Chiangmai-Bangkok: 9 ore di viaggio. Per ora.
Adesso, dalla stazione degli autobus di Bangkok partiamo alla ricerca di una fantomatica guest house chiamata The Artists' place. Ce l'ha consigliata il solito Ivan, coinquilino francese di Chris a Chiangmai.
Mezzo per raggiungere la guest house? Si', un autobus, locale. Il numero 3.
Lasciamo la stazione, a bordo del nostro nuovo mezzo, alle 7 e 30 del mattino. Il traffico della capitale e' ancora relativamente calmo a quest'ora. Ma, dobbiamo praticamente andare dalla parte opposta della citta'. E non appena arriviamo ad attraversare le zone centrali, il gigante traffico si mostra in tutta la sua temibile potenza.
Scendiamo alla fermata che sono ormai le 10 e qualcosa. Bel viaggetto. E ora dov'e' la guest house?
Buona domanda. La ripetiamo numerose volte, a decine di persone, ottenendo spesso risposte che si contraddicono. Camminiamo per stradine sempre piu' piccole per un'oretta. Alla fine, eccola qua. Nascostissima. The Artists' Place. Il (modesto) contributo del noto pittore Charlee Sopradsert al mondo alberghiero. Ma questo lo scopriremo solo piu' avanti. Charlie si sveglia sempre molto tardi.
All'entrata della guest house, tavolini di legno o in muratura in strane fogge. Piante rampicanti articolano una veranda naturale. Dal soffitto in legno ciondolano i piu' vari ammennicoli: grandi baccelli secchi, sculture in legno, ossa, conchiglie, macchine fotografiche usa e getta, robe non identificabili. Le pareti sono coperte, come nel resto della pensione, da articoli di giornale, disegni, dipinti ed un formidabile numero di cartelli di ogni dimensione e colore. Una guida pratico-morale al quieto vivere. Non scordatevi cose in giro. State attenti ai vostri zaini ed alle cose di valore. 10 simpatici motivi per cui l'alcool e' nocivo. Non portate droghe di alcun tipo qua dentro, le leggi sono ferree in Thailandia. Riconsegnate la chiave alla fine del soggiorno. Etc.
Abbiamo alcuni problemi di comprensione con l'uomo e la donna che ci mostrano le stanze. Perche' lui capisce un po' d'inglese. Lei no, per niente. Diciamo a lui la stanza che vorremmo. Lui dice a lei in thai: portali a vedere questa. Andiamo con lei e poi cerchiamo di spiegare a lei quello che non va. Ma lei non capisce. Allora torna in processione da lui, che intanto e' finito chissa' dove. Rinegoziamo con lui le condizioni. E lui ci rimanda con lei...
Dopo una ventina di minuti di nascondino, abbiamo due stanze. Una, la nostra, con tre posti letto; da meno non c'era. Un'altra per Chris che va sotto il nome di Ladies' Dormitory. Ma e' una piccola stanza, con un letto solo.
Valli a capire.
Partiamo in esplorazione. Stradine ancora. Stradine sempre peggiori. Siamo in un quartiere di periferia. Non brilla. Non splende. E non parla inglese.
Clima.
Quello di Bangkok e' poco piacevole. 30 gradi in media, con umidita' che rende tutto molto pesante. All'umidita' si unisce lo smog, che avvolge la citta' tutta in una nebbia vaporizzata dal caldo umido. Per fortuna quando cala il sole, la sera e' abbastanza fresca e la notte idem. Questo e' il momento migliore dell'anno, la stagione secca. E allora il resto dell'anno? Meglio non pensarci.
Charlee.
Il nostro albergatore e' un tipo simpatico e molto thai. Capelli bianchi appena un po' lunghi. Occhi vispi. In camicia e pantaloni corti, o a torso nudo, mostrando la pancia tonda. Costantemente a mangiare al suo tavolino vicino all'entrata. Fa un punto d'onore di salutarti sempre nella tua lingua. Vorrebbe parlare con i francesi in francese, con gli italiani in italiano, etc. Ma sa soltanto 2 o tre frasi di saluto in ogni lingua. Parla inglese, pero'. Si alza sempre tardi. Dipinge, quando ne ha voglia. Dipinge quasi sempre barche sul mare. Decine e decine di quadri di barche. E poi nudi femminili e qualche pezzo astratto. In gioventu' era un musicista e suona tuttora, di quando in quando, con alcuni giovani componenti della sua famiglia. Se volete, potete comprare un loro cd. Quando chiediamo aiuto per qualcosa, un favore, un consiglio, risponde sempre "No problem, pas de probleme". E' uno dei tormentoni di questo viaggio.
Mangiare vegetariano.
Abbiamo alcune difficolta' a trovare cibo vegetariano. Farsi capire e' arduo. Anche quando Charlee ci suggerisce di dichiarare il nostro status di vegetariani usando il thai: Cian Gheen Ge. O qualcosa di simile. Quando dice una frase in thai, ammesso sia corretta, vanno tutti in confusione.
Una sera siamo stati in un MK Restaurant. Una catena di ristoranti non sponsorizzata o fondata dai Marlene Kuntz. Ma una catena di ristoranti dove vi sedete ed al centro del tavolo c'e' una pentola con del brodo. Mentre il brodo si scalda, ordinate quello che volete, pesce, carne, verdure, dim sum, etc. Quando il vostro ordine arriva, immergete le varie pietanze nel brodo per cuocerle brevemente. E per farvi la vostra zuppa personale. Ognuno dei commensali ha una propria ciotola, delle salse, un mestolo per gestire il bollito. A voi il cucchiaio.
Un giorno, delusi dai ristoranti vicini, abbiamo chiesto dov'era il piu' vicino quartiere indiano. Al di la' del ponte; ci hanno risposto. Non lontano. Possiamo vedere il ponte sul fiume da qui. Prendiamo un autobus e per fare due fermate rimaniamo sopra per mezz'ora, imbottigliati nel traffico. Scesi, troviamo un posto in cui mangiare qualcosa di non-thai, per una volta.
KohSan Road.
La strada dei turisti a Bangkok. Un altro mercato senza pause. Bancharelle e negozi. Massaggi, ristoranti, tatuaggi. Un brulichio di tipi da spiaggia tatuati, con dreadlock o rasta d'ordinanza. Sembra che il mare sia dietro l'angolo. Anche no.
fine pate II, fine capitolo 3.
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