Sunday, December 23, 2007

Smuggling Cake

dopo un comodo volo con la vueling, siamo arrivati.
siamo in Italia. scrivo due righe mentre shanti apparecchia la tavola con mia mamma per la prima di una lunga serie di cene e pranzi che si susseguiranno nei prossimi giorni. mangiare, mangiare, senza fiato.
primo pasto italiano? self service dell'aeroporto Galileo Galilei di Pisa. spaghetti al pomodoro, onestissimi, fettina di petto di tacchino, gustosa.
ieri sera, con manie di pulizia e spazzolamento, abbiamo fatto un dolce di mele con le ultime 6 mele e una pera. povera frutta dimenticata in un angolo della nostra cucina. ho provato la forma con il buco al centro, che bello. e che buon sapore.
improvvisare ricette dolciarie, da sempre un gran passatempo.
ovviamente in due che eravamo rimasti (andrea e pablo avevano già abbandonato la nave da alcuni giorni), il dolce ha fatto la fine del tupperware ed è stato a sua insaputa inoltrato al suolo italico di contrabbando.
quando mai avremo tempo di mangiarlo? visti i ritmi natalizio-culinari, la vedo difficile.

a presto, anzi a tra poco (se siete da queste parti).

Friday, December 21, 2007

centodue volte cizuti


con questo festeggio il 102esimo post su questo blog. non sono tantissimi, non sono pochissimi. sono un certo numero. un numero di cui andare fieri. oppure no.
con qualche pausa. qualche lungo lasso di tempo lasciato alla riflessione silenziosa.
beh, andiamo avanti.
non posso che scrivere un'altra nota di segnalazione per uno dei miei recenti descubrimientos. si tratta di un altro video che si immette nella linea tracciata da altre due precedenti segnalazioni su queste pagine: quello degli Ok Go e quello dell'ultimo post (delle Bat For Lashes). la linea è quella della semplicità, dell'ironia e dei mezzi scarsi.
questa volta si tratta di una banda a me già ultranota (e forse la migliore proposta in campo metallo degli ultimi 10 anni). gli svedesi Meshuggah. e il loro metallo matematico.
non avevo però mai visto questo video che ho incontrato per caso qualche giorno fa su youtube. si tratta di un pezzo che si trova in uno dei primi album del gruppo: New Millenium Cyanide Christ. a voi il collegamento e la parola.
a chi non piace il genere, beh, apprezzerete l'idea.

a domani.

ps. la prossima domenica partiamo alla volta del Belpaese. il soggiorno natalizio-findellannino. auguri.

Wednesday, December 19, 2007

murcielago por pestañas


che posso fare se non rompere il silenzio e dirottarvi ad ascoltare una nuova scoperta musicale (nuova scoperta mia, non del mondo, si intende). ci sono arrivato attraverso una rivista di New York che ho comprato per la prima volta qualche giorno fa. mi sto interessando sempre di più al disegno editoriale, che trovo attrattente per la grande dose di struttura, equilibro e precisione che serve a concepirlo realizzarlo e farne un opera al tempo comunicativa, utile ed estetica. un po' come l'architettura. entonces, ho pensato che era il caso di dare un occhio a riviste nuove e vecchie, con occhi nuovi. ho trovato il numero 9 di Death + Taxes. sì, è questo il nome della rivista. è tratto da una frase di Benjamin Franklin che va più o meno così: "In this world nothing can be said to be certain, except death and taxes". nome strano per una rivista di musica, quantunque attrattivo. stimolante.
beh, dentro, ho trovato la recensione di un debutto, quello di Natasha Khan, ragazza inglese che assieme ad altre 4 compagne si fa chiamare: Bat For Lashes. altro bel nomignolo, trovo. che potevo fare se non precipitarmi ad acquisire l'album e guardarmi il video su youtube. il primo è ancora abbastanza denso per riassumerlo in 3 parole. del secondo e di Natasha in generale, invece metterei giú questo:
bjork dei primi album, in quanto a voce e stramberie,
film dell'orrore dei primi anni '80,
vestiti fatti in casa con ghigni alla belle epoque, l'hippie e tanto altro,
pochi mezzi e tante idee.

vi rimando al video: What's a Girl to Do.
a presto.

Thursday, December 13, 2007

tutto d'un fiato


maratona di 10 ore di lezione con lo stesso professore. accade oggi. in quel di Tracor. stiamo crollando dalla felicità e dal sonno.
adesso mancano 20 minuti alle 7 di sera. che bello, ci mancano ancora quasi 2 ore di svago. tuttavia, riconsiderando, sono partito stamani alle 8 di mattina e finiremo alle 20e30. sono soddisfazioni.
oggi lezione di Photoshop e Indesign. sto (stiamo) scoprendo un mogollón di cose interessanti che si possono fare con questi due programmini.
stamattina gran rassegna su pennelli, motivi e stili in Photoshop. un mondo intiero.
stasera stili di testo e di paragrafo in Indesign. un giubilo. appena appena pesado, ma di grande utilità.
stamani ho cambiato percorso nel metro. l'usuale era bloccato: c'era un qualche problema tra la stazione di Pacifico e quella di Sainz de Baranda. come fare? pues, esplorare nuovi territori. e cadeva ben a fagiuolo, visto che la settimana scorsa...
sono sulla banchina nella mia solita stazione di partenza sulla linea azzurra (detta anche 1, ma i colori si ricordano di piú). ascolto l'album The Dead Eye dei The Haunted (micidiale, per chi ci piace il metallo). guardo la gente che come me attende con cara dormida. vedo un tipo sulla banchina opposta che indossa una accecante felpa verdissima. le scarpe anche hanno strisce verdi: lo stesso verde. peró son bianche, proprio come il piumino che porta sotto il braccio (credo di essere l'unico a tenere il giaccone in metropolitana; si schianta, ma a me me da igual). dove cavolo ha trovato la maglia e le scarpe con lo stesso tono di verde? arriva il mio treno. lo cavalco fino alla stazione seguente, dove cambio come al solito per la linea grigia e infine arrivo in Avenida de America, dove prendo la linea marrone. monto sul treno della marrone e chi ti vedo, bello seduto come un capo azteco (abbiate pazienza, sono stanco)? il tipo dai capelli lunghi in bianco-verde. almeno che non sia il suo gemello (pensiero che non amo intrattenere per le inferenze logiche che trarrebbe con sé), questo è lo stesso pavo. come cavolo è arrivato fino a qui, se andava nella direzione opposta alla mia quando siamo partiti?
oggi l'ho capito. e funziona.
non che abbia trovato posto a sedere sulla linea marrone...
rientra Indesign.

a presto compañeros.

ps. bisogna apprifittare quando si ha una tastiera spagnola per le mani.

ps. premere qui, per auscultare The Flood (The Haunted).

Wednesday, December 12, 2007

atrévete


nonscrivomai. d'accordo, non importa.
buongiorno.
sono qui di nuovo a scuola. stamattina sono arrivato presto quindi ho un po' di tempo per comunicare con il mondo esterno prima che le 5 ore di lezioni comincino.
al momento siamo impegnati su almeno tre diversi fronti.
Fundamentos - siamo divisi in 4 gruppi. ciascun gruppo pensa a una nuova impresa. la definisce e poi la porta a uno degli altri gruppi che fungerà da agenzia di design. agenzia che quindi dovrà prima proporre un nome per la neonata impresa. passaggio di verifica/scelta/decisione con il cliente. poi elaborazione di un marchio. altro passaggio di scelta. quindi elaborazione di varii elementi per una campagna pubblicitaria, dai piú basici (biglietta da visita, brochure, carta intestata) ai piú complessi e raffinati (i più vari, dipendendo dal tipo di impresa). scadenza: fine gennaio.
Artes Graficas - (la materia per cui abbiamo fatto il libretto menzionato nel post precedente) dobbiamo progettare (individualmente) un libro/catalogo per una tipografia/stamperia che illustri tutte le possibilià offerte dalle arti grafiche (tipi di carta, tipografie, colori, satinati, lucidi, smalti, forati, rilievi, etc) utilizzando per questo il tema, lo stile, le immagini e i testi che vogliamo. bello no? scadenza: 12 gennaio.
Trimestrale - per il progetto di fine trimestre abbiamo ricevuto il compito di produrre alcuni elementi pubblicitari (brochure, catalogo, cartellina, poster, etc) per la scuola medesima, ovvero Tracor. il progetto non ci entusiasma. ma va fatto e presentato nel modo piú ufficiale possibile davanti a un cosiddetto tribunale verso i primi di febbraio.

Artes Graficas è appena iniziato. il prof dice che la mattinata sarà interamente devoluta allo sviluppo del nostro ongoing project. rimandiamo la parte di teoria che ci manca per concludere il corso alla prossima lezione. oggi solo fomento del trabajo.

ps. ho cominciato a guardare la serie Rome (sono ormai quasi alla fine della prima stagione di 10 episodi) e ammetto che la carica d'innovazione, follia e meticolosa riproduzione dell'atmosfera dell'antica Roma sono impressionanti. l'immagine in alto è il mio omaggio. fatto incoscientemente prima che iniziassi a vedere la serie per il corso di Creatividad.

Wednesday, December 05, 2007

eliminazione

oggi a Tracor è giorno di cancellazione rituale dei dischi duri. tutti i vostri dati, grandi e piccoli, vitali o stupidi (perlopiú stupidi) saranno eliminati per sempre. quindi, se avete lasciato qualcosa in attesa di vosotros sulle brave scrivanie virtuali dei vostri mac o pc, affrettatevi a copiare il tutto sulle vostre chiavette USB. qui, da domani, si riparte con tabula rasa.
grandi cartelli sono stati attaccati a tutti i muri. parole di minaccia e di scherno per tutti coloro che non seguano l'ordine universale dell'archivio informatico ben confezionato e catalogato.
sopravviveremo.
e poi, tengo tutto sul disco duro portatile. niente lasciare roba in giro. almeno rispetto a questo. il resto, beh.

due giorni fa abbiamo consegnato e presentato i nostri lavori su Kandinsky, Mondrian e Duchamp. un libretto di circa trenta pagine sulle teorie artistiche dei tre. è stato un lavoro piacevole e innovativo. per il concetto, non per la soluzione. accluderó il collegamento al documento piú avanti. adesso proprio non ho modo di metterlo in rete.

scappo,
baci.

Sunday, November 25, 2007

dos musicos estadounidenses


finalmente il buon stefano ha risolto l'enigma dell'immagine dello scorso post. notate che non avrei più scritto fino a quando non fosse stata trovata la soluzione. o almeno questo è ciò che vi racconto adesso che torno a scrivere e sono stato inattivo per tutto questo tempo. cosa non si farebbe per non ammettere le proprie responsabilità di corrispondente svogliato.
ebbene, scrivo a quest'ora del primissimo mattino per contarvi gli ultimi sviluppi del maicol a madrid.
sono stato, due sere fa (mi pare), a un concerto. quello di Devendra Banhart e il suo simpatico gruppo di amici che, come dice lui stesso, hanno un monton di altri intricati interessi in altre band e il fatto di suonare con lui è un caso, nonché la cosa meno importante che fanno. beh, questo almeno lo dice Devendra. puzza di bruciato lontano un miglio. il concerto è stato piacevole. molto più rock di quello che ci saremmo aspettati e un po' virato sul gusto latino, vista la locazione. ma non è strano che un po' tutte le band dal vivo sembrino più rock di quello che sono? o sarebbe strano il contrario? dicevo, Devendra ha questo vantaggio dalla sua parte: parla spagnolo, avendo vissuto i primi anni della sua vita in Venezuela, e parla ovviamente inglese, essendo nato da genitori americani e risiendendo in California. per questo ha la fortuna e l'occasione di rivolgersi a due audience di rilevanza non indifferente, coprendo gran parte dell'orbe terraqueo. alternando pezzi in spagnolo a pezzi in inglese e mescolando con una certa natural semplicità.
il locale del concerto (il Joy Eslava in Calle Arenal) era oltretutto abbastanza contenuto per dimensioni e l'effetto è stato di buona vicinanza e intimità. unico neo, il fumo di mille persone che fumano all'unisono. di questo avrei fatto volentieri a meno. bisognerà aspettare ancora un po'. pazienza.
all'uscita, in fila per i cappotti al guardaroba, ci giriamo e ce lo troviamo a fianco. tutta la band resta a chiacchera con il pubblico fuori del locale, in grande scioltezza.

altra segnalazione e poi mi cheto (forse riappaio più tardi, con più lucidità), ascoltarsi l'album Release the Stars di Rufus Wainwright. personaggio molto, molto interessante. gran voce, bei testi.

punti di partenza:
Rufus Wainwright - Going to a Town
Devendra Banhart - Summertime

ps. la foto di Devendra presa col telefonino ha qualità nulla. lo so.

Thursday, November 15, 2007

S-2008


ho l'impressione, ma sicuramente sarà soltanto un'impressione, che il piano strategico di scrivere qualche riga ogni giorno durante l'intervallo delle lezioni non abbia funzionato. disastro su tutta la linea. tant'è che non ho scritto nemmeno durante il finesettimana. in compenso di cose ne stiamo facendo parecchie (il "noi" sta per gli studenti del corso). impariamo ogni giorno a muoverci con maggiore libertá nel poliedrico intorno del disegno grafico.
la scorsa settimana sono cominciate sia le lezioni di Illustrator che quelle di Photoshop. questa settimana, anzi oggi, è partito anche il corso di Indesign. praticamente viviamo in un mondo stra-dominato dalla Adobe, nostra signora e padrona. quasi tutti gli strumenti che utilizziamo le appartengono (financo molte tipografie). beh, diciamo che in teoria le appartengono; in pratica il vecchio mulo assicura un sicuro flusso di dati tra il bendidio progettato dal colosso Adobe e i nostri piccoli calcolatori casalinghi. basta, ho deciso che se gli spagnoli e i francesi possono avere la faccia tosta di dire "ordinatore", chi siamo noi per restare indietro senza il nostro bel rimpiazzo linguistico autarchico? oltretutto la parola calcolatore mi ricorda sempre il Ricci, mio prof favorito di tutti i tempi, e una serie di altri personaggi che non si sono mai rassegnati (uno di questi, se non ricordo male, è il nostro primo profe di matematica al liceo, il Pieri - e adesso che mi sovviene anche un altro professore che ho ammirato grandemente: il Bellissima del corso di Informatica all'uni).
ebbene il mio nuovo calcolatore è giunto ieri dopo un lungo (non tanto come tempo ma come traversie) viaggio dall'Irlanda (dove credo risiede il massimo centro di smistamento Apple in Europa) fino a Madrid, passando per l'Italia. ierisera, al ritorno dal lavoro di gruppo (mi pare d'essere uno studente giapponese con i club pomeridiani) ho aperto la scatola con rara lentezza e precisione. il 17 pollici che ne è uscito dà decisamente del filo da torcere a un bel po' di macchine sul mercato. se non a tutte. lo schermo in alta definizione è un giubilo per la vista.
sono rimasto positivamente colpito dalla presenza di Tiger preinstallato (sempre meglio avere uno stabilissimo sistema operativo sul quale ricadere in caso di grane) e allo stesso tempo del luccicante DVD contenente il nuovo gran felino a chiazze. per il momento non l'ho ancora installato. procederó, forse, questa sera. il fatto è che funzionando cosí bene già cosí, uno non sente una grande spinta all'aggiornamento. è anche vero che Leopard possiede alcune caratterisitche che, una volta entrate in circolo nel cervello, si fa fatica a dimenticasene. una fra tutte, la macchina del tempo: il backup fatto semplice ed efficace. come non provarlo adesso?

beh, scusate la monomania. succede. giá con questo corso di disegno non abbiamo (sempre noi studenti) più una vita sociale. se poi si aggiunge un nuovo giocattolo elettronico la situazione si fa complessa.

lunedí prossimo finiamo il corso di Creatividad con la presentazione dei lavori di gruppo per la campagna pubblicitaria di Medicos Sin Fronteras. con la fine di questo corso, già noteremo dei benefici sul nostro carico di lavoro settimanale, che andrà a ridursi in maniera tangibile. vedremo quale classe rimpiazzerá quella di creativitá. forse qualcosa di ancora peggiore?

questo venerdí sera ci vediamo con Asenet (insegnante di inglese al Berlitz, della quale avrei dovuto essere collega: ho detto di come non lavoreró a Berlitz?). andremo al nostro pub irlandese favorito, che, ho scoperto, fa anche delle buonissime patate fritte (simili all'insuperabile modello Brace).

per il finesettimana ancora nessun piano preciso, aldilá di:
- intrattenere un paio di amici di Andrea (la nostra coinquilina) che dovrebbero venire a trovarla dalla Francia (o almeno credo, non sono mai troppo informato... niente di nuovo)
- inventarsi/disegnare l'intero set di lettere maiuscole (o minuscole, a scelta) di una tipografia; ultimo lavoro richiestoci dal buon Juan, il prof di Fundamentos. ho già iniziato a fare un po' di ricerca. nei prossimi giorni passeró ai bozzetti a mano e infine al calcolatore. il risultato dovrebbe essere, in teoria, una tipografia che ci rispecchi. ed a compimento del tutto dovremo scrivere il nostro nome e cognome con il nuovo font.
a ver.

adesso vado a lavoricchiare un po'. le mie compagne di gruppo sono tornate dal pranzo. oggi ho mangiato qui, nel cortile interno della scuola, con alcuni compagni... comincia a fare freddino. se appena Lorenzo se ne va, si battono i denti. (ho scoperto solo oggi che in spagnolo, almeno nel vocabolario delle nonne, il sole di chiama anche Lorenzo... a voi il giudizio).

baci.

ps. ricchi premi (o miglior regalino natalizio) a chi indovina il luogo della foto.

Friday, November 02, 2007

Kafka on the Shore - 8/10


lo so. lo so. non ne parliamo. sono stato inattivo per un sacco di tempo. come capirete, con l'arrivo del corso di design c'è stato bisogno di un periodo di riassestamento. gli impegni si sono fatti più numerosi. le ore spese davanti a un iMac nell'aula della scuola si sono avvicendate una dopo l'altra, senza proverbiale soluzione di continuità. ergo, non ho potuto più scrivere ogni giorno con la solita prontezza e sicumera. ho provato, un paio di volte a mettermi davanti a la pagina bianca del blog, ma niente risultati.

cosa comporta questo? beh, innanzitutto un maggior numero di eventi, cose e cosette che non ho potuto buttare pixel neri su pixel bianchi. poi un necessario ripensamento dei miei tempi organizzativi. al fin, ho escogitato il seguente piano d'azione: visto che ogni giorno (o quasi) sarò davanti a un computer connesso velocemente alla rete, potrei scrivere due o tre righe lampo durante il descanso (la ricreazione, l'intervallo, the recess, comunque vogliate chiamarli, sono quei 30 minuti che ci danno ogni giorno verso le 11 della mattina). vi sembra un piano ragionevole.
certo, rispettarlo, poi, sarà tutt'altro paio di maniche.

cutting to the chase. il corso (come serie di lezioni, non come nativo della Corsica) è iniziato il giorno 24 di ottobre. siamo arrivati, ci hanno fatto firmare il registro delle presenze (dobbiamo farlo ogni mattina altrimenti non ci contano le presenze e alla fine non ci danno il diploma). siamo stati ad aspettare mentre ci scambiavamo qualche parola e molte occhiate tipo: chi sei? dove siamo capitati? chi siamo? dov'è il bagno? oggi il cielo è così terso che da Madrid, se metti i piedi su una sedia, si vede il mare. insomma, occhiate d'ogni tipo.

i coordinatori, insegnanti, magnati, presidenti, presentatori, rappresentanti della scuola sono arrivati. ci hanno fatti sedere in un'aula. si dia inizio alla presentazione del master. il capo (credo sia il presidente o un titolo similare, insomma il mostro di fine livello) ci ha introdotti alle meraviglie di Tracor (così si chiama la scuola, tra parentesi hanno un logo orribile; tutti i medici fumano). ha snocciolato un rosario di informazioni sul da farsi e sul da dirsi. ha presentato i vari collaboratori che stavano in riga al suo fianco (non che fosse una scena militaresca, dico in riga perché era obiettivamente più una riga che una fila e, in questi casi si dice riga, o no?). infine ha detto: ma perché non facciamo un bel gioco così che vi possiate presentare anche voi e conoscere un poco.
che zuzzurellone.
il gioco, manco a dirlo, era di passarsi la parola l'un altro dicendo prima il nome di tutti quelli che si erano presentati prima di te e poi il tuo e un paio di cose su di te. ovviamente la prima persona avrebbe avuto solo da dire il proprio nome. ma l'ultima?
ero quasi alla fine della successione di presentazione, ma a quel punto i nomi prima del mio erano stati ripetuti così tante volte che ricordarli non era poi molto difficile.
finito il gioco, captate alcune info chiave dei miei futuri compagni, provenienti da un po' tutta la Spagna, ci sono stati alcuni convenevoli introduttivi anche del direttore (il tipo con cui feci il colloquio d'ammisione a suo tempo, tale Luis). infine siamo rimasti soli con il professore che ci avrebbe fatto lezione per la prima mattinata. lezione di Fundamentos del Diseño. il prof si chiama Juan. ha un'agenzia creativa. sembra non male. abbiamo parlato del disegno grafico in generale, cercandone una sua definizione. lezione interessante. ci ha anche dato subito un compito per la lezione successiva (ovvero quella di martedì scorso, due giorni fa). si trattava di fare un graffito (ma in italiano si dice graffiti anche al plurale? mi sorge il dubbio). imitarne i caratteri stilistici, le ragioni, l'intento, l'opportunità. insomma studiarsi il mondo dei graffiti e trarne un qualcosa di personale. chiaramente questo ha comportato guardarmi Style Wars, documentario sulla scena newyorkese del 1982 e cominciare a vedere Bomb the System (2002) per poi abbandonarlo con noia dopo 20 minuti, un drammone veramente troppo prevedibile.
il risultato è un disegno che non posso mostrarvi, visto che se l'è poi preso il prof; e non ne ho una copia. comunque si trattava di una scritta CIZUTI in stile graffitaro con qualche personaggio decorativo tutto intorno.

il giorno successivo, giovedì 25, abbiamo avuto lezione di informatica del tipo: questo è un disco fisso, questa una scheda grafica, per passare da windows a mac tenere premuto il tasto ALT all'accensione. et similia. il prof era Oscar: il factotum informatico della scuola. il suo nome verrà pronunciato invano più di sei volte prima della fine dell'anno. praticamente un ubiquo solutore di problemi. un Mr Wolf geeky-style.
come già detto, lavoriamo su iMac, uno per ciascuno. tutti con sia XP che OS X. ma solitamente dobbiamo usare OS X. cosa che non mi dispiace affatto. a proposito, da qualche parte nel mondo stanno assemblando il mio prossimo MacBook. restiamo in attesa della venuta del signor corriere che me lo consegnerà suonando generosamente alla porta spagnola del mio condominio.

il venerdì seguente è stata la volta della classe di Creatividad. praticamente impariamo a far parte di un duo creativo (art director e copy writer). per il 19 dobbiamo fare un'intera campagna per Medici Senza Frontiere. ma non vi pare un po' affrettato? lavoreremo in gruppi di 3. ciascun gruppo dovra prima scegliersi un nome e progettare il relativo logosimbolo.

il mio gruppo. lavoro in compagnia di Isabel (25, Madrid) e Beatriz (48, Madrid). ci siamo, da poco, dati il nome di "spiral creativos" (tutto minuscolo). inutile dire che il nostro simbolo è una... ? esatto.
domattina (venerdì) facciamo ponte. ma vado a scuola comunque. è aperta e ci possiamo trovare con il gruppo per continuare il lavoro sul logo e cominciare un po' quello sulla campagna.

ieri notte mi sono svegliato a causa della luce accesa e di rumori provenienti dal bagno. ho realizzato che shanti aveva già da un po' iniziato il suo processo di preparazione mattutina in vista della giornata lavorativa. ho pensato: come passa il tempo quando si dorme. saranno quasi le 7. shanti di solito parte alle 7 del mattino. guardo l'orologio sul cellulare: sono le 3 e un quarto. esco riluttante dal letto e mando il cuore in gola a shanti che, intenta a versare cereali in una tazza, non pensava di vedermi apparire all'improvviso. le dico, cazzo fai in cucina? vieni a letto, sono le 3 e un quarto.
ora, dico, ma si può?
dice che aveva sognato che era l'ora di alzarsi.
non avendo visto alcun locale di pizza hut in giro per madrid ero giunto ad un'affrettata conclusione sulla base di un semplice e comune processo d'induzione: a madrid non ci sono pizza hut. come testimonia google maps, mi sbagliavo. ce ne sono un fottio.
ieri sera abbiamo pensato di verificare. siamo andati alla filiale più vicina a casa nostra. appena arrivati sono tornate alla mente le immagini del punto pizza hut nella periferia di Bangkok. un buco con un bancone e funzioni di solo take away.
quello che ci siamo trovati davanti era principalmente un take away, ma con alcuni tavoli per i clienti più affezionati. l'ambiente è forse un po' più fatiscente del buco tailandese. ordiniamo. gli addetti sono, manco a dirlo, tutti sudamericani; come sovente in questo tipo di lavori a Madrid. ci danno posate di plastica e bicchieri di plastica. un tagliere (di plastica) sopporta la nostra pizza con mais, olive nere e pepperoni. nessun errore ortografico: shanti pensa in italiano e leggendo pepperoni sul menù crede di mangiarsi un po' di verdi peperoni. invece, grazie a cristoforo colombo, bontà sua, qualcuno nel mondo ha deciso che pepperoni vuol dire salamino e quindi ci tocca l'informe maiale insaccato a sottili rondelle sulla pizza oliosa di pizza hut.
note positive? dentro il locale c'è la radio sintonizzata su una partita con soliti cronisti iberici che urlano per 34 secondi ogni goal, quasi-goal, palo, traversa, fallo, controllo di palla azzardato, etc.
ah, il telefono delle ordinazioni casalinghe squilla di continuo in ultrasuoni molesti.
ci torneremo.

i contatti di questo blog sono aumentati sensibilmenti in questi giorni di mia assenza. forse dovrei continuare a non scrivere? in particolare ho avuto un centinaio di visite da Wembley (London). ci dev'essere un errore. senza considerare altri posti impensabili (uno di questi è Sapporo, Japan). mi chiedo e domando chi mai sia questa gente. bene così.
baci a tutti indistintamente.

ps. constato la vittoria del Prisoner of Azkaban. beh, che dobbiamo fare. accettiamo la votazione. in effetti il libro non era male: prima apertura sull'oscuro universo che ci avrebbe atteso nei seguenti capitoli. grazie a tutti per l'espressione del vostro voto; spero che non abbiate votato due volte...
pps. il fumo in Spagna non e' ancora passato di moda. stranezze.

ppps. visto che l'ho praticamente finito e ho bisogno di un po' di beta-testing, qualcuno mi da un parere sul seguente sito: http://www.icafferitrovati.it/. grazie.

oggi ho scritto ascoltando:
The Strokes - 2007 - First Impressions of Earth
Albert Hammond Jr. - 2006 - Yours to Keep

Friday, October 19, 2007

acqua e farina: milleusi


l'ultimo passaggio di burocrazia da espletare, prima di cominciare a lavorare, era andare ad una misteriosa oficina (uno dei tanti falsi amici, in castigliano oficina vuol dire "ufficio" e taller vuol dire "officina", e non tailleur, ma questa è un'altra storia) chiamata Hacienda. e che sarà mai? e poi per farci cosa? per richiedere degli adesivi. boh. e con questi adesivi che ci faccio? gli dai al tuo datore di lavoro. il mistero s'infittisce.

dicono che servano a fini fiscali.

sono basito.

comunque l'Hacienda si trova vicino al metro Guzman el Bueno, che come nome trovo sia tutto un programma. scopro su wikipedia che el Bueno fu il primo Señor de Sanlúcar (1297-1309)... la portata di tale assunto credo sia chiara a tutti e suscita in me un chiaro e spontaneo: e 'sti cazzi?

mi reco alla detta stazione accompagnando per parte del suo tragitto shanti, che se ne va al lavoro. ci separiamo a Nuevos Ministerios, dopo un edificante viaggio in Cercanias (una via di mezzo tra treno e metropolitana che può far risparmiare minuti preziosi all'uomo e alla donna di corsa). arrivato al mio Guzman, mi oriento a colpi di sestante e di carta di Madrid; forse a dire il vero più con la seconda che con il primo; anzi il primo non l'ho usato per niente. quando, dopo pochi minuti, adocchio il grande edificio dell'Hacienda noto un grande via-vai. mi sa che un sacco di gente ha comprato l'album e ora fatica a trovare le figurine mancanti. speriamo bene.

all'entrata c'è addirittura il metal detector. roba seria. il cellulare che ho in tasca non suona.

al banco informazioni basta sospirare la parola pegatinas (adesivi) e ti danno un numero d'attesa e una direzione: su per le scale, zona A.

salgo. raggiungo la zona A, che, incredibile dictu, è la prima che mi si para davanti. mi siedo, visto che ho davanti a me almeno 20 numeri. leggendo qualche pagina di libro l'attesa scorre veloce e mi ritrovo col 192 vincente in mano. raggiungo la mujer al bancone numero 9. chiedo le etiquetas (parola più ufficiale, mi par di capire). lei vuole il mio NIE originale, il DNI (la carta d'identità) e un "modolo che è da ripienare". benissimo.

mi chiede con fare conspiratorio: è la prima volta, suppongo?

beh, sì. (è male?)

bene, bene. allora sì, riempi questo e riportamelo, senza riprendere il numero.

(e vorrei vedere!)

quando torno col foglio in bocca, tutto fila liscio. mi stampa una paginata di etichette con il mio nome, la residenza e un lungo codice a barre. ora sono proprio nel sistema, penso. sono fregato.

rimetto le auricolari (qualcuno ha criticato il mio uso della parola "cuffie"; sembra che faccia la doccia o vada in piscina, pare; suppongo suoni abbastanza Sony anni '80, mentre auricolari fa tanto Aiwa anni '90) e torno alla stazione del Bueno. da lì un paio di fermate e sono alla mia scuola (quella per cui insegnerò) per lasciare gli adesivi.

quando arrivo parlo con la segretaria e anche la direttrice mi vede e mi saluta. dice che ci vedremo la prossima settimana per firmare il contratto; e di lasciare 2 figurine. capisco, le altre ce le hanno già. il solito culo.

(note to self: chiedere agli spagnoli come si dice ce-lo/mi-ma nella loro varietà linguistica regionale.)

dopo il successo burocratico decido di tornare all'ovile. imbocco l'Avenida del Principe de Vergara (lunghissima) e mi faccio praticamente dal metro Colombia a casa tutto a piedi. che, vi assicuro, sembrava un'idea simpatica d'acchito ma fa tanto male poi.

lungo la strada ho trovato un negozio dal nome: I'Bagel. non oso pronunciarlo. non saprei che lingua adottare. entro come nell'oasi del miraggio e un po' titubante chiedo 2 bagel al sesamo da portar via. le ragazze, dietro un bancone tipo self-service (mille ragazze; zero clienti), mi guardano come se avessi chiesto Mirra o un cofanetto celebrativo di MacGyver. arriva addirittura il capo con l'aria di colui che ne sa una più del Colonnello Kentucky. ripeto la richiesta. mi fa cento domande neanche parlassi russo e mi attacca un pippone sul fatto che di bagel ne esistono due tipi, uno piccolo come un doughnut e uno grande, detto anche britannico o americano. quale voglio? quello grande. certo, uno come te, grande come sei. sparisce in cucina. riappare un secondo dopo chiedendo se mi vanno bene congelate. no, se le volevo congelate andavo al carrefour. ri-sparisce. torna con un sacchetto di carta già chiuso. lo dà alla cassiera, che mi dice: sai, ci sono solo quelle piccole, però almeno sono al sesamo. va bene, va bene. pago 2 euro e fuggo. tutta 'sta storia per 2 euro di bagel ex-surgelate.

alcune (rare) volte nella vita uno vorrebbe proprio essere paracadutato a new york. no questions asked.

Wednesday, October 17, 2007

il paradosso dell'arciere


oggi ho fatto un giro tra le recensioni di hardware per trovare giudizi sul macbook pro 17 pollici. direi che non sembra avere grandi difetti. mi sto solo chiedendo se sia un po' grande e difficilmente trasportabile. boh, sarà comunque sempre più piccolo di certi acer o toshiba con schermi immensi che chiamare laptop sembra un po' strano. vorrei vedere chi se li mette in grembo quei cosi. forse appoggiati su due caprette (possibilmente vive e con pizzo da metallaro).

ho avuto anche tempo di trovarmi uno script per il conto alla rovescia e modificarlo quel tanto che bastava per aggiungerlo al blog. così entriamo definitivamente in clima avvento.

riassumendo, non ho avuto grandi avventure quest'oggi. sarà che non ho praticamente messo piede fuori della porta (sì, vallo a raccontare a Proust, direte voi). non sono nemmeno stato a comprare il pane; quello integrale tipo sandwich con semillas bastava per tutti gli usi.

shanti domani non ha classi mattutine e ha quindi risolutamente deciso di mettersi a dormire alle 10 di sera, cioè ora. ma vi pare possibile? non mi resta che:

a. leggere un libro; Kafka on the Shore mi sta piacendo piano piano un po' di più. it's a grower.

b. continuare a scrivere sciocchezze su queste pagine.

c. vedere un altro episodio di MacGyver, oddio NO! ma perché MacGyver ci piaceva quando uscì? è praticamente inguardabile, specialmente se consumato in lingua originale: Mac ha un accento americano dei più odiosi; tutti i popoli del mondo sembrano parlare (anche tra di loro) in inglese con gli accenti più inverosimili; sembra sempre girato in California o Texas, che sia il deserto del Gobi, la giungla birmana o il centro di Budapest; il trucco e i costumi sono da festa delle medie in maschera. lasciamo perdere le trame, per carità. vi invito a vederne anche un solo episodio, sempre che riusciate ad arrivare in fondo. apre decisamente nuove prospettive sul brutto.

d. giocare un po' a Ultima VII The Black Gate. ecco, buona idea. facciamo due passi con l'avatar. una chiacchierata con qualche NPC e due tiri con l'arco.

a proposito di Non Playing Characters. una cosa vorrei capire, ma chi lo legge questo blog? e soprattutto, ma possibile che, escluso rare eccezioni, a commentare siano sempre gli stessi 2 o 3? boh, io il sasso nello stagno ve l'ho lanciato. vedete un po' voi, quanti schizzi vi arrivano.

aicsevor alla otnoc

ci siamo.
il leopardo delle nevi è alle porte del villaggio.
dopo mesi, anzi anni di attesa, il 26 ottobre sarà disponibile il nuovo MAC OS X 10.5 Leopard.
è quindi anche arrivato il momento di passare al lato oscuro in modo definitivo. prima l'avvicinamento a piccoli passi con il baccello suonante e l'utilizzo di iTunes, ma perché, qualcuno usa ancora qualche altro programma per ascoltare la musica? se lo fate, non mi interessa. ora l'attacco finale.
dicono, si narra, si racconta che dal 26 di ottobre in poi anche gli iMac e i portatili dovrebbe lasciare i magazzini già equipaggiati con Leopard. let us see how the events unfold. sicuramente ci saranno nuove comunicazioni una volta raggiunta la data fatidica.
per adesso vi lascio con questo rebus visuale, ci sono già tutti gli elementi per risolvere il caso. l'assassino è il guardacaccia.

ps. piace il nuovo stile del blog? ero stanco dello sfondo bianco. il nero rende tutti più snelli e fa risaltare le foto.
pps. datemi il vostro parere sul sondaggio potteriano. secondo me la risposta è ovvia; ma qual è?

Sunday, October 14, 2007

Titolo Sagace


no, perché poi questa settimana (quella che è ormai quasi finita) ho fatto anche l'addestramento. basta con tutto questo training. diciamo addestramento, così la gente pensa che abbia fatto non so quale scorribanda militaresca in calzoni corti e pezzola tricolore.
i tipi di berlitz mi hanno chiamato, venerdì scorso. ve l'avevo contato? non ricordo. mi chiamarono proprio mentre eravamo all'aeroporto a prelevare la mamma di shanti per il finesettimana di visitazione madrilegna. dissero, anzi disse (passiamo al singolare, visto che al telefono era solo Eva, non 300 persone in vivavoce) che l'addestramento sarebbe stato di mattina, dalle 10 alle 14.30. benissimo, dissi io. almeno si comincia. si parte. si fa qualcosa.
com'è andato? non male. c'erano altri quattro insegnanti a condividere il mio destino. ho detto altri quattro, ma avrei dovuto usare il femminile, perché, ovviamente, sono tutte donne. userò le iniziali. non esageriamo con l'infrazione della riservatezza (sì, oggi ho deciso che gli anglismi sono temporaneamente al bando).
A., padre spagnolo, madre americana. nata in New Mexico. vive in North Carolina. quando non è in Spagna, per visitare i parenti o farsi un anno e forse più di soggiorno, insegnando inglese a gente che non lo parla. ha un accento più simpatico quando parla spagnolo.
M.K., genitori irlandesi (credo ambedue) ma sempre vissuta in Connecticut (sfilano immagini urbane prese direttamente da Gilmore Girls). alla prima esperienza, o quasi, d'insegnamento. molto ossequiosa, molto educata.
G., irlandese. ha già insegnato in Spagna per un anno e, giuro, si nota pochissimo. se almeno evitasse di usare parole del metalinguaggio quando insegna... (cfr. Practice, Presentation, Noun, Role-Play etc). il suo accento irlandese non è impossibile da capire. sollievo.
A., spagnola con nome egiziano. unica altra non-anglosassone del gruppo, oltre me. alla prima esperienza. ha vissuto 5 anni in Irlanda. strani sprazzi di accento molto irlandese. con qualche tocco di spagnoleria. occasione di praticare il mio spagnolo negletto.
molte delle cose che abbiamo fatto durante il corso erano un po' una rivisitazione, in brutta copia, del mio TEFL. comunque sono servite. almeno sono ri-entrato un poco nel clima. ho ripreso confidenza col mezzo vocale. ho ripensato ad alcuni errori comuni, ho ricordato un bel po' di tecniche trascurate e cadute nel dimenticatoio. There's always room for improvement.
solo quattro giorni di addestramento, grazie al venerdì di festa nazionale. qui nel paese della tortilla si celebrava la Hispanidad, mi dicono. cortei di migliaia e migliaia di latino-americani in strada per dimostrare che gli spagnoli gli hanno invasi, ma loro sono contenti. gratitudine. forse. richiesta di uguaglianza, diritti, rispetto e considerazione; più probabilmente.
venerdì sera siamo usciti con le mie compagne di corso. prima a cena in un ristorante sedicente africano (la decorazione era piacevole, hanno quelle sedie che escono da sotto il tavolo al tirarle, che invenzioni!, colori di terra, ocra, statuette, maschere, boh; il cibo era tanto africano quanto il papa odierno; ma poi io che ne so; del cibo africano dico, non del papa). fase mangereccia accompagnata solo da A. (la spagnola) e una sua amica, sempre di Madrid. poi, ritrovo con le altre. prima una, poi l'altra, poi tutte + un'amica/coinquilina di M.K., tale Boh, anch'essa americana, che lavora come stagista all'ambasciata medesima - caffé e fotocopie, in feluca.
il sabato, come da buone tradizioni tradite, è serata di cinema. prima di incontrarci con Marco e Betta (e due loro amiche spagnole) siamo stati a vedere Eastern Promises, l'ultimo film di David Cronenberg.
ho una sola domanda? ma Cronenberg dov'è andato a finire? qualcuno l'ha fatto a pezzi e gettato nel Tamigi? ho l'impressione che dovrò fare alcuni passi indietro e guardarmi A History of Violence (che credo di essermi perso, o di aver visto e dimenticato subito dopo). rivedere magari anche Spider, se conto la prima visione ad occhi chiusi fatta qualche anno fa, credo a casa del Jack.devo capire come prendere questa piega cronenberghiana. dove ci vuole portare? e sopratutto, perché?
d'accordo, c'è una buona Naomi Watts (un po' sotto-sfruttata, credo), quel guascone di Vincent Cassell a cui ormai fanno fare tutto fuorché il francese; e una bella prova di Viggo Mortensen in veste mafia russa. non dico, tutti abbastanza convincenti. è che la storia... la storia non so. un po' mi manca. un po' mi sembra stantia. un po' mi lascia indifferente. la mafia russa a Londra. boh. speravo in qualcosa di più.
non so che pensare. farò ricerca.
ps. bene. e anche Harry Potter VII è finito. possiamo solo rileggerlo, a tempo debito. nel frattempo è pasato davanti ai miei occhiali impolverati anche jPod, l'ultimo libro di Douglas Coupland. ha fatto la sua porca figura. consigliato a chi era piaciuto Microserfs.
adesso è il momento di scegliere il nuovo libro. cosa mi consigliate?
Dubliners - James Joyce
Crime and Punishment - Fyodor Dostoevsky
Great Expectations - Charles Dickens
Kafka on the Shore - Haruki Murakami
votate votate votate. altro che Partito Democratico (nome un po' generico, eh? come se facessi un risotto e lo chiamassi: Risotto Cotto; non c'è che dire, pelle d'oca).
pps. lo sapete vero che tanto un libro per stasera l'ho già scelto? tanto per rimanere in tema PD.

Wednesday, October 10, 2007

The Bornemisza Ultimatum

si, la scorsa domenica siamo stati al museo thyssen-bornemisza. a parte il nome impronunciabile di questo simpatico barone vi voglio rendere partecipi del mio straniamento a leggere l'incipit della sua biografia su wikipedia, e cito:
"Baron Hans Heinrich von Thyssen-Bornemisza de Kászon (2 April 192126 April 2002), a noted industrialist and art collector, was a Dutch-born Swiss citizen with a Hungarian title, a legal resident of Monaco for tax purposes, with a declared second residency in the United Kingdom, but in actuality a long-time resident of Spain. His fifth and last wife, Carmen "Tita" Cervera, is a former Miss Spain."
allora, vediamo se ho capito bene, questo tipo è uno svizzero che nasce in olanda con in testa un titolo ungherese ma per evadere il fisco (il fisco svizzero, non quello italiano, che lo evade chiunque) prende una residenza a monaco di facciata, una residenza in inghilterra per diletto ma passa la sua vita in spagna dove finisce al fianco di un'ex indossatrice svanita che si chiamerebbe carmen ma si fa chiamare tita.
ora, mi chiedo, ma che ci sono andato a fare?
e sopratutto, ma può un museo nato sotto tali alti auspici, continuare a farsi pagare 6 euro ogni volta che uno c'entra? certo che può. ed il perché è finalmente evidente.
una volta passata la biglietteria, comincia subito la sofferenza. sulla parete destra del grande atrio pre-museo si stagliano una serie di 4 ritratti di dimensioni considerevole, tipo una volta e mezzo la grandezza naturale. i primi due sono del re e della regina. abbastanza brutti e per niente flattering. con quello sfondo multicolore tipo maglietta decolorata con la candeggina. leggendo le didascalie scopriamo che li ha fatti un tale artista nei primi anni '90.
già un po' perplessi, ci avviciniamo agli altri due. il barone e la baronessa. lui in doppiopetto scuro, raggiante e industriale, sospeso nel medesimo sfondo multicolore. lei in un costume bianchissimo da fata con finte ali da fata e sorriso da barbie scaduta. ai suoi piedi, un barboncino, anche bianco. stesso pittore, 1989. Oh. My. God.
passiamo il blocco del controllo biglietti. saliamo le scale fino al secondo piano, per cominciare la visita dai dipinti e le tavole più antiche, Quattro e Cinquecento, italiano, tedesco, olandese. e poi a salire nei secoli, fino al XVIII. qua e là, strani pezzi di artsti minori che sembrano scimmiottare celebri artisti maggiori. qualche pezzo mai visto di artisti grandissimi, che, in alcuni casi sorprende (guarda che bello, non l'avevo mai visto da nessuna parte), in altri lascia un po' freddi (forse se non l'avevo mai visto c'era una ragione, ma poi, sarà davvero suo?).
scendiamo le scale e continuiamo con l'impressionismo. c'è qualche bel quadro. e un bel po' di roba raccattata. di nuovo alcune copie di grandi, fatte da piccoli.
siamo un po' stanchi, ma non per colpa della collezione, più che altro per colpa dei passi avanti e indietro, dello stare in piedi, del mal di testa da ingestione di troppo materiale visivo tutto assieme. torniamo al piano terra. e passiamo dal gift shop. come ovvio, hanno messo quadri su qualsiasi cosa. e la gente se ne abbuffa. chi non vorrebbe le cioccolate con l'incarto a base di rinascimento? come non bere il té nei quadri di Kandinsky? arte per tutti i gusti.
forse il motto giusto per questo thyssen. non si può essere sempre snob. anche il contribuente di Monaco con la fata col cane da pedata deve poter selezionare il meglio dell'arte per noialtri mortali.

Thursday, October 04, 2007

impronte su tavoli nuovi


c'è una certa bellezza nell'andare sul blog di Grillo, seguire il link a un filmato tratto dal tg1 e meravigliarsi non tanto perché la notizia offerta dal telegiornale in pratica non è una notizia (nessuna sorpresa), ma perché lo sfondo e la decorazione dello studio sono cambiati. c'è tutto un bel tono di blu.
piacevole accorgersi quanto lontani si è da una cosa tanto brutta e inutile quanto il 98% del giornalismo italiano.
giornata abbastanza produttiva per l'impegno casalingo. bagno e camera splendono adesso di fresco e di nuovo.
ho piazzato in camera una scrivania di legno molto scuro e una sedia comodissima. tutto un altro scrivere. l'ho montata stamani, poco dopo l'arrivo degli uomini ikea. ho assemblato anche la cassettiera. stesso legno di base (nero) con cassetti bianchi. finalmente un po' di buona vecchia catalogazione ottocentesca. gli apparati elettronici qua. le penne, la carta, la cancelleria, là.
quanto potrà durare?
le lampadine ricoperte di materiale gommoso che si trovano dagli svedesi saranno anche molto più eco-compatibili di quelle normali a incandescenza. ma non fanno un cavolo di luce. per apprezzarne la delicata potenza bisogna attendere il buio più pesto.
tempo di preparare qualcosa di edibile. niente anticipazioni. non so proprio cosa fare. anzi credo che Andrea abbia fatto spaghetti. tanto vale provare.

Wednesday, October 03, 2007

bricolage


tutto fatto. banca convinta. ci faranno il conto da residenti. d'altronde, cosa dovevamo fare, più di ciò che abbiamo già fatto.
è venuto fuori inoltre che se facciamo un bonifico (una transferencia) attraverso internet spendiamo 2 euro per qualsiasi cifra. se invece lo facciamo passando direttamente dalla banca e, oddio non sia mai, facendogli sprecare carta ed energia, spendiamo il 4 per mille della somma trasferita. certo, se me l'avesse detto prima, avrei evitato di spendere un monton l'ultima volta che sono andato in banca e mi sarei fatto spiegare per filo e per segno come farlo via internet. ma va beh. adesso so come si fa. la prossima volta ce ne guardiamo bene.
sembra inoltre che, una volta domiciliata sul conto la busta paga di shanti (e forse la mia, se infine mi danno 'sto benedetto lavoro) avremo degli ulteriori sgravi sulle spese per le operazioni. bene bene. vedremo.
adesso si riparte alla volta dell'IKEA, terra di perritos calientes alla svedese e assurde borse gialle e blu che non capisco mai come si maneggiano (non sembra anche a voi che la roba stia sempre sul punto di cadere?). ci dev'essere una via della borsa IKEA. di cui io non so niente.
ci servono ancora alcune scatole per racchiudere il bordello di roba e ropa che la casa alberga senza saperne il perché (ne lei, ne noi). poi una scrivania (mica uno può scrivere sempre seduto più alto della superficie su cui posa il computer). una spatola (fare i dolci non è mai lo stesso, senza una spatola di gomma gommosa). alcuni cuscini, grucce, luci, insomma un fracco di altri oggetti (in)utillimi. cercheremo di tenere i carrelli vuoti e gli occhi bene aperti. le tentazioni svedesi son dure e costanti. come ti giri, ti acchiappano.

Tuesday, October 02, 2007

suonare in metropolitana, d'accordo, ma la fisarmonica non la posso soffrire


siamo riusciti a fare l'empadronamiento. siamo ufficialmente residenti. siamo stati all'ayuntamiento della zona (in un bel palazzo tutto vetri modernissimo) e ne siamo usciti dopo al massimo 10 minuti con i certificati fatti. sono molto efficienti.
poi, già che c'eravamo, abbiamo anche fatto un salto alla seguridad social. e anche lì, dopo un'attesa un po' più lunga, ma comunque ragionevole, mi hanno dato un bel numerino di affiliazione (shanti ce l'aveva già).
tutto fatto, quindi. manca soltanto da regolare la faccenda medicale. domani andiamo a cercare l'ambulatorio più vicino e vediamo quanto ci vuole a registrarsi.
speriamo che con i documenti adesso in nostro possesso la nostra cara amica della Barclays Bank ci faccia il favore di riconoscerci come residenti.
another day, another dollar. nuova perlustrazione nelle numerose sedi di StarB a Madrid; buona scusa per conoscere altre aeree della città. ci siamo dati appuntamento alle 5 per un caffé a Starbucks. stavolta in Calle de Genova, 4. un bel po' di spazio e abbondanti poltrone. inoltre è vicinissimo alla fermata della metro (Alonso Martinez). esci dalla metro e ti trovi in bocca un muffin. comodo. lo staff, per di più, sembrava particolarmente affiatato e amichevole. sarà stato il momento di stanca. pochi clienti, molte ciaccole.
adesso devo aspettare che shanti vada (e torni) da yoga per mangiare qualcosa. prima però c'è bisogno di inventarsi qualcosa. il tonno suona bene. la solita pasta. comfort food per eccellenza. oddio, anche una pasta al forno con broccoli e bechamelle non può fallire. basta decidere fra burro sì e burro no. arduo.
il prossimo fine settimana viene a trovarci Jennifer (yes, Shanti's mum). stiamo programmando le possibili escursioni nella vita madrilegna. credo che ci faremo entrare anche una visita al cinema. ancora indecisi sulla pelicula da scegliere. forse il Mighty Heart di Michael Winterbottom. non so perché, ma nella mia mente promette bene. qualcuno l'ha visto? (e andate a recuperarvi anche il suo Nine Songs: intrigante).
perdetevi invece, se non l'avete ancora visto, The Reaping (qui in Spagna: La Cosecha), filmuccio che minaccia spaventi-cuore-in-gola, ma strappa solo sbadigli. ancora con le dieci piaghe d'Egitto. stavolta però le manda Satana (addirittura) per tramite di una bella setta che ha idee nuove nuove: sacrificare bambini e dar luce all'anticristo. peccato per Hilary Swank, santomasina investigatrice di miracoli, che sembra arrivata scivolando dalla montagna del sapone. delusione e noia ai livelli di Contact (non aggiungo altro).
ps. in bocca al lupo al Meo che ormai deve affrontare solo 6 esami. crazy, innit?

Monday, October 01, 2007

Horeign ahhair. Take a trip in the air. To a tropical beach.

rieccomi. dopo un lungo finesettimana passato a camminare/provare vestiti/comprare roba per le strade di madrid (con i miei, che ci sono venuti a trovare). ho lasciato quindi un po' andare queste pagine per mancanza di tempo/voglia/forza fisica (troppi passi e troppi bicchierini di birra che si sono accumulati uno dopo l'altro). ma ci siamo divertiti e siamo perfino andati al Prado per la domenica pomeriggio gratis. bella la visita alla sezione temporanea con quadri di Patinir; ingegnose scene biblico/religiose come scusa per magnifici paesaggi fauna-floridissimi e calmi dopo la tempesta. rituale sosta di fronte a las meninas e sempre nuova ammirazione per Alberto Durero (Autoritratto) e El Bosco (El triunfo de la muerte, El jardin de las delicias).
a partire da oggi, però, ci rituffiamo nel day-to-day madrilegno per solvere tutti i piccoli e grandi nodi che aspettano di essere solti.
come per esempio la questione ormai settimanosa del NIE. oggi ho visto uno sprazzo di sole quando sono stato all'incontro con Rosa, la direttrice del centro Berlitz di Calle Serrano. mi ha fatto le solite domande di rito. che esperienza d'insegnamento hai? conoscevi già Berlitz? hai già insegnato per Berlitz? beh, no, ma secondo te non l'avrei messo sul curriculum se avessi già insegnato per una scuola alla quale sto chiedendo un posto di lavoro? ma sei scema?
comunque tutto normale, a parte il fatto che tutto il dialogo lo facciamo in spagnolo. non credo che lei parli inglese. (diciamo che Berlitz insegna tante lingue, se questo vi sembra una scusa ragionevole). ma la cosa non mi dispiace, anzi.
poi mi chiede se ho il NIE e io le rispondo che sì, mas o menos. nel senso che ho un foglio, un certificato che indica il mio numero di straniero, ma non ho una tarjeta perché non la fanno più, sembra. e lei, per fortuna, dice che è vero, non la danno più. già altra gente glielo ha detto.
mi fa piacere. un problema in meno. se riesco a far capire alla banca che non esiste più e che devono smettere di chiedermela e darmi un cavolo di conto da residente, quale sono. laidi.
infine mi porta in un ufficio adiacente dove posso riempire in tutta tranquillità un modulo con i miei dati personali per essere pronti alla preparazione del mio contratto, in caso tutto vada bene e il corso che mi avevano prospettato si faccia. vedremo.
quando torno e le riconsegno il foglio, mi presenta anche Eva, la supervisora degli insegnanti per due centri Berlitz. anche lei mi ripete due o tre cose in inglese e ci lasciamo così, con la promessa (si fa per dire) che mi richiameranno non appena tutto è deciso.
a questo punto, credo, avremo/avrò bisogno di fare alcune operazioni per completare il processo di madridizzazione.
1. andare al comune di competenza e fare l'empadronamiento: una sorta di certificato di residenza.
2. andare all'ufficio della securidad social per chiedere un numero di affiliazione. necessario ai fini fiscali-sanitari-pensionistici-non so. comunque necessario per il contratto di lavoro.
3. tornare alla Barclays e far valere i nostri diritti di cittadini europei. facile dictu, difficile factu.
ah, sabato sera siamo stati a una churrascaria. buffet di verdure, riso, condimenti, salse e robe varie, per cominciare. poi, una selezione di 12 tipi di carne cotta allo spiedo. il cameriere viene e propone ciascun tipo, uno dopo l'altro. divertente serata carnivora. il posto dove portare shanti. che tuttavia ha incredibilmente provato quasi tutto. molto buone certe parti del vitello, un po' meno, strano a dirsi, quelle di maiale, dominate com'erano da un bizzarro sapore che abbiamo identificato con il pimenton (quel peperoncino dolce che dona il suo colore giallastro alla paella, assieme ovviamente allo zafferano). peccato, il maiale, tonno di terra, partiva avvantaggiato. comunque decisamente un posto in cui tornare, dopo qualche decina d'anni di astinenza totale da carne e suoi derivati.
shanti ha riportato oggi li suo primo cheque. ormai siamo ricchi.
siamo stati, dopo il suo lavoro e il mio farmi intervistare da sedicenti direttorici di scuole, a festeggiare all'ennesima tienda di starbucks. quella in Calle Velazquez, 136. si trova all'interno di una sorta di libreria edicola minimarket di puttanate, idee-regalo (a chi?) e sandwich. lo starB è, in sé, un minibuco, con solo un sofa, ma vogliamo scherzare? nota positiva: cassiera dimentica di battere prezzo del mio sandwich ed è subito sconto.
viva lo store locator di StarB, manna dal cielo di panna della caffetteria mondiale.

ps. che buoni i Raspberry and Dark Chocolate Muffins fatti tre sere fa. il forno funziona da dio. speriamo continui a farci usare il suo appartamento quando lui non è in casa.

pps. perché tutte le parole che in italiano cominciano con la F in questa varietà regionale iberica perdono la F e acquistano una sordissima H? Horno, Hormiga, Hacer, Hilo, Hierro, Herida. ché i cugini spagnoli non riescono più a fare la bocca a uccellino e produrre fortissimi fischi fruscianti?

Thursday, September 27, 2007

idee per orchi


sembra proprio che si siano decisi a darmi un lavoretto.
passo indietro. qualche giorno fa ricevo, finalmente, una email dal buon Simon, supervisore dei centri Berlitz di Madrid. stavo aspettando da giorni una sua risposta in merito ad un possibile lavoro da fare per 3 ore al giorno (per insegnare inglese, ovvio). Simon dice che nel centro di Gran Via non ci sono posizioni disponibili. (niente da fare allora). aggiunge che forse c'è qualcosa negli altri centri e inoltrerà il mio CV e le mie velleità ai direttori di detti centri. (allora mi sa che non c'è proprio niente da fare).
oggi, invece, mi scrive Eva, direttrice di uno dei centri menzionati da Simon. dice che, se volessi, potrei insegnare 4 ore al giorno, nel pomeriggio-sera, in una compagnia. dice di chiamarla al telefono.
la chiamo. la compagnia è la Canon. 16 ore la settimana. venerdì libero. buono. dico, OK.
lunedì vado a parlare con lei e un'altra direttrice.
il tutto comincerebbe non prima del 22 ottobre. esattamente come il mio corso di design. coincidenza?
nella speranza che per natale regalino stampanti laser a colori o macchine fotografiche D5 comprese di obiettivi, aspettiamo gli sviluppi.
oggi tornano (anzi, sono appena tornati) i nostri coinquilini. urgeva quindi un lavaggio di piatti e un generale riassestamento della casa. ci siamo accorti che, se lasciati da soli, qui diventa rapidissimamente un gran casino. robe e cose ovunque. bicchieri, vestiti alle sedie, fogli, bustine di tè, scarpe qua e là, elettronici aggeggi diffusi come influenze in inverno. l'importante è trovare un buon equilibrio tra ordine e caos. o forse nel mio caso, caos logico e caos.
basta grecismi.
domani arrivano i miei. breve gita all'aeroporto di barajas. forse potrei anche passare da Chamartin, prima di andare là. perché Chamartin? perché è una delle due grandi stazioni di Madrid e trattasi pure di quella alla quale siamo arrivati, ormai quasi un mese fa, col treno da Santander. non ricordo se l'ho già scritto, ma io su quel treno c'ho lasciato gli occhiali. dove li posso appoggiare? mettili lì, nell'elastico portarobe a lato del letto. già! spettacolo quest'elastico, ci stanno precisi.
il mattino dopo, ore dopo l'arrivo, in metropolitana. ci vedo un po' sfuocato. forse farei meglio a mettere gli occhiali...
appunto.
quindi è meglio se tento ancora (cfr. vampire in film orribile: Van Helsing) e torno per la seconda volta all'ufficio Objectos Perdidos. stavolta magari me li ridanno.
ps. nella foto, la nuova abitante della nostra casa. ci vuole sempre più bianco.

Tuesday, September 25, 2007

piedi in pasta un po' ovunque



che letto veloce sarebbe: Atte(shtefano). buon compleanno A TE, AtTEshtefano. come vedi qui delle ricorrenze ce ne dimentichiamo e poi, quando finalmente cerchiamo di rimediare, mandando i nostri sinceri auguri, facciamo un po' le cose coi piedi.
volevo mandarti la foto di una torta mimosa, ma, come ben saprai, la succursale del Denis a Madrid è in via di ristrutturazione. non temere, però; il nuovo negozio di Mango da tutti atteso (leggi: dalle madrilegne quanto dalle straniere tutte) ha finalmente aperto. shanti ha già acquistato una utilissima (dice lei) maglietta, ah no scusa, si chiama un "top". che così se la può mettere a lavoro. le magliette non sono contemplate nel dress-code.
quindi, direi, ci sono buone speranze anche per il Denis.
e dopo questa indebita, ma soprattutto non retribuita, pubblicità, ti/vi lascio augurandoti un felice trentennale.

jason bourne come nickolas cage: imperdibili

mentre stavo guardando l'inizio di Transformers, film che risulta impossibile ignorare una volta che uno abbia avuto anche soltanto un robottone trasformabile o abbia visto il caro maggiolino in una delle splendide/orripilanti puntate della storica serie, dicevo mentre stavo guardando l'inizio, ho pensato che era un po' che non scrivevo.
almeno colgo l'occasione di consigliare a chi non l'avesse già visto (ormai guardo i film dai 5 ai 6 mesi dopo la loro uscita) di vedersi The Bourne Ultimatum, o, come dicono i cugini spagnoli: El Ultimatum de Bourne, che, devo dire, suona abbastanza kitsch (come sempre). ebbene sì anche questa volta il buon Matt Damon e il vendutissimo ma comunque amabile Paul Greengrass mi hanno tenuto incollato allo schermo per tutta la durata del film. Le due prove di Greengrass, col secondo ed i terzo capitolo della saga, sono decisamente superiori al primo film girato da Doug Liman. voglio dire non era fatto malissimo (l'ho rivisto appunto ieri sera, per rinverdire la storia nella mente), ma niente a che vedere con la camera scoppiettante e traballante di Greengrass. perché vendutissimo, chiedete? perché non si può vincere la berlinale con un film bello e intenso come Sunday Bloody Sunday e poi buttare tutto per correre negli stati uniti a fare United 93 e poi Bourne (per quanto sia un fan accanito di quest'utimo). tornando a bourne, i soliti irrefrenabili inseguimenti, la solita corsa per mezzo mondo, senza capire chi gli dai soldi e come faccia a non essere mai fermato. noioso? no. ne voglio ancora, ancora e ancora.
stasera riguardo il secondo.
il cinema a cui siamo andati si chiama Princesa, è vicino a Plaza de España. quando ho preso i biglietti online mi hanno fatto scegliere i posti e sembrava ce ne fossero pochi, solo una quindicina di file con 2 o 3 posti per parte, ai lati del corridoio. pensavo però che fossero gli ultimi rimasti. invece, arriviamo là e la sala è veramente piccola. lo schermo è tipo un maxischermo da bar. o almeno lo sembra molto. in compenso la gente è armata di colossali tubi di popcorn e altrettanto supersized bicchieri di roba dolce. ormai è così ovunque. bel modello americano. una volta uniziato comunque non te accorgi. almeno se stai vedendo un film del genere. fosse stato Ferro 3, sarebbe stata più dura. gli spagnoli non sembrano grandi chiacchieratori da cinema, tuttavia. pensavo peggio.
la prossima volta proveremo un posto diverso. ce ne sono molti con film in versione originale. i vantaggi di vivere in una capitale: ristoranti di cucina internazionale e film non doppiati.
ho iniziato harry potter. ma da pochissimo, quindi ancora argomento taboo.
stasera ancora riso con verdure. che avanzi il vecchio che avanza.

Sunday, September 23, 2007

ma farla di luglio faceva schifo?

piccola cena a base di cous cous con verdure e tè alla menta. non troppo male considerando che eravamo in sei e cucinare tutte quelle verdure non era facilissimo. con le grandi dosi si rischia sempre di finire nel golgota dello sciapo. per dolce, gentilmente offerta da Marco e Betta, una torta al kiwi. qua in Spagna ci sono anche i kiwi gold, li apri e trovi una polpa dorata; fuori non hanno la pelliccia, animalisti questi spagnoli. il dolce non era fatto con i kiwi gold. ma allora che c'entra? si far per ragionare.
stanotte, ancora adesso, qui a Madrid è la noche en blanco. noi siamo tornati da poco. direi che proprio in bianco non la faremo. anche perché quando siamo usciti pioveva (nos hemos mojado, ma parecchio). proprio stasera doveva piovere.
poi è smesso, ma molti eventi sono probabilmente stati ritardati dalla pioggia. siamo andati un po' in giro per il centro, tra Sol, Opera e Plaza Mayor. grandi cose non le abbiamo viste. a parte file enormi per entrare o sedersi ovunque. ma chi ha veramente voglia di mettersi in fila? basta la sensazione di onnipotenza pedonale a far scoprire prospettive paesaggistiche inaspettate. nel mezzo della strada dove domani non si può. è il punto forte della notte in bianco. ma uno poi si stanca e torna sotto terra. prende la metro e in 4 stazioni è a letto.
e anche per oggi, abbiamo dato. domani prevedo quattro passi nel parco, avanzi di stasera oppure una puntatina a Sol. sto considerando il falafel per pranzo. immagino tutti sappiano che bisogna programmare sempre almeno due pasti in anticipo. ecco, io fino alla cena di domani sto a posto. li fanno buoni i falafel a Maoz. specialmente se azzecchi i giusti rinforzini da infilare nella pseudo-pitta. e non ce la fai a evitarti le fritte. mi vogliono male, suppongo.
Andrea e Pablo partono domattina per Parigi. ci staranno alcuni giorni. impegni universitari. nel frattempo rimaniamo custodi del forte.
sogni di kiwi d'oro.

Thursday, September 20, 2007

tiras per cetacei in acetato

intanto ho fatto tutte le chiamate per le utenze di gas luce acqua e telefono. e pure quella per l'adsl. stavano passando troppi giorni; si erano fatte irrimediabilmente improrogabili. per fare la cosiddetta voltura di ognuno di questi contratti bisogna stare al telefono dei lunghi minuti a snocciolare numeri e lettere nello spagnolo più corretto possibile. poi ti manca sempre il numero del contatore, la lettura, il numero di conto in banca, il secondo cognome (che, in quanto italiani, non abbiamo) o addirittura la marca del contatore dell'acqua. giuro, me l'hanno chiesta. pensavo di aver capito male visto che in spagnolo la parola per dire "marca" è un po' bislacca (si dice "marca"). ma non si sa mai, un falso amico, una roba come cama o habitación e sei fregato. beh, il mio contatore dell'acqua è della Narval. sì, come il cetaceo col corno tipo lancia autofilettante. che uno pensava ci fosse solo sulle cartine medioevali, e invece esiste tutt'ora e nuota bel bello nei mari del nord (vedi contributo fotografico).
nel dopolavoro di shanti, ci siamo dati appuntamento al mio pub pseudo-irlandese preferito (almeno fino al prossimo): una tranquilla e vasta distesa di sale e salette dove sorseggiare con calma il nettare nero e la variante rossa della murphy's. una bolla dove si ordina in inglese, si mangia inglese e si ascolta inglese, senza l'aria da posto per expats duri e puri (almeno nel pomeriggio). il partitismo serale cambia un po' tutto. qualsiasi sport sia, va bene. sempre partitismo è.
fra poco riparte yoga, per chi lo fa. e si riaccende il basso, per chi lo suona.
nell'attesa che mi venga in mente una cosa che volevo scrivere ma non ricordo, la chiudo qui.

Wednesday, September 19, 2007

ma gli all bran al cioccolato non sono un gioco a somma zero?

torno ahoramismo dal negozio di strumenti musicali. mi serviva un piccolissimo amplificatore per dar vita al basso. è piccolo, ma basta a far tremare il palazzo (si fa per dire). spero che i vicini non si avvicinino troppo con fare minaccioso e vendicativo. proverò a stare sotto la soglia della sopportabilità. come se fosse possibile. quindi, per i prossimi giorni di pratica, mi attendono un mucchio di scale. ho già il fiatone.
shanti ierisera (ormai ho deciso di attaccare parole insieme senza motivo, alla tedesca) ha suonato il campanello alla porta di un'associazione che si chiama Namaskar. sta a due passi (dico due ma saranno 5, letteralmente, non di più) da casa nostra, sullo stesso lato della strada. ha suonato e dopo poco è arrivata una tipa alla porta. shanti dice: scusa, ho interrotto una lezione? la tipa dice: chiaro, ma non ti preoccupare; se vuoi, puoi tornare alle 20.30 per una lezione di prova.
trattasi di yoga. e credo la prima lezione le sia piaciuta. ci tornerà presto. almeno pratica un po' di spagnolo, nei rari momenti di chiacchiera che lo yoga consente, direi.
ieri siamo andati, infine, al nostro appuntamento per prendere il NIE (numero di identificazione dello straniero). una volta arrivati e data la parola d'ordine (il nostro nome e l'ora dell'appuntamento) ci hanno fatto salire, prendere un numerino ed entrare in una stanza, dove 4 signore, con altrettanti extranjeros di fronte, stavano svolgendo la stessa pratica che serviva anche a noi. quando ci siamo seduti, la signora ci ha chiesto subito la fotocopia del passaporto. l'abbiamo? no. non la possiamo fare qui? no. torniamo fuori, alla ricerca disperata di una tienda dove fanno fotocopie alle 9.30 del mattino, che sembra una cazzata, ma in Spagna non è facile. aprono tutti tardissimo. dopo lunghi pellegrinaggi e qualche richiesta di informazioni, riusciamo a trovare l'unica cartoleria aperta nel raggio di un chilometro (e quando dico raggio, voglio dire in tutte le direzioni). torniamo all'ufficio e la signora sta servendo un'altra cliente e lamentandosi di due italiani (uomo e donna) che nella postazione di fronte a lei fanno un gran baccano parlando alla proverbiale altezza vocale per la quale ci odiano/amano/disprezzano in tutto il mondo. ritocca noi. ci fa questo benedetto certificato. ma non doveva essere una tarjeta (tessera)? no, spiega, non la fanno più da aprile. ora solo il certificato, che, consiglia lei, dovremmo fotocopiare ridotto e plastificare (una bellezza) e poi portare sempre con noi le fotocopia, insieme, ovviamente al passaporto del nostro paese d'origine. ma a cosa serve questo NIE allora?
usciti dall'ufficio, ci dirigiamo rampanti alla Barclays. vorremmo fargli sapere che ora abbiamo anche noi un numero Echis (x-qualcosa). potrebbero convertirci il conto da non-residenti a residenti, con evidenti vantaggi. la gentile bancaria basisce alla nostra richiesta munita solo di miseri certificati. dice che ci vuole la tarjeta. ma se non la fanno più?! diciamo noi. a lei risulta diversamente. e il dubbio si insinua lacerante in noi (perché il dubbio sempre lacerante è, non può essere formicolante, attanagliante, smagliante, corrosivo, provocatorio, salmastro e nemmeno mordace). avremo capito male? non credo. avremmo dovuto richiedere specificatamente la tarjeta? e come, se l'impiegata dell'ufficio ci dice espressamente che non la danno più e si perita a spiegare per ben due volte a noi (come anche a tutti gli altri) come ottenere un decente risultato con il rimpicciolimento e la plastificazione? dovete tenere di conto di questo documento, ci dice, dura 5 anni e se lo danneggiate o perdete non lo potrete usare per una pratica ufficiale, che so: per darlo a una banca...
parole sante. ma poco incisive alle orecchie della burocrazia, che come un'orda di topi sulla barca che affonda brulica di vita incontrollabile e guizza in direzioni sempre uguali e contrarie.
sul lato dell'istruzione post-universitaria, ho da comunicare, invece, successo. mi ha chiamato ieri Patricia, quella che si occupa delle ammissioni ed iscrizioni e mi ha detto ¡Enhorabuena, Michael! avrei voluto rispondere, beh, saranno le 4 e mezzo di pomeriggio, è un'ora buona come un'altra. poi, sforzandomi di ricordare che questa è un'altra lingua (non un dialetto, un'altra lingua...) ho fatto 2 più 175849 e mi è venuto un numerone, ma ho capito che voleva dire: Congratulazioni!
a questo punto resta soltanto da pagare. il corso comincerà il 22 di ottobre.
sul versante dell'istruzione da me impartita, invece, sto ancora aspettando una risposta/proposta lavorativa dal mio amico Simon, che tende ad essere un po' lento nelle sue comunicazioni... ma posso io fargliene una colpa? vedremo come si mette. riuscirò a insegnare per la Berlitz?
chiudo avvertendo chiunque sentisse il bisogno di essere informato, che sto leggendo The Adventures of Sherlock Holmes. e la cosa, devo confessare, mi piace parecchio. almeno in attesa del settimo Harry Potter, che tarda a cadere nelle mie mani.
ah, ho sottoscritto il servizio gratuito (chiaro) di google per le statistiche di accesso ai siti web. si chiama google analytics e sembra ben completo. offre un sacco di informazioni e tra le altre cose mi ha detto che negli ultimi 3 giorni (da quando ho iniziato a usarlo per le pagine del blog) qualcuno è arrivato al blog cercando su google la frase: isola di ko payam. giusto per curiosità, ma chi è stato? comunque è un/a grande.
hasta logo.

Sunday, September 16, 2007

botte da orbe


giornata di riposo. pasta con le melenzane (belle fritte nell'olio, verdure esauste; scherzo). doveva essere una pasta corta con i piselli, la salsa di pomodoro e la panna ma, aperto il frigo, le campanelle nere hanno preso il sopravvento e siamo finiti nello spaghetto affogato nel pumidoro.
per digerire, breve sosta sui divani: dispiego di apparecchiature informatiche e lavoretti domenicali per preparazione alla settima che impende. poi, passeggiata nel parco del Buen Retiro con fermata nel giardino delle rose. una decina di varietà sono arrangiate nelle sezioni più o meno grandi di un grande ovale. ognuna col suo profumo, colore, piumaggio. al centro una fontana circondata da panche di pietra.
tornati a casa abbiamo ripreso ad occuparci delle nostre letture, di nostri lavoretti. in attesa della precedente inquilina. quella che doveva venire a riprendersi i suoi due divani (che non avevamo voluto accettare al modico prezzo di 1000 euro).
è appena stata qui. anzi, sono appena state qui. Ana, vestita di giallo e un'altra ragazza vestita di verde, che doveva essere l'altra abitante dell'appartamento, in coppia con Ana. sono entrate ed hanno cominciato, senza mettere tempo in mezzo e senza chiedere l'aiuto di alcuno, a muovere uno dei due divani per portarlo giù. con delicatezza? alzandolo? no, trascinandolo, spingendolo, alzandolo senza averne le forza e facendolo rimbalzare qua e là. abbiamo cercato di aiutare, più per evitare danni, che per far loro un piacere. dopo essere riuscite a uscire dalla porta, in un tumulto di colpi e spinte, dovevano affrontare le scale. Pablo le ha aiutate e, a suo dire, hanno mosso la lampada del pianerottolo quel tanto che basta per avere paura (lui, non certo loro) ma non romperla. si sono poi riprecipitate su, all'attacco del secondo divano. la ragazza in verde (meglio: la folle in verde) ha alzato da sola il divano da un lato, senza che ci fosse nessuno dall'altro. cosa vuole fare? ci siamo chiesti stupefatti. l'altra, Ana, è arrivata a dare manforte e si sono avviate a colpire il possibile, con obbiettivo passare dalla porta. aiutando e dirigendo, abbiamo evitato che la "finissero di trinciare" (copyright, il babbo di fritz). sono scese verso le scale e questa volta il tentativo di far cocci è andato a buon fine. lampada in mille pezzi. divano addosso a Pablo. Ana che sbuffa, la folle verde che intanto è tornata in su per riprendere i cuscini cascati ovunque... li imbraccia tutti e li porta fuori dalla porta, solo per finire anch'ella sui vetri. un cuscino le cade e lei lo calcia giù dalle scale, a ramazzare vetri e prendere polvere su polvere. Shanti le offre aiuto. lei grugnisce e continua. arriviamo con il secondo divano fuori dalla casa.
ci sarebbe da risolvere questo piccolo problemino dei vetri... niente paura! tornano in su e domandando una scopa si accontentano di giornali, cenci, mani nude, qualsiasi cosa. Shanti consiglia di chiedere ai vicini. i vicini non ci sono, dice Ana. Shanti suona alla porta dei nostri dirimpettai: aprono e ci prestano la scopa.
finite le pulizie sommarie, il tifone giallo-verde se ne va via, rapido, furioso e incazzato, così com'era arrivato.
le righe sul parqué e la cucina sporca di grasso assumono un senso tutto nuovo.
siamo ancora in shock.

ps./fotorebus: ristorante visto per strada + la cuenta di una sera con pulpo e patatas bravas = pardian.

Claude François


ebbene sì. that's right.
siamo nella casa nuova. in un appartamento decisamente decoroso connessi a una più che decorosa linea senza fili (uifi, la chiamano qui in Spagna) da me appena finita d'installare. c'avrò anche messo un pomeriggio e una serata ma funziona una meraviglia.
antenne spiegate quindi e vento in pop (a) per nuove storie e cromatici racconti su queste pagine, mai così frequentate e commentate. grazie grazie grazie (e via con gli incentivi al postaggio).
vi avverto subito che la nuova casa ha una stanza centrale (soggiorno) piuttosto ampia e spaziosa con (adesso) due sofa-futon freschi freschi di ikea ma cresciuti ieri nel sudore mio e di Pablo (il nostro tedesco/francese coinquilino con nome spagnolo).
sempre nel centro sta la cucina, pulita ieri con gioia da Shanti ed Andrea (la nostra franco-germanica coinquilina con nome... francese? tedesco? importa?) fin nel profondo, causa sporco resistente e inamovibile lasciatoci in dono da Ana (la precedente inquilina ispanico-spagnola che se venisse a portarci via quei suoi 2 ingombranti divani del cas ci farebbe anche un piacere).
ai lati, come ali graziose di uno scoiattolo alato (che uno scoiattolo normale se le sogna la notte), stanno le due zone notte (camera+bagno en-suite). decisamente il punto forte della casa. in un bagno (di poco più piccolo): la doccia. nell'altro: la vasca. ovvio, con possibilità di doccia: non sempre si può, si vuole, si deve sprecare ettolitri ed ettolitri d'acqua per eliminare le polveri sottili e i cattivi odori che regnano in una città come madrid che si regge sul traffico e la frittura mista.
ancora alcune cose mancano, qua e là. alcune vitali (un telefono satellitare per chiamare il buon osama e chiedere notizie di elvis), altre di poca importanza (un ferro da stiro). ma, tutto sommato, son cose che verranno con i giorni e con i mesi. pezzo dopo pezzo. per adesso abbiamo (ho) aperto la porta sul grande web e quindi, inevitabilmente, quei riottosi fiumi di puttanate che tanto riducevansi pel filtro dei 2 euro all'ora esatto dall'internet café, strariperanno sulle vostre, ahimé, ignare menti e giungeranno rapide e sicure fino ai mari del sud.
Arrrgh, marinaio!

ps. piace il nuovo taglio?

Saturday, September 08, 2007

Nacht der langen Messer

Siamo di ritorno dall'incontro con il nostro futuro padrone di casa, che a occhio e croce in spagnolo si chiama Dueño. Anche se, in verita' l'appartamento e' di sua moglie.
Abbiamo parlato con la precedente inquilina, che dovrebbe andarsene martedi'. O almeno cosi' speriamo. Le abbiamo chiesto se vuole o meno lasciare i mobili. Ci ha detto, certo, tanto se li devo portare via per me e' piu' problematico. Bene, diciamo, e quanto vorresti? Dice, 1300 euro. 'Aaazz!, rispondiamo in coro (ok, l'unico che lo ha veramente pensato sono stato io perche' gli altri non hanno una gran domestichezza col napolitano, ma si fa per dire... un po' di suspension of disbelief per favore). In fondo quali mobili lascerebbe? I due letti, i due divani e un tavolino marcio. Chiedamo, e solo per i letti? 350 euro. Affare fatto. IKEA, arriviamo.
Luego, siamo andati nel bar di un albergo li' vicino per parlare del contratto e porre tutte le nostre domande al dueño. Seduti ad una tavola rotonda, ci siamo rincuorati del fatto che sembri fidarsi di noi e ci garantisca ADSL dal primo giorno (il sogno di ogni uomo; meno di ogni donna).
Resta soltanto da chiedere l'aval alla banca e poi firmare il contratto: martedi' sera o mercoledi' mattina. Ammesso che l'inquilina non abbia un colpo di testa e ci pianti il cuchillo nella schiena.
Bene bene. Vi lascio qui.
Preparate i biglietti aerei e le carte d'imbarco.

apprendinsegna

Dovremmo essere ad una svolta.
Ieri sono arrivati i nostri compari di casa. Siamo andati a rivedere il secondo appartamento papabile (quello con la piscina e la palestra in Calle Eros: una certezza). Anche a loro e' parso nuovo bello e accettabile. Poi la sera alle 9 abbiamo ricevuto finalmente una risposta per il primo appartamento pap(p)abile: quello con l'ampio soggiorno nel mezzo e le camere con bagno en-suite ai lati, giusto sotto il parco del Buen Retiro. Hanno detto che dovremmo (finalmente) essere i primi in linea. Fra qualche minuto li chiamiamo di nuovo per fissare un appuntamento vis-à-vis`e discutere in concreto (concretar).
Ancora siamo abbastanza nel limbo. Fino a quando non firmiamo il contratto, il disastro e' sempre in agguato.
Nella peggiore delle ipotesi speriamo di poter tornare indietro al numero due e consolarci con un bagno in piscina.

Sul versante scuola. L'opzione IED e' definitivamente tramontata. Ho trovato un'altra scuola. Si chiama Tracor ed hanno un corso chiamato MFA: Master of Fine Arts in Computer Art. Tutto un programma. Sembra abbastanza ampio e strutturato. Tratta tutti gli aspetti del graphic design. Dura 10 mesi. Da Ottobre a Giugno. Poi, il Settembre successivo comincia l'anno di pratica in azienda: 6 mesi di stage e 6 di lavoro effettivo.

Nei prossimi giorni devo completare tutte le formalita' per l'immatricolazione: un'intervista, dei test, la presentazione di un portfolio, il riempimento di un sacco di carta. Poi mi diranno se sono accettato. Fiscali.

Ho anche fatto una intervista con il supervisore delle scuole Berlitz a Madrid, un certo Simon Williamson. Credo sia possibile insegnare part-time a partire dal primo di ottobre. Cosi' manteniamo i due binari: apprendimento e insegnamento. E mi tengo stretta la confusione mentale: spagnolo per studiare, inglese per insegnare.

Mi finiscono i minuti di internet. Hasta luego.

Wednesday, September 05, 2007

blitzkrieg

Ancora in cerca di un appartamento.
Ma prima un passo indietro. Sono alcuni giorni che abbiamo capito che per farci dare (pagando, non gratis) un appartamento c'era bisogno di avere un conto in una banca spagnola, cosi' da poter fare cio' che molti simpatici padroni di casa iberici chiedono ai futuri inquilini: un "aval bancario". Che cos'e' e come funziona? Dopo molti tentativi e molte domande, abbiamo capito che si tratta di un certo numero di mensilita' (tipo 6 o 10 o 12) che l'inquilino deve mettere in banca in una sorta di deposito bloccato (che in spagnolo si dice Congelado) per tutta la durata dell'affitto. Una volta che il contratto di affitto si risolve il deposito si sblocca e i soldi tornano attivi nel conto. Ovviamente (oppure non e' tanto ovvio?) per tenere i soldi bloccati e improduttivi in questo modo bisogna pagare un certo interesse alla banca. Certo, certo.
Dunque, per trovare un appartamento ci vuole un aval. Per un aval ci vuole un conto. Cerchiamo un conto.
Andiamo in almeno 3 uffici diversi del Banco di Santander, in uno della Caja Madrid e capiamo che la cosa e' piu' complessa di quello che sembra (forse dovrei cambiare il sottotitolo al blog). Dicono che per avere un conto ci vuole un contratto di lavoro e il passaporto oppure il NIE (il numero di registrazione dello straniero).
Ora, noi non abbiamo in questo momento ne' l'uno ne' l'altro. Shanti ancora il contratto non l'ha firmato e comincia a lavorare il 17 di Settembre. Io nemmeno l'ho firmato e comunque comincero' (se tutto va bene) il primo di Ottobre. Il NIE andiamo a chiederlo (a chiederlo) il 18 di Settembre: il primo appuntamento disponibile: siamo in piu' di sei a richiederlo.
Appartamento - Aval - Conto - Contratto/NIE
Siamo ad un punto morto.
Stamattina, en passant, e senza alcuna velleita' di successo, entriamo in una filiale della Barclays. Chiediamo come si fa a aprire un conto. La vicedirettrice (o subdirectora/subcomandante marcos) ci fa alcune domande e chiede di produrre il passaporto. Dopo 20 minuti abbiamo in mano le tesserine per l'online banking e i dettagli del nostro conto cointestato. Facile, no?
Forse abbiamo trovato la falla (you are now the weakest link!) e il castello di carte gia' traballa.

Fase due della colonizzazione: andare in giro per appartamenti (they are out there). Stamattina, una volta aperto il conto, parevano chiamarci tutti per vedere il loro "piso". Dev'essere il blu-aqua di Barclays che ci porta bene. Siamo stati, finalmente nell'appartamento perfetto. Ben distribuito (che in spagnolo si dice tutto diverso: Bien distribuido), luminoso, in una zona tranquilla (che in spagnolo, ah si', si dice Tranquila), con una grande cucina attrezzata di tutto, un bagno per ciascuna camera. E le due camere separate da un gran salone centrale. Lo vogliamo ora.
Purtroppo sembra che siamo in fila d'attesa. Accendere incensi e sacrificare capre agli dei.
Poi siamo stati in un moderno complesso di appartamenti che, manco a dirlo, si trova in una via appena fuori mano (A due passi da Novembrini, dopo un comodissimo sterrato). Si chiama Calle Eros e ancora non e' sulla mappa. Non aggiungo altro. Costa meno, e' molto meno ben distribuito pero' ha tutti i comfort.
Ma non temete. Domani ci aspettano altri bellissimi appuntamenti (almeno 3) per vedere appartamenti vuoti. Siamo passati al lato oscuro dell'IKEA. Vedremo se la tecnica portera' frutti. Vinceremo con una guerra lampo. Lo dicono dal tempo delle Guerre Puniche e non ha mai funzionato.
Due baci uno di qua uno di la'.

Tuesday, September 04, 2007

lettera ai nostri futuri compagni di casa

Dear Andrea and Pablo,

Today I'm writing in English because I'm too lazy to type and Michael is doing it for me.
The situation is more complex than expected. we lost the apartment in Salamanca because I still haven't signed my work contract and the owner refused any negotiation. On Monday we saw 3 horrible apartments and 1 that wasn't bad but only had one double room. Tonight we are going to see two more.
We discovered that many landlords want this thing called "aval bancario" which basically means an x-amount of money gets frozen in your account (for example 6 months worth of rent which the landlord can take should there be any problem with the payment). This aval thing can only be done with a Spanish account which seems very difficult to get if you don't have a NIE (numero di identificacion del extranjero) or a passport "and" a work contract in Spain.
We have applied for the NIE but we'll only have an appointment to start the process on the 18th of September and it seems I will sign my contract at the end of September.
This afternoon we will try one more bank to see if we can interrupt this vicious circle.
We can't guarantee that by the time you get here we will have found something. At the moment we are staying in a (hostile) hostal in the centre which is expensive for what you get and has no kitchen to cook in. I would recommend you look for a cheap hostal or an "estudio" you can rent per day/week/month. The cheapest hostals we found were about 45 euros a night, but who knows what they are like. If we have to stay longer than Saturday we will switch to that option.
We are not giving up just yet.
We look forward to seeing you very soon.

Love,
Shanti via Michael