Wednesday, March 19, 2008

Fiocchi


Dopo la breve pausa di Grenoble, paese di burrate e granseole, siamo di nuovo a Ginevra, Cantone Francese, Svizzera, Mondo. A dire il vero siamo tornati ieri, freschi freschi dopo un paio di treni: Grenoble-Lyon, Lyon-Genève. Interessante lo scalo alla stazione di Lione: trovato una deliziosa patisserie/boulangerie dove acquistare un paio di sandwich e due mini pain au chocolat. Tutto buonissimo e consumato sul treno a mezzogiorno in punto, più per abbattere la noia del viaggio che per fame.
Oggi colazione diversa dal solito (in genere si tratta di pane tostato, burro e marmellate varie). Un sano oatmeal, tanto per cambiare. I proverbiali fiocchi d'avena. Sono partito con entusiamo e rapidez, ma dopo solo 4 cucchiaiate ho cominciato a rallentare e girare intorno ai fiocchi caldi, temporeggiando. Pochi sospiri dopo, abbandonavo l'enorme distesa lattosa. Sarà per la prossima volta. L'idea dell'oatmeal, l'immagine del quacchero sorridente, mi affascina molto più della sua realtà.
Sazi di carboidrati, ci siamo avviati verso il centro. In discesa verso la brulicante umanità cittadina.
Abbiamo comprato formaggi e visitato un negozio di spezie e cucina internazionale. Trovato dei buoni punti di partenza per il green curry di stasera.

Sto fotografando cartelli pubblicitari, ultimamente. Colleziono biglietti da visita, brochure, depliant. La Svizzera in questo senso ha sempre molto da offrire.

Le previsioni del tempo dicono neve tra domani e venerdì. Sembra strano, ma potrebbe succedere. Domani, pane tostato.

Monday, March 17, 2008

Switzerland of the Brave

Siamo a Ginevra, città di mare, rose e colori. Il paesaggio è incredibile: qui finalmente ho il piacere di vivere l'incanto del deserto, soffrirne l'impossibile escursione termica. In questa terra di pescatori parlano una lingua di origine slava, non troppo lontana dal serbo-croato. Gli uomini portano il velo e le donne si muovono soltanto in motociclette scassate, reliquie tecnologiche dell'antica occupazione russa. I pochi negozi della città stanno aperti 24 ore al giorno e servono il caratteristico tè alla menta per innaffiare le prelibatezze del deserto: cous cous di pollo e agnello, verdure saltate alla piastra e deliziosi dolci dagli innumerevoli strati di pasta fillo, mandorle, gocce di cioccolato e uva passa. Non mi stancherei mai di mangiare ai loro bassissimi tavolini, seduto su tappeti ornati di uccelli e decori sgargianti. Le persone che incontriamo sembrano amichevoli e vorremmo provare le poche parole di spagnolo che conosciamo per iniziare una conversazione, ma non trovando il coraggio necessario, parliamo a gesti e gli indigeni ci guardano incuriositi.
Oggi pomeriggio prenderemo un paio di cammelli e attraverseremo le dune che ci separano dalla vicina Francia. Un vecchio amico ci aspetta a Grenoble, ridente villaggio sui fiordi francesi. Spero che al nostro arriva ci introduca alle meraviglie naturali della regione e ai gustosi piatti a base di salmone ed aringhe affumincate. Prima che faccia notte faremo certamente una visita al museo archelogico per ammirare i resti del popolo vichingo: già immagino gli elmi cornuti e gli scheletri enormi degli elefanti di Annibale. Passeremo la notte nel piccolo igloo del nostro ospite, assaporando il tepore del legno di tek che brucia schioppettando nel fuoco. Magari potessimo restarvi più a lungo. Invece al mattino seguente (domani) faremo li nostro ritorno in terra Svizzera. Ci siamo assicurati una cabina extra-lusso su un bastimento a vapore che percorrendo il Reno ci condurrà gentilmente a destino. nell'umidità oppressiva dei tropici.

Tuesday, March 11, 2008

Qualche Metro sotto terra


Fortunatamente, dopo qualche tempo che prendi la metropolitana, ti abitui.
Non più sguardi persi nei tragitti delle varie linee che tappezzano le pareti. Non pensi più che la linea che vedi disegnata sia necessariamente la stessa su cui stai viaggiando. Ormai sai che le mettono tutte lì su a caso, perché ti possa confondere.
Non più ripetere a voce alta il nome della fermata dopo la signorina annunciatrice. Fa tanto turista.
Non più spostare il tuo abono mensile da un paio di pantaloni all'altro. E' inutile, così te lo scordi a casa.
Non più infilare l'abono nella macchina che te lo rinnova lasciandolo avvolto nella plastica protettiva. Il codice a barre non si legge e pensi che tutte le macchine di questa puta stazione ce l'abbiano con te.
Non più perdersi ad ascoltare quelli che entrano e suonano canzoni improbabili su chitarre spagnole. La tua musica è a un volume più altro dell'ultimo concerto dei Judas Priest da sotto il palco. E a te piace la classica.
Non più sedersi e aspettare che gli imperativi morali si formino nella tua testa per lasciare il posto a questo o quell'altro viaggiatore. Non ti siedi mai, e basta.
Non più stupirsi all'orribile puzza di caramellose palomitas quando scendi a Sol. Semplicemente, a Sol non ci devi scendere. Mai più.
Non più cercare di convincersi che quelle tracce di liquido vischioso sulla banchina siano di acqua che filtra da sopra o di birra versata a terra. E' vomito. Vo Mi To. Oppure sangue.
Non più correre giù per scalini scoscesi per prendere il treno che già fa il fischio della partenza. Ne passa un altro in un minuto, tronco. Tranquillo.

E infine non più prendere il metro. Compri El Pais e bel bello ti monti sull'autobus. Tra poco ci siamo.

Monday, March 10, 2008

Navacerrada


Giorno a tutti.
Oggi è lunedì. E come tutti i lunedì avrei potuto non scrivere niente. Invece.

Ieri, dicesi domenica, siamo andati in escursione con alcuni miei compagni. Destinazione Navacerrada, paesino sulla Sierra dove molti madrilegni si rifugiano d'estate. Praticamente una Maresca locale, fatte salve le dovute differenze: alimentazione e idioma.
Siamo partiti prestissimo (in termini spagnoli). Avevamo fissato alle 10e30 all'intercambiatore (altra parola italiana?) di Moncloa. Bella la zona all'uscita della metro. Potremmo farci un pensiero per il prossimo anno. I convocati alla presa dell'autobus eravamo solo io e Shanti e Pablo e la sua ragazza, Rebecca. Avrebbe dovuto esserci anche l'altro Michael, ma non ha dato alcun segno di vita e il bus partiva, che ci vuoi fare?
Gli altri, o meglio le altre, sarebbero venute in auto. Arantxa, Eva, Ainhoa e una sua amica, Iona (chiedo perdono, non so come si scriva). Ah dimenticavo, con loro c'era anche Marley, il cocker di Arantxa. Non Bob Marley, solo Marley.
Da Madrid ci vogliono solo 50 minuti per raggiungere i 1200 metri di Navacerrada. Che strano, già a 1200. Eh sì, uno non ci fa caso, ma già a Madrid siamo a 600 metri sul livello del mare. Il viaggio è tranquillo, se si riesce a sopportare la velocità forse eccessiva imposta dallo sportivo autista e i dossi rallentatori che danno il colpo finale a chi sta quasi per vomitare.
Clima della giornata.
Cielo a tratti coperto di nubi non troppo minacciose. Vento possente per sentire meglio tutto il freddo fa.
Progamma del'escursione: fare un giro intorno al lago artificiale. Anche detto il Pantano. Questi spagnoli.
Poi, rifugio nei tavolini all'aperto di un ristorante locale. Poco rifugio e molto freddo. Tortilla buonissima. Panini portati nello zaino e preparati amabilmente da me medesimo al mattino: inutilizzati. Buoni per la cena.
Una volta terminato il pasto, scoperta del caffè bonbon, ovvero la tailandia è vicina: caffè con un fondo di latte condensato.
Abbiamo ancora un po' di luce solare a disposizione, ma con due viaggi nell'auto di Arantxa, cerchiamo di nuovo rifgio al caldo. Stavolta con successo. In una baita ristorante dove non mancano tisane e cioccolata calda.
Ritorno a Madrid per le 7e30 di sera.
Molte possibili destinazioni annotate per le prossime volte. Mentre il buon clima avanza e la neve recede.
Buonas tardes y buena suerte.