Con il poco rigore ma l'estrema pignoleria a me concessi, vado ora a dire di come i tre da Chiangmai arrivarono a Bangkok. In un battibaleno.
Partenza alle 9e30 della sera dalla grande stazione di Chiangmai, con tutti i nostri zaini.
Ai due grandi zaini piu' uno piccolo, se n'e' gia' aggiunto un altro piccolo, acquistato qua all'uopo. Una copia di uno zaino della north face; ma una copia buona, dice il ragazzo che ce lo vende; ma mica tanto, diciamo noi; le cuciture danno gia' segni di stanchezza.
Mentre aspettiamo il nostro autobus "first class", sediamo gia' un po' stravolti e ammiriamo il gran numero di gente che parla al telefonino. Sembra di essere in Italia.
Arriva il bus: due piani, tutto decorato da tende rosa con gale e trine. Al secondo piano, appena dietro il parabrezza, dominano di poppa statuine del budda e coccarde e collane di fiori. Di un kitsch senza appello.
Depositato il bagaglio pesante. Entriamo e saliamo su, abbiamo tre posti proprio in prima fila; due a sinistra, e uno a destra. In mezzo, pende dal soffitto il gran televisore.
I sedili, viola, hanno ognuno in dotazione una copertina colorata e un cuscino mezzaluna da mettere dietro al collo. Che mente fervida questi thai.
L'aria e' gia' bella fresca. Chiudiamo le bocchette sopra la nostra testa. Speriamo bene.
Poco dopo la partenza, la hostess passa a consegnarci un bel panino rotondo tipo brioche, confezionato in pacchetto trasparente. Fattolo brillare, e spezzato in due il pane, constatiamo la presenza al cuore di filamenti troppo simili a materiale ittico per intenerire il nostro palato sotto stress. Lasciamo perdere.
Recliniamo il sedile il piu' possibile e allunghiamo le gambe davanti a noi; fortuna che abbiamo un po' di spazio, essendo in prima fila. L'assetto e' comunque sommamente scomodo. Unica consolazione, il cuscino mezzaluna.
La tv ha gia' cominciato a straziare con uno strano film cinese doppiato in thai. Un horror tra mafiosi girato come 30 anni fa senza l'ardire pionieristico ne' i soldi per permettersi degli attori. In scene che sono lunghi stalli, comparse spaesate si fissano per ore, finche' frasi in thai fuori sincrono non ne riempiono le bocche vuote e pesciparlanti.
Passa poco tempo prima che ci rendiamo conto che il freddo polare che sentiamo non ci abbandonera' fino a Bangkok. Il rumore e la potenza dell'aria condizionata sono sbalorditivi e testardi come la politica estera americana degli ultimi settant'anni.
Tutti scompaiono sotto la copertina d'ordinanza. Shanti ha messo il cappotto lungo. Io ho solo un maglione per difendermi.
Alle 2 del mattino ci fermiamo per una sosta di 10 minuti a una specie di area di servizio. Non voglio neanche scendere. L'area di servizio thai e' un ristorante thai per thai immenso, con tanti tanti tavolini, area cucina, frigoriferi di bibite inumane, banchi e scaffali di dolciumi, dolciumi, roba fritta, dolciumi e robe salate e confezionate e noccioline e anacardi, e, infine, altri strani dolciumi colorati. Piu' dei bagni per cui paghi 3 baht ed esclami MioDio.
Ripartiamo.
Tentativi di sonno, continuamente interrotti da brividi e luci/rumori molesti.
Alle 5 e 30 tutte le luci si riaccendono a festa. La hostess passa a darci un caffe' thai (caffe' e sul fondo della tazza uno strato di latte condensato; dolcissimo). Si', sugli autobus thai di un certo livello c'e' una hostess come sugli aerei; vestita in uniforme come sugli aerei. E anche l'autista sembra un pilota.
Purtroppo, malgrado il risveglio, non siamo arrivati. Manca ancora un'ora. Ma bravi.
Un'ora che spendiamo a chiederci perche' mai debbano tenere la temperatura cosi' vicina allo zero assoluto, quando tutti, e dico tutti, hanno freddo. Freddo. Si coprono con tutto cio' che hanno, e stanno tutto il viaggio a tossire, starnutire, rantolare e cambiare posizione alle gambe e al cappello.
Siamo giunti ad un'unica conclusione; l'autobus first class costa di piu' e in qualche modo quella differenza la devono giustificare.
Thai ricchi, di broncopolmonite.
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