monday, September 04, 2006

e le menti che abitano il Giappone (Paprika, di Kon Satoshi)


vedere paprika subito dopo (o almeno cosi' pare) Tokyo Godfathers fa un po' impressione. comincia in un tripudio di miccette, un diluvio di colori e la neve dei padrini sembra tanto lontana. ma in fondo il sentimento e' similare. meno toccante e piu' deciso. scienza investigazione e tanto sogno mischiati in un polverone di citazioni che vengono da ogni dove. alcune quasi ruffiane, alla The Dreamers di Bertolucci. ma non scherziamo con i paragoni. i giapponesi sono malati ma hanno nel cuore un sogno. un connubio di energie della madre terra che non puoi trovare in nessun altro posto. vengo dalla visione casalinga, un po' stupita e silenziosa, del primo episodio di Mushishi, altra saga animata sugli spiriti che abitano il mondo, sotto la sua superficie. e allora tutto in questo paprika speziato e roboante di realta' parallele alla fine mi torna. tutto quadra anzi cerchia. e la solita amabile femminile ed eroica protagonista (dei sogni) salva il mondo dall'invidia di immortalita' di un uomo. chi ha detto che Kon Satoshi ha fatto un film lynchiano ha colto nel segno ma, credo, senza saperne il perche'. non c'e' niente di nascosto e quotidiano in questa luce del sole mirabolante e in perenne corteo di paprika. tutte le carte sono scoperte. ma il sentimento di unita' e dualismo originale ricorda, in effetti, certi versi di lynch, certe fughe in vertigine e tuffi nel blu'. chissa' se tutti questi miyazaki di venezia avranno i riconoscimenti che meritano.
e le menti che abitano il Giappone
bruciano tutte
in una direzione.

a presto,
michael