Siamo affamati a Thaton.
Dopo qualche incertezza attraversiamo il ponte che unisce le due parti del paese divise dal fiume (no, non ricordo come si chiama il fiume, che ci posso fare?). Su una sponda del fiume una grande costruzione in muratura si annuncia come un ristorante. Decisamente il piu’ grande, e il piu’ caro, che potete trovare da queste parti. Tra i tavoli ce n’e’ soltanto uno occupato, da sei o sette thai. Il resto, vuoto. Sara’ gia’ tardi? Quasi le due del pomeriggio.
Ma dove sono tutti i turisti?
Abbiamo l’impressione che di turisti, a Thaton, ne passino ben pochi, almeno in questo periodo. Eppure e’ la stagione migliore. Punti interrogativi sopra la testa.
Thaton sembra piu’ un luogo di villeggiatura per thai. Qui, non sono ancora riusciti a copiare la formula vincente di Pai: mille ristorantini, mille noleggi di moto, puttanate post-hippie che cominciano dal vestiario di gusto indiano e finiscono con i dreadlock e i tatuaggi fatti tra un green curry e uno spiedino di pollo. Pai e’ un posto orrendo, tutto turismo e finti ammennicoli. Thaton e’ soltanto un posto orrendo.
In compenso (c’e’ sempre una compensazione), la natura ed il paesaggio appena fuori Pai e subito fuori Thaton sono spettacolari.
Al ristorante Mirafiume hanno, come spesso succede, niente di vegetariano. Quindi finiamo con le solite verdure saltate e riso in bianco. Che sono anche buone, ma sempre le solite. Il ristoratore, che si prende personalmente cura di noi, e’ uno strano, robusto e auro-inanellato miscuglio tra un boss di cosa nostra e un narcotrafficante colombiano, ma molto thai. E’ con piacere che lo abbandoniamo alle sue telefonate quando ci fa il conto e ci saluta.
Prossima tappa, ricerca di una guest house. Torniamo dall’altro lato del ponte e ci infiliamo in una stradina che corre lungo il fiume. Vi si annoverano:
- alcune drogherie o empori, negozietti che vendono un po’ di tutto.
- alcuni ristoranti thai per thai (TxT); riconoscibili, credo di aver gia’ spiegato, dai piatti di plastica cilestrina o verde acqua, dalle tovaglie in acetato sponsorizzate esclusivamente dalla nestle’ o dalla pepsi, e dai poster pubblicitari che tappezzano interamente le pareti; anche questi o della nestle’ o della pepsi, in ovvio pendant con le tovaglie.
- il piccolo attracco da cui partono le barche lunghe per Chiangrai (vedi poi).
- una guest house che si chiama Apple (pronuncia “Appon”); sorta di baita sudtirolese deserta, con tavoli e tavoli. sullo sfondo, il lungo bancone del bar, deserto anch’esso. alla sinistra del bancone una tv sempre accesa. splendida atmosfera da Overlook Hotel pre-fiumi di sangue.
- poi, in fondo alla strada, una baracca ristorante con cucina sempre in moto tipo castello mobile di Howl, che chiaramente offre anche servizi di guest house.
Ora, considerando che lungo la strada principale del paese c’era una guest house non troppo male, che sull’altro lato del fiume (sul lato opposto al ristorante del mafioso d’oro) c’era un albergo a 3 piani (anch’esso molto baita) che forse offriva camere discrete, e che infine nessuno di noi ha abbastanza shining per affrontare la Apple, dove finiremo per alloggiare?
Esatto, nella peggiore opzione. La guest house in fondo al fiume, di cui gia’ ho rimosso il nome.
Una signora thai ci guida alle nostre stanze. Spartane (ma dovremmo chiedere agli spartani se il termine si adatta), anguste, con bagno alla turca e lavandino alla cipriota (quello di metallo in cui ti lavi le mani con distacco, non solo sentimentale). Le pareti della nostra stanza quadrata finiscono, in alto, in una fila di grate in cemento che corre lungo tutto il perimetro. La finestra ha soltanto degli scuri, chiusi male. Praticamente dormiamo fuori. E la notte a Thaton fa freddo, dicono.
Assicurata la stanza per la notte (e chi ce la frega?) torniamo all’assalto esplorativo del villaggio. Vicino al ponte, diametralmente opposta alla strada in cui alloggeremo, parte un’altra stradina che, dopo alcune case, si inerpica verso il complesso del tempio buddista che poggia sul versante del monte e guarda Thaton. Salendo, finte rocce ospitano statue coloratissime e dal sapore cinese (ho dato un morso) che raffigurano vecchi saggi con barbe lunghe e lunghi mantelli, un tizio bolso e vestito di verde con ai piedi un maialino, un tipo col viso da scimma e le vesti gialle, e via e via. Saranno personaggi notevoli. Puo’ darsi. In cima alle finte rocce domina una budda dai tratti femminei (e’ un budda della compassione della tradizione cinese). Sara' alto 6 metri.
Arrivati al tempio giriamo un po’ intorno, notiamo i minibus di turisti, e i turisti (qui c’e’ un po’ piu’ di vita); shanti e chris prendono un te’; faccio ancora foto. E poi passiamo oltre.
Continuiamo a salire, verso una statua molto piu’ grande. Un budda bianchissimo e seduto. Questa sara’ almeno 14 metri. Si vede bene anche dal basso, al livello del paese; bianca, tra la vegetazione verde e tropicale.
Fatta una pausa saliamo ancora piu’ su, seguendo la strada. Arriviamo a un altro tempio piu’ piccolo e ottagonale, che si affaccia sulla montagna. Sopra l’edificio siede un altro budda dorato che ha alle spalle sette magnifiche teste di serpente. Non e’ ancora finito ed e’ tutto circondato da impalcature di bambu che lo fanno apparire ancora piu’ imponente e singolare. In questo tempio, come in tanti altri, si tengono i ritiri di meditazione Vipassana': 10 giorni di meditazione senza comunicare mai con nessuno. Chris ha fatto la stessa esperienza in India. Ma questo posto in cima al monte sembra molto piacevole. Il sole e' ormai basso sull'orizzonte e i riflessi sull'oro del budda abbelliscono l'imminente tramontare.
Torniamo in basso, alla strada e al fiume.La sera, dopo una cena a base di verdure saltate e riso in bianco, facciamo due passi per esplorare i confini del villaggio. Il buio fitto di questi luoghi e' perfetto per gustare il cielo stellato. Il villaggio e' proprio piccolo, non c'e' molto piu' di quello che si vede arrivando.
Torniamo alla guest house e via a letto.Se non fosse per il ragno grosso come un pugno che saetta verso il soffitto quando entro nel bagno per lavarmi le mani...
Comunque dormo vestito e col cappello. Shanti dorme nel lenzuolo da viaggio.
La notte e' un freddo diabolico. La mattina ancora di piu'.
Ci alziamo alle 8 e 30 decisamente spossati dalla notte bianca-neve. Colazione e via ad aspettare vicino al molo/attracco per la partenza della barca lunga per Chiangrai. La proprietaria di un emporio/negozio di vestiario nella strada lungofiume ci aveva illusi che saremmo partiti verso le 10 con una barca privata; che significa semplicemente che parte indipendemente dagli orari del trasporto pubblico, basta che si trovino 6 o 7 turisti che vogliono andare a Chiangrai e il gioco e' fatto. Ma il gioco era tutto da fare. Alle 11 siamo ancora solo in 5. La signora chiama invano al telefono alla ricerca di altri viaggiatori. Niente da fare. Se vogliamo partire dobbiamo pagare di piu', perche' siamo in meno. E allora decidiamo di prendere il trasporto regolare, che parte alle 12 e 30.
Tempo da ingannare. Sostando al calduccio del mattino lungo il fiume; rifiutando ripetutamente di comprare manufatti tribali da bambini, donne e ancora bambini vestiti in modo tradizionale e tradizionalmente insistenti nel venderti un cappello a strisce e punte, settanta collanine e duecento braccialetti. No. Grazie. Ho detto no.
Forse prima di partire e' meglio mangiare qualcosa. Il viaggio in barca dura almeno 3 ore e mezza.Al ristorantino thai per thai, mangiamo verdure miste saltate (lo so, imprevedibile) e riso in bianco. Ma e' decisamente la versione piu' gustosa delle tre recentemente assaggiate.
Arriva l'ora della partenza. Le barche lunghe sono delle specie di gondole/canoe con un tetto telato per difendere i passeggeri dal sole. E un motore tipo motoscafo che fa muovere un'elica in fondo a un lungo palo metallico. Sono abbastanza grandi da ospitare almeno 10 persone, piu', ovviamente, il guidatore di poppa.
Il viaggio sul fiume e' piacevole e interessante. A parte alcune ondate d'acqua che ci bagnano i pantaloni. Il guidatore e' esperto. Il fondale e' molto irregolare, il livello dell'acqua sempre diverso. Bisogna saper controllare la barca alla perfezione per evitare di incappare in una secca. E poi, in vari punti, la corrente si fa piu' potente, ed e' qui che le inondate sono un pericolo ad ogni curva.
Breve sosta di dieci minuti nel posto dove partono le gite in groppa agli elefanti. No grazie. Ma figuriamoci. Animali bellissimi. Ma cavalcarli mi pare eccessivo. Usiamo la toilet: forse la peggiore in tutta l'asia. Compriamo una pacchetto di patatine (debolezza, debolezza) che costano 4 volte quello che costerebbero in qualunque altro posto.
Subito prima di rimontare in barca notiamo sulla sponda del fiume un cartello che descrive lo stato fisico-chimico dell'acqua. Non capiamo le scritte in thai, ma il grafico a semicerchio con 4 colori (blu, verde, giallo, rosso) e' comprensibilissimo. La freccia punta sul giallo. Forse un tuffo nello specchio fangoso e' da escludersi.
Il paesaggio cambia poco prima di arrivare a Chiangrai. Le montagne si sono diradate. Attorno soltanto pianure con qua e la' qualche monte solitario coperto da vegetazione tropicale che si innalza all'improvviso al lato del fiume. Pittoresco.
Dopo poco meno di quattro ore, finalmente Chiangrai.
Fine parte II,vado a fare colazione...
frutta muesli e yogurt, infallibile.
Michael
ps. la banana fritta e' decisiva.
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5 comments:
interessante posto davvero...ho fatto anch'io la meditazione Vipassana, però in australia.
una domanda mi sorge spontanea: c'è la "miso soup"? no perchè ho sentito che in thailand te la fanno al mattino con verdure fresche e accompagnata da riso, e dicono che è una roba anche sana da mangiare, totalmente vegetariana e, mi dicono, pure gustosa. sto provando a cucinarmela, ma mi sa che a prato i cinesi hanno portato il miso cinese (bassa qualità?.
mi dai la web page della scuola per TEFL che avete fatto (se ce l'hai)?
grazieeee...
sono 3 volte che provo a leggere questo post, ma mi addormento.
è lunghissimo e poi lo leggo sempre dopo le una.
tua madre mi ha invitato a cena, mi sa che vado lunedì o martedì.
scusa se non ti ho risposto prima sulla scuola, questo e' l'indirizzo al quale potrai trovare tutte le infomrazioni che ti servono (spero).
http://www.teflteachthai.com/
per la zuppa di miso non ti posso aiutare, non so se la offrono ongi giorno, ma certamente offrono piatti vegetariani a bizzeffe.
ciao,
michael
ps. se poi succedesse che ti iscrivi al corso, se fai loro il mio nome mi ridanno 2000 baht indietro. ih ih ih.
hai ragione Meo, questo post e' lunghissimo. me ne accorgo solo ora.
buon divertimento, e buon pisolino.
michael
per il mitico mic e la mitica shanti: sempre più lunghi questi post!
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