Friday, October 19, 2007

acqua e farina: milleusi


l'ultimo passaggio di burocrazia da espletare, prima di cominciare a lavorare, era andare ad una misteriosa oficina (uno dei tanti falsi amici, in castigliano oficina vuol dire "ufficio" e taller vuol dire "officina", e non tailleur, ma questa è un'altra storia) chiamata Hacienda. e che sarà mai? e poi per farci cosa? per richiedere degli adesivi. boh. e con questi adesivi che ci faccio? gli dai al tuo datore di lavoro. il mistero s'infittisce.

dicono che servano a fini fiscali.

sono basito.

comunque l'Hacienda si trova vicino al metro Guzman el Bueno, che come nome trovo sia tutto un programma. scopro su wikipedia che el Bueno fu il primo Señor de Sanlúcar (1297-1309)... la portata di tale assunto credo sia chiara a tutti e suscita in me un chiaro e spontaneo: e 'sti cazzi?

mi reco alla detta stazione accompagnando per parte del suo tragitto shanti, che se ne va al lavoro. ci separiamo a Nuevos Ministerios, dopo un edificante viaggio in Cercanias (una via di mezzo tra treno e metropolitana che può far risparmiare minuti preziosi all'uomo e alla donna di corsa). arrivato al mio Guzman, mi oriento a colpi di sestante e di carta di Madrid; forse a dire il vero più con la seconda che con il primo; anzi il primo non l'ho usato per niente. quando, dopo pochi minuti, adocchio il grande edificio dell'Hacienda noto un grande via-vai. mi sa che un sacco di gente ha comprato l'album e ora fatica a trovare le figurine mancanti. speriamo bene.

all'entrata c'è addirittura il metal detector. roba seria. il cellulare che ho in tasca non suona.

al banco informazioni basta sospirare la parola pegatinas (adesivi) e ti danno un numero d'attesa e una direzione: su per le scale, zona A.

salgo. raggiungo la zona A, che, incredibile dictu, è la prima che mi si para davanti. mi siedo, visto che ho davanti a me almeno 20 numeri. leggendo qualche pagina di libro l'attesa scorre veloce e mi ritrovo col 192 vincente in mano. raggiungo la mujer al bancone numero 9. chiedo le etiquetas (parola più ufficiale, mi par di capire). lei vuole il mio NIE originale, il DNI (la carta d'identità) e un "modolo che è da ripienare". benissimo.

mi chiede con fare conspiratorio: è la prima volta, suppongo?

beh, sì. (è male?)

bene, bene. allora sì, riempi questo e riportamelo, senza riprendere il numero.

(e vorrei vedere!)

quando torno col foglio in bocca, tutto fila liscio. mi stampa una paginata di etichette con il mio nome, la residenza e un lungo codice a barre. ora sono proprio nel sistema, penso. sono fregato.

rimetto le auricolari (qualcuno ha criticato il mio uso della parola "cuffie"; sembra che faccia la doccia o vada in piscina, pare; suppongo suoni abbastanza Sony anni '80, mentre auricolari fa tanto Aiwa anni '90) e torno alla stazione del Bueno. da lì un paio di fermate e sono alla mia scuola (quella per cui insegnerò) per lasciare gli adesivi.

quando arrivo parlo con la segretaria e anche la direttrice mi vede e mi saluta. dice che ci vedremo la prossima settimana per firmare il contratto; e di lasciare 2 figurine. capisco, le altre ce le hanno già. il solito culo.

(note to self: chiedere agli spagnoli come si dice ce-lo/mi-ma nella loro varietà linguistica regionale.)

dopo il successo burocratico decido di tornare all'ovile. imbocco l'Avenida del Principe de Vergara (lunghissima) e mi faccio praticamente dal metro Colombia a casa tutto a piedi. che, vi assicuro, sembrava un'idea simpatica d'acchito ma fa tanto male poi.

lungo la strada ho trovato un negozio dal nome: I'Bagel. non oso pronunciarlo. non saprei che lingua adottare. entro come nell'oasi del miraggio e un po' titubante chiedo 2 bagel al sesamo da portar via. le ragazze, dietro un bancone tipo self-service (mille ragazze; zero clienti), mi guardano come se avessi chiesto Mirra o un cofanetto celebrativo di MacGyver. arriva addirittura il capo con l'aria di colui che ne sa una più del Colonnello Kentucky. ripeto la richiesta. mi fa cento domande neanche parlassi russo e mi attacca un pippone sul fatto che di bagel ne esistono due tipi, uno piccolo come un doughnut e uno grande, detto anche britannico o americano. quale voglio? quello grande. certo, uno come te, grande come sei. sparisce in cucina. riappare un secondo dopo chiedendo se mi vanno bene congelate. no, se le volevo congelate andavo al carrefour. ri-sparisce. torna con un sacchetto di carta già chiuso. lo dà alla cassiera, che mi dice: sai, ci sono solo quelle piccole, però almeno sono al sesamo. va bene, va bene. pago 2 euro e fuggo. tutta 'sta storia per 2 euro di bagel ex-surgelate.

alcune (rare) volte nella vita uno vorrebbe proprio essere paracadutato a new york. no questions asked.

Wednesday, October 17, 2007

il paradosso dell'arciere


oggi ho fatto un giro tra le recensioni di hardware per trovare giudizi sul macbook pro 17 pollici. direi che non sembra avere grandi difetti. mi sto solo chiedendo se sia un po' grande e difficilmente trasportabile. boh, sarà comunque sempre più piccolo di certi acer o toshiba con schermi immensi che chiamare laptop sembra un po' strano. vorrei vedere chi se li mette in grembo quei cosi. forse appoggiati su due caprette (possibilmente vive e con pizzo da metallaro).

ho avuto anche tempo di trovarmi uno script per il conto alla rovescia e modificarlo quel tanto che bastava per aggiungerlo al blog. così entriamo definitivamente in clima avvento.

riassumendo, non ho avuto grandi avventure quest'oggi. sarà che non ho praticamente messo piede fuori della porta (sì, vallo a raccontare a Proust, direte voi). non sono nemmeno stato a comprare il pane; quello integrale tipo sandwich con semillas bastava per tutti gli usi.

shanti domani non ha classi mattutine e ha quindi risolutamente deciso di mettersi a dormire alle 10 di sera, cioè ora. ma vi pare possibile? non mi resta che:

a. leggere un libro; Kafka on the Shore mi sta piacendo piano piano un po' di più. it's a grower.

b. continuare a scrivere sciocchezze su queste pagine.

c. vedere un altro episodio di MacGyver, oddio NO! ma perché MacGyver ci piaceva quando uscì? è praticamente inguardabile, specialmente se consumato in lingua originale: Mac ha un accento americano dei più odiosi; tutti i popoli del mondo sembrano parlare (anche tra di loro) in inglese con gli accenti più inverosimili; sembra sempre girato in California o Texas, che sia il deserto del Gobi, la giungla birmana o il centro di Budapest; il trucco e i costumi sono da festa delle medie in maschera. lasciamo perdere le trame, per carità. vi invito a vederne anche un solo episodio, sempre che riusciate ad arrivare in fondo. apre decisamente nuove prospettive sul brutto.

d. giocare un po' a Ultima VII The Black Gate. ecco, buona idea. facciamo due passi con l'avatar. una chiacchierata con qualche NPC e due tiri con l'arco.

a proposito di Non Playing Characters. una cosa vorrei capire, ma chi lo legge questo blog? e soprattutto, ma possibile che, escluso rare eccezioni, a commentare siano sempre gli stessi 2 o 3? boh, io il sasso nello stagno ve l'ho lanciato. vedete un po' voi, quanti schizzi vi arrivano.

aicsevor alla otnoc

ci siamo.
il leopardo delle nevi è alle porte del villaggio.
dopo mesi, anzi anni di attesa, il 26 ottobre sarà disponibile il nuovo MAC OS X 10.5 Leopard.
è quindi anche arrivato il momento di passare al lato oscuro in modo definitivo. prima l'avvicinamento a piccoli passi con il baccello suonante e l'utilizzo di iTunes, ma perché, qualcuno usa ancora qualche altro programma per ascoltare la musica? se lo fate, non mi interessa. ora l'attacco finale.
dicono, si narra, si racconta che dal 26 di ottobre in poi anche gli iMac e i portatili dovrebbe lasciare i magazzini già equipaggiati con Leopard. let us see how the events unfold. sicuramente ci saranno nuove comunicazioni una volta raggiunta la data fatidica.
per adesso vi lascio con questo rebus visuale, ci sono già tutti gli elementi per risolvere il caso. l'assassino è il guardacaccia.

ps. piace il nuovo stile del blog? ero stanco dello sfondo bianco. il nero rende tutti più snelli e fa risaltare le foto.
pps. datemi il vostro parere sul sondaggio potteriano. secondo me la risposta è ovvia; ma qual è?

Sunday, October 14, 2007

Titolo Sagace


no, perché poi questa settimana (quella che è ormai quasi finita) ho fatto anche l'addestramento. basta con tutto questo training. diciamo addestramento, così la gente pensa che abbia fatto non so quale scorribanda militaresca in calzoni corti e pezzola tricolore.
i tipi di berlitz mi hanno chiamato, venerdì scorso. ve l'avevo contato? non ricordo. mi chiamarono proprio mentre eravamo all'aeroporto a prelevare la mamma di shanti per il finesettimana di visitazione madrilegna. dissero, anzi disse (passiamo al singolare, visto che al telefono era solo Eva, non 300 persone in vivavoce) che l'addestramento sarebbe stato di mattina, dalle 10 alle 14.30. benissimo, dissi io. almeno si comincia. si parte. si fa qualcosa.
com'è andato? non male. c'erano altri quattro insegnanti a condividere il mio destino. ho detto altri quattro, ma avrei dovuto usare il femminile, perché, ovviamente, sono tutte donne. userò le iniziali. non esageriamo con l'infrazione della riservatezza (sì, oggi ho deciso che gli anglismi sono temporaneamente al bando).
A., padre spagnolo, madre americana. nata in New Mexico. vive in North Carolina. quando non è in Spagna, per visitare i parenti o farsi un anno e forse più di soggiorno, insegnando inglese a gente che non lo parla. ha un accento più simpatico quando parla spagnolo.
M.K., genitori irlandesi (credo ambedue) ma sempre vissuta in Connecticut (sfilano immagini urbane prese direttamente da Gilmore Girls). alla prima esperienza, o quasi, d'insegnamento. molto ossequiosa, molto educata.
G., irlandese. ha già insegnato in Spagna per un anno e, giuro, si nota pochissimo. se almeno evitasse di usare parole del metalinguaggio quando insegna... (cfr. Practice, Presentation, Noun, Role-Play etc). il suo accento irlandese non è impossibile da capire. sollievo.
A., spagnola con nome egiziano. unica altra non-anglosassone del gruppo, oltre me. alla prima esperienza. ha vissuto 5 anni in Irlanda. strani sprazzi di accento molto irlandese. con qualche tocco di spagnoleria. occasione di praticare il mio spagnolo negletto.
molte delle cose che abbiamo fatto durante il corso erano un po' una rivisitazione, in brutta copia, del mio TEFL. comunque sono servite. almeno sono ri-entrato un poco nel clima. ho ripreso confidenza col mezzo vocale. ho ripensato ad alcuni errori comuni, ho ricordato un bel po' di tecniche trascurate e cadute nel dimenticatoio. There's always room for improvement.
solo quattro giorni di addestramento, grazie al venerdì di festa nazionale. qui nel paese della tortilla si celebrava la Hispanidad, mi dicono. cortei di migliaia e migliaia di latino-americani in strada per dimostrare che gli spagnoli gli hanno invasi, ma loro sono contenti. gratitudine. forse. richiesta di uguaglianza, diritti, rispetto e considerazione; più probabilmente.
venerdì sera siamo usciti con le mie compagne di corso. prima a cena in un ristorante sedicente africano (la decorazione era piacevole, hanno quelle sedie che escono da sotto il tavolo al tirarle, che invenzioni!, colori di terra, ocra, statuette, maschere, boh; il cibo era tanto africano quanto il papa odierno; ma poi io che ne so; del cibo africano dico, non del papa). fase mangereccia accompagnata solo da A. (la spagnola) e una sua amica, sempre di Madrid. poi, ritrovo con le altre. prima una, poi l'altra, poi tutte + un'amica/coinquilina di M.K., tale Boh, anch'essa americana, che lavora come stagista all'ambasciata medesima - caffé e fotocopie, in feluca.
il sabato, come da buone tradizioni tradite, è serata di cinema. prima di incontrarci con Marco e Betta (e due loro amiche spagnole) siamo stati a vedere Eastern Promises, l'ultimo film di David Cronenberg.
ho una sola domanda? ma Cronenberg dov'è andato a finire? qualcuno l'ha fatto a pezzi e gettato nel Tamigi? ho l'impressione che dovrò fare alcuni passi indietro e guardarmi A History of Violence (che credo di essermi perso, o di aver visto e dimenticato subito dopo). rivedere magari anche Spider, se conto la prima visione ad occhi chiusi fatta qualche anno fa, credo a casa del Jack.devo capire come prendere questa piega cronenberghiana. dove ci vuole portare? e sopratutto, perché?
d'accordo, c'è una buona Naomi Watts (un po' sotto-sfruttata, credo), quel guascone di Vincent Cassell a cui ormai fanno fare tutto fuorché il francese; e una bella prova di Viggo Mortensen in veste mafia russa. non dico, tutti abbastanza convincenti. è che la storia... la storia non so. un po' mi manca. un po' mi sembra stantia. un po' mi lascia indifferente. la mafia russa a Londra. boh. speravo in qualcosa di più.
non so che pensare. farò ricerca.
ps. bene. e anche Harry Potter VII è finito. possiamo solo rileggerlo, a tempo debito. nel frattempo è pasato davanti ai miei occhiali impolverati anche jPod, l'ultimo libro di Douglas Coupland. ha fatto la sua porca figura. consigliato a chi era piaciuto Microserfs.
adesso è il momento di scegliere il nuovo libro. cosa mi consigliate?
Dubliners - James Joyce
Crime and Punishment - Fyodor Dostoevsky
Great Expectations - Charles Dickens
Kafka on the Shore - Haruki Murakami
votate votate votate. altro che Partito Democratico (nome un po' generico, eh? come se facessi un risotto e lo chiamassi: Risotto Cotto; non c'è che dire, pelle d'oca).
pps. lo sapete vero che tanto un libro per stasera l'ho già scelto? tanto per rimanere in tema PD.

Wednesday, October 10, 2007

The Bornemisza Ultimatum

si, la scorsa domenica siamo stati al museo thyssen-bornemisza. a parte il nome impronunciabile di questo simpatico barone vi voglio rendere partecipi del mio straniamento a leggere l'incipit della sua biografia su wikipedia, e cito:
"Baron Hans Heinrich von Thyssen-Bornemisza de Kászon (2 April 192126 April 2002), a noted industrialist and art collector, was a Dutch-born Swiss citizen with a Hungarian title, a legal resident of Monaco for tax purposes, with a declared second residency in the United Kingdom, but in actuality a long-time resident of Spain. His fifth and last wife, Carmen "Tita" Cervera, is a former Miss Spain."
allora, vediamo se ho capito bene, questo tipo è uno svizzero che nasce in olanda con in testa un titolo ungherese ma per evadere il fisco (il fisco svizzero, non quello italiano, che lo evade chiunque) prende una residenza a monaco di facciata, una residenza in inghilterra per diletto ma passa la sua vita in spagna dove finisce al fianco di un'ex indossatrice svanita che si chiamerebbe carmen ma si fa chiamare tita.
ora, mi chiedo, ma che ci sono andato a fare?
e sopratutto, ma può un museo nato sotto tali alti auspici, continuare a farsi pagare 6 euro ogni volta che uno c'entra? certo che può. ed il perché è finalmente evidente.
una volta passata la biglietteria, comincia subito la sofferenza. sulla parete destra del grande atrio pre-museo si stagliano una serie di 4 ritratti di dimensioni considerevole, tipo una volta e mezzo la grandezza naturale. i primi due sono del re e della regina. abbastanza brutti e per niente flattering. con quello sfondo multicolore tipo maglietta decolorata con la candeggina. leggendo le didascalie scopriamo che li ha fatti un tale artista nei primi anni '90.
già un po' perplessi, ci avviciniamo agli altri due. il barone e la baronessa. lui in doppiopetto scuro, raggiante e industriale, sospeso nel medesimo sfondo multicolore. lei in un costume bianchissimo da fata con finte ali da fata e sorriso da barbie scaduta. ai suoi piedi, un barboncino, anche bianco. stesso pittore, 1989. Oh. My. God.
passiamo il blocco del controllo biglietti. saliamo le scale fino al secondo piano, per cominciare la visita dai dipinti e le tavole più antiche, Quattro e Cinquecento, italiano, tedesco, olandese. e poi a salire nei secoli, fino al XVIII. qua e là, strani pezzi di artsti minori che sembrano scimmiottare celebri artisti maggiori. qualche pezzo mai visto di artisti grandissimi, che, in alcuni casi sorprende (guarda che bello, non l'avevo mai visto da nessuna parte), in altri lascia un po' freddi (forse se non l'avevo mai visto c'era una ragione, ma poi, sarà davvero suo?).
scendiamo le scale e continuiamo con l'impressionismo. c'è qualche bel quadro. e un bel po' di roba raccattata. di nuovo alcune copie di grandi, fatte da piccoli.
siamo un po' stanchi, ma non per colpa della collezione, più che altro per colpa dei passi avanti e indietro, dello stare in piedi, del mal di testa da ingestione di troppo materiale visivo tutto assieme. torniamo al piano terra. e passiamo dal gift shop. come ovvio, hanno messo quadri su qualsiasi cosa. e la gente se ne abbuffa. chi non vorrebbe le cioccolate con l'incarto a base di rinascimento? come non bere il té nei quadri di Kandinsky? arte per tutti i gusti.
forse il motto giusto per questo thyssen. non si può essere sempre snob. anche il contribuente di Monaco con la fata col cane da pedata deve poter selezionare il meglio dell'arte per noialtri mortali.

Thursday, October 04, 2007

impronte su tavoli nuovi


c'è una certa bellezza nell'andare sul blog di Grillo, seguire il link a un filmato tratto dal tg1 e meravigliarsi non tanto perché la notizia offerta dal telegiornale in pratica non è una notizia (nessuna sorpresa), ma perché lo sfondo e la decorazione dello studio sono cambiati. c'è tutto un bel tono di blu.
piacevole accorgersi quanto lontani si è da una cosa tanto brutta e inutile quanto il 98% del giornalismo italiano.
giornata abbastanza produttiva per l'impegno casalingo. bagno e camera splendono adesso di fresco e di nuovo.
ho piazzato in camera una scrivania di legno molto scuro e una sedia comodissima. tutto un altro scrivere. l'ho montata stamani, poco dopo l'arrivo degli uomini ikea. ho assemblato anche la cassettiera. stesso legno di base (nero) con cassetti bianchi. finalmente un po' di buona vecchia catalogazione ottocentesca. gli apparati elettronici qua. le penne, la carta, la cancelleria, là.
quanto potrà durare?
le lampadine ricoperte di materiale gommoso che si trovano dagli svedesi saranno anche molto più eco-compatibili di quelle normali a incandescenza. ma non fanno un cavolo di luce. per apprezzarne la delicata potenza bisogna attendere il buio più pesto.
tempo di preparare qualcosa di edibile. niente anticipazioni. non so proprio cosa fare. anzi credo che Andrea abbia fatto spaghetti. tanto vale provare.

Wednesday, October 03, 2007

bricolage


tutto fatto. banca convinta. ci faranno il conto da residenti. d'altronde, cosa dovevamo fare, più di ciò che abbiamo già fatto.
è venuto fuori inoltre che se facciamo un bonifico (una transferencia) attraverso internet spendiamo 2 euro per qualsiasi cifra. se invece lo facciamo passando direttamente dalla banca e, oddio non sia mai, facendogli sprecare carta ed energia, spendiamo il 4 per mille della somma trasferita. certo, se me l'avesse detto prima, avrei evitato di spendere un monton l'ultima volta che sono andato in banca e mi sarei fatto spiegare per filo e per segno come farlo via internet. ma va beh. adesso so come si fa. la prossima volta ce ne guardiamo bene.
sembra inoltre che, una volta domiciliata sul conto la busta paga di shanti (e forse la mia, se infine mi danno 'sto benedetto lavoro) avremo degli ulteriori sgravi sulle spese per le operazioni. bene bene. vedremo.
adesso si riparte alla volta dell'IKEA, terra di perritos calientes alla svedese e assurde borse gialle e blu che non capisco mai come si maneggiano (non sembra anche a voi che la roba stia sempre sul punto di cadere?). ci dev'essere una via della borsa IKEA. di cui io non so niente.
ci servono ancora alcune scatole per racchiudere il bordello di roba e ropa che la casa alberga senza saperne il perché (ne lei, ne noi). poi una scrivania (mica uno può scrivere sempre seduto più alto della superficie su cui posa il computer). una spatola (fare i dolci non è mai lo stesso, senza una spatola di gomma gommosa). alcuni cuscini, grucce, luci, insomma un fracco di altri oggetti (in)utillimi. cercheremo di tenere i carrelli vuoti e gli occhi bene aperti. le tentazioni svedesi son dure e costanti. come ti giri, ti acchiappano.

Tuesday, October 02, 2007

suonare in metropolitana, d'accordo, ma la fisarmonica non la posso soffrire


siamo riusciti a fare l'empadronamiento. siamo ufficialmente residenti. siamo stati all'ayuntamiento della zona (in un bel palazzo tutto vetri modernissimo) e ne siamo usciti dopo al massimo 10 minuti con i certificati fatti. sono molto efficienti.
poi, già che c'eravamo, abbiamo anche fatto un salto alla seguridad social. e anche lì, dopo un'attesa un po' più lunga, ma comunque ragionevole, mi hanno dato un bel numerino di affiliazione (shanti ce l'aveva già).
tutto fatto, quindi. manca soltanto da regolare la faccenda medicale. domani andiamo a cercare l'ambulatorio più vicino e vediamo quanto ci vuole a registrarsi.
speriamo che con i documenti adesso in nostro possesso la nostra cara amica della Barclays Bank ci faccia il favore di riconoscerci come residenti.
another day, another dollar. nuova perlustrazione nelle numerose sedi di StarB a Madrid; buona scusa per conoscere altre aeree della città. ci siamo dati appuntamento alle 5 per un caffé a Starbucks. stavolta in Calle de Genova, 4. un bel po' di spazio e abbondanti poltrone. inoltre è vicinissimo alla fermata della metro (Alonso Martinez). esci dalla metro e ti trovi in bocca un muffin. comodo. lo staff, per di più, sembrava particolarmente affiatato e amichevole. sarà stato il momento di stanca. pochi clienti, molte ciaccole.
adesso devo aspettare che shanti vada (e torni) da yoga per mangiare qualcosa. prima però c'è bisogno di inventarsi qualcosa. il tonno suona bene. la solita pasta. comfort food per eccellenza. oddio, anche una pasta al forno con broccoli e bechamelle non può fallire. basta decidere fra burro sì e burro no. arduo.
il prossimo fine settimana viene a trovarci Jennifer (yes, Shanti's mum). stiamo programmando le possibili escursioni nella vita madrilegna. credo che ci faremo entrare anche una visita al cinema. ancora indecisi sulla pelicula da scegliere. forse il Mighty Heart di Michael Winterbottom. non so perché, ma nella mia mente promette bene. qualcuno l'ha visto? (e andate a recuperarvi anche il suo Nine Songs: intrigante).
perdetevi invece, se non l'avete ancora visto, The Reaping (qui in Spagna: La Cosecha), filmuccio che minaccia spaventi-cuore-in-gola, ma strappa solo sbadigli. ancora con le dieci piaghe d'Egitto. stavolta però le manda Satana (addirittura) per tramite di una bella setta che ha idee nuove nuove: sacrificare bambini e dar luce all'anticristo. peccato per Hilary Swank, santomasina investigatrice di miracoli, che sembra arrivata scivolando dalla montagna del sapone. delusione e noia ai livelli di Contact (non aggiungo altro).
ps. in bocca al lupo al Meo che ormai deve affrontare solo 6 esami. crazy, innit?

Monday, October 01, 2007

Horeign ahhair. Take a trip in the air. To a tropical beach.

rieccomi. dopo un lungo finesettimana passato a camminare/provare vestiti/comprare roba per le strade di madrid (con i miei, che ci sono venuti a trovare). ho lasciato quindi un po' andare queste pagine per mancanza di tempo/voglia/forza fisica (troppi passi e troppi bicchierini di birra che si sono accumulati uno dopo l'altro). ma ci siamo divertiti e siamo perfino andati al Prado per la domenica pomeriggio gratis. bella la visita alla sezione temporanea con quadri di Patinir; ingegnose scene biblico/religiose come scusa per magnifici paesaggi fauna-floridissimi e calmi dopo la tempesta. rituale sosta di fronte a las meninas e sempre nuova ammirazione per Alberto Durero (Autoritratto) e El Bosco (El triunfo de la muerte, El jardin de las delicias).
a partire da oggi, però, ci rituffiamo nel day-to-day madrilegno per solvere tutti i piccoli e grandi nodi che aspettano di essere solti.
come per esempio la questione ormai settimanosa del NIE. oggi ho visto uno sprazzo di sole quando sono stato all'incontro con Rosa, la direttrice del centro Berlitz di Calle Serrano. mi ha fatto le solite domande di rito. che esperienza d'insegnamento hai? conoscevi già Berlitz? hai già insegnato per Berlitz? beh, no, ma secondo te non l'avrei messo sul curriculum se avessi già insegnato per una scuola alla quale sto chiedendo un posto di lavoro? ma sei scema?
comunque tutto normale, a parte il fatto che tutto il dialogo lo facciamo in spagnolo. non credo che lei parli inglese. (diciamo che Berlitz insegna tante lingue, se questo vi sembra una scusa ragionevole). ma la cosa non mi dispiace, anzi.
poi mi chiede se ho il NIE e io le rispondo che sì, mas o menos. nel senso che ho un foglio, un certificato che indica il mio numero di straniero, ma non ho una tarjeta perché non la fanno più, sembra. e lei, per fortuna, dice che è vero, non la danno più. già altra gente glielo ha detto.
mi fa piacere. un problema in meno. se riesco a far capire alla banca che non esiste più e che devono smettere di chiedermela e darmi un cavolo di conto da residente, quale sono. laidi.
infine mi porta in un ufficio adiacente dove posso riempire in tutta tranquillità un modulo con i miei dati personali per essere pronti alla preparazione del mio contratto, in caso tutto vada bene e il corso che mi avevano prospettato si faccia. vedremo.
quando torno e le riconsegno il foglio, mi presenta anche Eva, la supervisora degli insegnanti per due centri Berlitz. anche lei mi ripete due o tre cose in inglese e ci lasciamo così, con la promessa (si fa per dire) che mi richiameranno non appena tutto è deciso.
a questo punto, credo, avremo/avrò bisogno di fare alcune operazioni per completare il processo di madridizzazione.
1. andare al comune di competenza e fare l'empadronamiento: una sorta di certificato di residenza.
2. andare all'ufficio della securidad social per chiedere un numero di affiliazione. necessario ai fini fiscali-sanitari-pensionistici-non so. comunque necessario per il contratto di lavoro.
3. tornare alla Barclays e far valere i nostri diritti di cittadini europei. facile dictu, difficile factu.
ah, sabato sera siamo stati a una churrascaria. buffet di verdure, riso, condimenti, salse e robe varie, per cominciare. poi, una selezione di 12 tipi di carne cotta allo spiedo. il cameriere viene e propone ciascun tipo, uno dopo l'altro. divertente serata carnivora. il posto dove portare shanti. che tuttavia ha incredibilmente provato quasi tutto. molto buone certe parti del vitello, un po' meno, strano a dirsi, quelle di maiale, dominate com'erano da un bizzarro sapore che abbiamo identificato con il pimenton (quel peperoncino dolce che dona il suo colore giallastro alla paella, assieme ovviamente allo zafferano). peccato, il maiale, tonno di terra, partiva avvantaggiato. comunque decisamente un posto in cui tornare, dopo qualche decina d'anni di astinenza totale da carne e suoi derivati.
shanti ha riportato oggi li suo primo cheque. ormai siamo ricchi.
siamo stati, dopo il suo lavoro e il mio farmi intervistare da sedicenti direttorici di scuole, a festeggiare all'ennesima tienda di starbucks. quella in Calle Velazquez, 136. si trova all'interno di una sorta di libreria edicola minimarket di puttanate, idee-regalo (a chi?) e sandwich. lo starB è, in sé, un minibuco, con solo un sofa, ma vogliamo scherzare? nota positiva: cassiera dimentica di battere prezzo del mio sandwich ed è subito sconto.
viva lo store locator di StarB, manna dal cielo di panna della caffetteria mondiale.

ps. che buoni i Raspberry and Dark Chocolate Muffins fatti tre sere fa. il forno funziona da dio. speriamo continui a farci usare il suo appartamento quando lui non è in casa.

pps. perché tutte le parole che in italiano cominciano con la F in questa varietà regionale iberica perdono la F e acquistano una sordissima H? Horno, Hormiga, Hacer, Hilo, Hierro, Herida. ché i cugini spagnoli non riescono più a fare la bocca a uccellino e produrre fortissimi fischi fruscianti?